Economia

LA CRISI SI AGGRAVA. La Bce: «Rischio insolvenza per le aziende italiane»

Alessandro Bonini venerdì 10 agosto 2012
​Le prospettive economiche per l’area euro sono tutt’altro che rosee. Nel suo bollettino mensile, pubblicato ieri, la Bce avverte che il rischio di contagio della crisi dei debiti sovrani resta dietro l’angolo. Per questo i governi devono essere pronti ad attivare i meccanismi di salvataggio, Efsf ed Esm. Solo così, come aveva preannunciato  il governatore Mario Draghi dopo il meeting del 2 agosto, la Banca centrale potrà intervenire acquistando titoli pubblici sul mercato aperto, in maniera illimitata ma concentrandosi sulle scadenze brevi. Nella regione, prevedono gli economisti del panel Bce, il prodotto interno lordo calerà quest’anno più del previsto, mentre aumenterà la disoccupazione, anche nel 2013. L’Italia intanto deve fare i conti con un nuovo segnale d’allarme: il tasso d’insolvenza delle imprese risulta infatti in aumento, al punto da meritarsi una citazione nel bollettino dell’Eurotower. Al complessivo aumento dell’incertezza ha fatto riscontro un netto deterioramento della valutazione del rischio di credito delle imprese da parte degli operatori», scrive la Bce, accendendo un faro sul nostro Paese poiché i tassi attesi di insolvenza «sono cresciuti sostanzialmente». Fra i Paesi più grandi dell’area dell’euro, si legge nel bollettino, «l’incremento è stato particolarmente pronunciato per le imprese italiane, mentre è piuttosto moderato per quelle olandesi e tedesche».Il volume dei prestiti bancari alle società non finanziarie dell’Eurozona «ha registrato una crescita modesta dopo la temporanea ripresa della seconda metà del 2010 e il suo tasso di incremento annuo è sceso dall’1,6 allo 0,2% fra gennaio 2011 e maggio 2012». Con l’intensificarsi della crisi del debito sovrano i prestiti «hanno identificato una dinamica particolarmente fiacca nei Paesi più colpiti dalle tensioni sui mercati delle obbligazioni pubbliche». A frenare i prestiti alle imprese, tuttavia, non sarebbero soltanto i criteri più rigidi con cui le banche concedono prestiti: il fenomeno «è dovuto principalmente alla debolezza dell’attività produttiva, alla crescente incertezza del contesto economico e alla connessa moderazione degli investimenti fissi, amplificata dall’acuirsi della crisi del debito sovrano». Come aveva detto Draghi il Consiglio direttivo si attende «una ripresa solo molto graduale». Un’analisi che poggia anche sul consensus degli economisti interpellati dalla Bce. Secondo l’indagine il Pil nell’Eurozona dovrebbe registrare un calo dello 0,3% nel 2012 e una crescita dello 0,6% nel 2013. Sono state così riviste al ribasso di 0,1 punti percentuali per il 2012 e di ben 0,4 punti per il 2013 le stime di crescita. Le attese per il tasso di disoccupazione si collocano all’11,2% per il 2012, all’11,4% per il 2013 e al 10,8% per il 2014, dopo una revisione al rialzo di 0,2 punti percentuali per il 2012 e di 0,5 punti per il 2013. Sul fronte dello spread riecheggia la parola d’ordine coniata dal presidente Draghi: «L’euro è irreversibile».Dopo l’attivazione dell’Efsf-Esm da parte dei governi dell’area euro, il Consiglio direttivo della Bce «può considerare di attuare ulteriori misure di politica monetaria non convenzionali secondo quanto necessario a ripristinare il meccanismo di trasmissione di tale politica. Nelle prossime settimane l’Eurosistema definirà le modalità adeguate per queste misure». La Bce, nell’ambito del proprio mandato di mantenere la stabilità dei prezzi a medio termine e nel rispetto della propria indipendenza, «può condurre operazioni di mercato aperto definitive di entità adeguata a conseguire il proprio obiettivo».