La ricerca. I giovani cercano un lavoro che dia un senso alla loro vita
Quasi la metà dei Millennials, ovvero della generazione di giovani nati tra la metà degli anni ‘80 e i primi anni del 2000, è alla ricerca di nuove opportunità di lavoro e ha in mente di cambiarlo entro un anno. È questo uno dei dati che emerge dal rapporto 2022 dell’Osservatorio BenEssere e Felicità, uscito a metà aprile, che ha visto coinvolte poco più di 1000 persone tra lavoratori dipendenti, liberi professionisti, manager e imprenditori, con una media ponderata del 42 percento di donne e 58 percento di uomini appartenenti alle quattro generazioni (Boomers, Generazione X, Millennials e Generazione Z). Un dato che non può essere ignorato dalle aziende italiane che stanno facendo i conti con il fenomeno della Great Resignation, letteralmente “Grandi Dimissioni”, che vede sempre più persone lasciare il proprio posto di lavoro.
«Sebbene emerga un miglioramento complessivo nella soddisfazione rispetto al proprio lavoro nel nostro Paese» spiega Elisabetta Dallavalle, presidente dell’Associazione Ricerca Felicità che ha realizzato l’indagine «ci sono segnali importanti sui quali è necessario riflettere. Prendersi cura della persona a tuttotondo, prendendo consapevolezza dei reali bisogni che le persone hanno, a seconda del ciclo di vita che stanno vivendo, diventa un percorso necessario per migliorare il benessere e la felicità nei luoghi di lavoro». La felicità non è un sentimento effimero o qualcosa da relegare soltanto alla nostra sfera emotiva, ma una vera e propria meta-competenza: «Una qualità che abbiamo dentro di noi e che non siamo abituati a riconoscerci e ad allenare, mentre è assolutamente possibile farlo attraverso l’ascolto attivo, l’inclusività e l’accoglienza» prosegue Dallavalle «un allenamento che diventa un beneficio per la persona, per le organizzazioni, ma anche per la famiglia e il contesto sociale. In una cultura aziendale che allena il senso di fiducia è possibile promuovere una leadership davvero inclusiva che ha effetti positivi ad ampio raggio. E anche nella scuola c’è un certo movimento in questa direzione». Si tratta, in sostanza, di «co-costruire sistemi più gentili, nei quali la vulnerabilità della persona diventa un valore» incalza Dallavalle «e sono i giovani a chiedercelo».
I dati emersi dall’indagine dicono anche del grande peso che, nella ricerca di un lavoro, hanno le opportunità di carriera e di crescita personale, oltre che il bisogno di riconoscimento: «Le persone desiderano contribuire fortemente alle organizzazioni attraverso i valori dei quali sono portatrici e desiderano anche poter crescere in un sistema che promuove la meritocrazia». Interessante anche il fatto che le affermazioni “soddisfa tutti i miei bisogni”, “valorizza le mie capacità” e “dà un senso alla mia vita” - riferite al significato attribuito dalle persone al proprio lavoro - sono le più scelte in generale, ma la prima risulta come quella meno riconosciuta nella realtà: «Noi non abbiamo delle risposte o delle soluzioni pronte» conclude Dallavalle «ma attraverso la nostra indagine vogliamo invitare le organizzazioni a guardare insieme alla realtà con profondità. Si tratta di mettersi in cammino per cercare soluzioni che possano diventare patrimonio del Sistema-Paese. Crediamo che questo sia un momento di svolta epocale nel quale c’è una grande presa di consapevolezza e nel quale possiamo lavorare uniti per il bene comune. In un sistema gentile, che mette al centro le persone e la loro felicità nei luoghi di lavoro, siamo tutti vincenti».
Questo articolo è stato scritto in occasione della Giornata nazionale dell’informazione costruttiva 2022 #GNIC2022