Economia

L'analisi. Inflazione e investimenti: lo stimolo modello Trump

Pietro Saccò venerdì 11 novembre 2016

Può darsi che Donald Trump già dai primi mesi del suo mandato dia ai grandi investitori quello che stanno aspettando da mesi: un ritorno dell’inflazione e quindi rendimenti non più da "zero virgola". Si spiega anche così il mancato choc dei mercati azionari, che dopo una caduta iniziale hanno rapidamente recuperato e sono già più in alto rispetto ai livelli di martedì.

«I populismi hanno quasi sempre una componente reflazionistica che può essere espressa in modo più o meno intelligente ma che comunque, almeno per qualche tempo, produce una riaccelerazione della crescita» ha scritto Alessandro Fugnoli, lo strategist del gruppo di gestione del risparmio Kairos. «Del resto, non desideravamo intensamente un po’ d’inflazione? L’avremo. Non volevamo con tutto il cuore politiche fiscali più espansive? Le avremo. Non volevamo uscire dalla morsa soffocante dei tassi negativi e ultrabassi? Ne usciremo» spiega Fugnoli nella sua nota settimanale Il rosso e il nero, dove evidenzia i diversi aspetti positivi del programma dell’immobiliarista diventato presidente.


A partire dal progetto di grandi investimenti su ponti, strade e autostrade, aeroporti, scuole, ospedali. «Ci saranno nuove infrastrutture che saranno costruite con meno sperperi del solito. Il disavanzo aumenterà, ma almeno questa volta non sarà per spese correnti e welfare ma per qualcosa di duraturo» scrive lo stratega di Kairos, aggiungendo che per quanto riguarda l’inflazione non bisogna aspettarsi aumenti drammatici mentre per quello che riguarda i tassi non dobbiamo attenderci una Federal Reserve improvvisamente frettolosa: «Alla fine i rialzi si limiteranno ad accompagnare l’aumento dell’inflazione e la politica fiscale espansiva». Tutto sommato, per Fugnoli le aspettative sono positive: «Trump ha fatto molte promesse e non riuscirà a mantenerle tutte. È anche possibile che i tratti negativi del suo carattere prendano davvero il sopravvento, come da molte parti si è temuto e si continua a temere, e conducano l’America e il mondo su strade sbagliate. Per il momento, tuttavia, piuttosto che restare al chiuso e respirare un’aria che cominciava a diventare viziata è forse meglio avere aperto la finestra per lasciare entrare vento, polvere, cartacce e foglie di ogni tipo, ma anche un po’ di ossigeno».