Tendenza. Intelligenza artificiale e futuro del lavoro
L'intelligenza artificiale è sempre più presente
Entro il 2030 l'Ia-Intelligenza artificiale trasformerà l'80% delle professioni. Con l’81% dei datori di lavoro che concorda sul fatto che i progressi dell’Ia richiederanno nuovi modi di lavorare e nuovi talenti, diventa sempre più cruciale per le aziende comprendere le sfide e i rischi della rivoluzione digitale in corso. A partire da questa necessità, ManpowerGroup Italia ha lanciato il Manifesto sugli impatti dell’Ia nell’impresa del futuro. Il documento, che definisce una serie di impegni tangibili a cui le aziende potranno aderire, per favorire una gestione e uno sviluppo virtuoso, etico e consapevole del mondo del lavoro, è stato creato collettivamente e con il contributo di esperti di Ia. Sono cinque gli ambiti in cui l'Ia avrà più impatto - etica e responsabilità, qualità della vita, cultura e leadership, formazione e competenze, governance e processi - e propone 15 challenge utili per le aziende a gestire in modo virtuoso gli impatti dell’Ia sul lavoro. Se le aziende guardano con ottimismo all’Ia, con il 72% dei datori di lavoro che ritiene che impatterà positivamente sul business e il 55% che prevede benefici anche in termini occupazionali, sono, al contrario, le lavoratrici (51%) e il personale operativo (43%) a esprimere le maggiori preoccupazioni e perplessità circa il suo impiego. Il nodo cruciale rimane quello delle competenze e della formazione: il 78% dei datori di lavoro teme di non riuscire a formare i dipendenti abbastanza velocemente per stare al passo con gli sviluppi tecnologici nei prossimi tre anni. La rapidità con cui le innovazioni si affacciano sul mondo del lavoro rende, infatti, sempre più complesso per larga parte delle aziende (80%) pianificare il fabbisogno futuro di talenti. Da qui la necessità, espressa da quasi la totalità dei manager (92%), di una nuova organizzazione del lavoro che, attraverso l’introduzione di strategie flessibili, permetta alle aziende una maggiore adattabilità e una capacità migliore di risposta ai cambiamenti. Dalla creazione di pool di talenti settoriali (91%), all'adozione di un approccio alle assunzioni basato sulle competenze (89%), dall'utilizzo di piattaforme di talenti online (89%), all'aumento di lavoratori in somministrazione a tempo indeterminato o determinato (88%), fino all'offerta di una maggiore flessibilità interna (88%) e all'assunzione di talenti dall'estero (88%). Il 79% dei manager intervistati afferma inoltre che, assumere una quota di lavoratori già esperti e con competenze legate all’AI, è un modo efficace per diffondere la conoscenza tra tutte le persone dell’azienda.
Il link al Manifesto: https://www.manpowergroup.it/articoli/the-exchange-il-manifesto.
L'Ia vista dai direttori del personale
L’utilizzo dell’Ia si sta diffondendo con percentuali significative anche nelle aziende e nell’ambito della gestione delle risorse umane. Il dato è confermato da una survey appena lanciata dall’Aidp-Associazione Italiana per la Direzione del Personale tra i propri iscritti, composti da direttori del personale e i professionisti del settore, sul tema e che verrà presentata al 53esimo Congresso nazionale dell’Aidp del 14 e 15 giugno che si terrà a Montesilvano (Pescara). All’indagine, curata dal Centro Ricerche guidato dal professor Umberto Frigelli, hanno risposto ben 621 professionisti. Il 39% delle aziende afferma di fare un uso abituale dell’intelligenza artificiale nell’ambito delle proprie attività, contro il 61% dei rispondenti che ha risposto negativamente. Il 48% prevede di introdurre entro il prossimo anno sistemi di Ia. Il 27%, delle aziende, inoltre, ha dichiarato di aver acquistato un’app di intelligenza artificiale. Chat Gpt rimane. Allo stato, la più nota e diffusa (72%), ma cresce anche l’utilizzo di Microsoft Copilot (45%) seguita da Gemini (11,2%). Rispetto ai tradizionali ambiti di attività della gestione delle persone, prevale un utilizzo dell’Ia nelle attività di formazione (30,5%), di selezione e reclutamento (30%) seguite a distanza da valutazione della performance (7,5%) e gestione amministrativa delle posizioni dei dipendenti (7,5%). Più in generale, inoltre, l’Ia viene utilizzata anche per creare testi (60%), realizzare presentazioni (42,2%), automatizzare compiti ripetitivi (40%), analizzare grandi volumi di dati (23,5%) e per fare ricerche (19%). Il 74% dei rispondenti valuta positivamente i vantaggi prodotti delle applicazioni di Ia per la creazione di contenuti personalizzati per i dipendenti. Il 68%, inoltre, esprime un giudizio positivo e di fiducia, sulla base della propria esperienza personale, rispetto all’affidabilità delle risposte e degli output dei sistemi di Ia. Poco più del 55%, tuttavia, ritiene di comprendere, con varie sfumature, gli impatti potenziali dell’Ia nei processi aziendale di gestione delle persone contro il 45% circa che esprime un parere opposto.
«La velocità di diffusione dei sistemi di Ia, anche nell’ambito delle aziende e nella gestione delle persone, è il dato che più colpisce, tenuto conto della loro recentissima introduzione - spiega Matilde Marandola, presidente nazionale di Aidp -. Siamo, com’è evidente, all’alba di una rivoluzione epocale che ci pone di fronte a cambiamenti profondi e che, seppur complessi e pervasivi, dobbiamo metabolizzare velocemente. Chi deve gestire le persone, in aziende più o meno grandi, è chiamato a svolgere un ruolo chiave nell’ambito di questo processo e per queste ragioni, come associazione italiana di riferimento per i professionisti delle risorse umane, ci stiamo interrogando su come favorire al meglio la governance di una svolta inevitabile. Tema che affronteremo nel nostro Congresso nazionale di Montesilvano confrontandoci con manager, accademici, professionisti e intellettuali di altissimo livello nazionale e internazionale».
Cresce la richiesta di figure specializzate
Lo sviluppo dell’Ia sta trasformando sempre più il mercato del lavoro. Molti imprenditori e manager stanno implementando questa innovazione e sono favorevoli al suo utilizzo, ma questo richiede nuove competenze e talenti adeguati alle sfide e alle opportunità emergenti. Sono nate così nuove posizioni lavorative e alcune di quelle già esistenti hanno incluso il tema nell’Ia nelle competenze ricercate. Secondo la rilevazione di Hays Italia, pur rappresentando al momento una quota contenuta, nel I quadrimestre 2024 la richiesta di figure specializzate in Ia da parte delle aziende, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, è quasi raddoppiata (+88%). Un dato che conferma come queste figure stiano diventando sempre più appetibili sul mercato e lo saranno sempre più in futuro. Molte aziende si sono già mosse per sfruttare l’Ia nelle proprie organizzazioni: circa il 20% dei professionisti, infatti, afferma di utilizzare già tecnologie o strumenti di Ia Generativa, soprattutto i giovani. Solo quasi due aziende su dieci sono contrarie al suo impiego nel posto di lavoro, prevalentemente perché non ne comprendono i vantaggi o perché temono i rischi per la sicurezza, e una minima parte (6%) ha vietato l'uso dell'Ia sul posto di lavoro. Ma le aziende devono anche considerare il potenziale impatto che l’Ia ha sull’occupazione attuale. Su questo punto, la maggior parte delle imprese non ha ancora una strategia chiara (46%) o è in attesa di valutazioni prima di intraprendere azioni (38%). Solo pochissimi offrono ai dipendenti programmi di formazione per l'aggiornamento/riqualificazione delle proprie competenze (6%) o stanno informando i dipendenti sulla politica attuale e futura in materia (4%). Inoltre, ben sette imprese su dieci non dispongono ancora di una specifica policy interna in merito alla creazione di contenuti e materiali attraverso l'utilizzo di tecnologie di Ia.
Ma se imprenditori e manager hanno una visione positiva e ottimista, cosa ne pensano i dipendenti? C’è ancora una certa diffidenza con il campione equamente diviso tra chi si ritiene preoccupato (47%) e chi invece non lo è per nulla (53%). Questo probabilmente perché per oltre un terzo dei dipendenti l'Ia eliminerà più opportunità di lavoro di quante ne creerà. Eppure, sembra non esserci un blocco totale, dato che la maggior parte dei dipendenti (76%) è pronta ad accettare la sfida di un eventuale cambiamento della professione o del loro ambito di specializzazione in seguito ai nuovi sviluppi dell'Ia. Tra coloro che si dichiarano favorevoli all’implementazione di questa tecnologia, c’è chi ritiene che l’Ia porterà come vantaggi un aumento della produttività ed efficienza (57%), alla riduzione del rischio di errore umano (42%) e a una migliorata creatività e generazione delle idee (29%). Quali sono le nuove figure tech con competenze Ia più ricercate nel I quadrimestre?
• Ia Engineer
• Ia Architect
• Ia Vision Specialist
• Ia Ethicist
• Ia/ML Trust and Safety Manager
• Business Analyst
• Cloud Ia Developer
• Machine Learning Developer
• Machine Learning Specialist
Molte posizioni già esistenti richiedono quindi un continuo aggiornamento delle competenze per ricoprire determinati ruoli. A questo proposito, secondo la rilevazione di Hays Italia, attualmente solo il 6% delle aziende offre ai dipendenti programmi di formazione per migliorare le proprie skill in tema di Ia, nonostante molti professionisti (ben l’85%) vorrebbero partecipare a programmi di aggiornamento e riqualificazione professionale su come inserire questa tecnologia nel loro lavoro. Certo è che l’applicazione dell’Ia costringerà le aziende a rivedere i propri processi e modelli di lavoro, per cui sarà sempre più necessario considerare l’impatto di questa tecnologia in fase organizzativa.
La formazione diventa fondamentale
Alkemy, società del settore della trasformazione digitale in Italia, stima di raggiungere picchi di produttività fino al +50% grazie agli investimenti continui e alla formazione delle proprie risorse sui temi dell’intelligenza artificiale generativa attraverso il suo Ia Evolution Hub, dipartimento nato nel 2022 con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo di soluzioni all’avanguardia basate sull’Ia. Con un impegno del 2% del fatturato destinato alla ricerca e sviluppo, Alkemy ha identificato e testato quattro stream che prevedono l’utilizzo della Gen Ia per efficientare il lavoro delle proprie persone e, in ultimo, aumentare la produttività. Da inizio anno è in corso la fase di adoption e, dai pilot in corso, si è stimato un aumento della produttività a regime con incrementi significativi, seppur differenziati per aree applicative, fino al 50%; ipotesi che verrà validata nel corso del full deployment previsto a partire da H2. Il successo di un’adozione diffusa della Gen Ia è legato all’ottimizzazione dei tempi necessari per l’esecuzione di attività specifiche. Per esempio nell’area Consulting, l’utilizzo dell’Ia per agevolare attività di ricerca complessa e benchmark, proietta un’efficienza tra
il 25% e il 35%. Analogamente, l’adozione della Gen Ia per il controllo del coding e la stesura della relativa documentazione nell’area Tech permette, a seconda della piattaforma di sviluppo, anche di arrivare a raddoppiare la produttività. Infine, l’area creativa potrà beneficiare della Gen Ia per la generazione e manipolazione di contenuti visivi e testuali in fase di brainstorming favorendo così la fase creativa e di ideazione, con una soglia minima di beneficio atteso del 25%. Inoltre tutti i dipendenti potranno avvalersi del supporto di un’entità artificiale proprietaria basata su Open Ia per interrogare la knowledge base interna, agevolando l’accesso al patrimonio informativo aziendale e ottimizzando la raccolta di materiale utile ad esempio ai fini di creazione di materiali di offerta. L’utilizzo dell’Ia da quest’anno sarà dunque pervasivo in Alkemy che, distintasi da sempre per la propria spinta innovativa, si augura che questa attitudine sia adottata sistematicamente da un numero sempre più crescente di aziende. La trasformazione digitale richiede coraggio e investimenti, e sarà alla base della competitività e della sopravvivenza delle imprese di domani.