Economia

RECESSIONE. Industria in panne. Crollano le Borse

di Bruno Mastragostino giovedì 15 gennaio 2009
La produzione industriale va a fondo in tutta Europa. I cattivi dati diffusi ieri dall’Eurostat, combinati con quelli (altrettanto ne­gativi) sulle vendite al dettaglio ne­gli Stati Uniti hanno affossato le Bor­se sulle due sponde dell’Atlantico. In Italia la recessione picchia di più, le nostre fabbriche, in particolare quel­le di autoveicoli, hanno visto scende­re in maniera ancor più consistente la produzione. Nei Paesi dell’Eurozona l’attività industriale è infatti diminui­ta a novembre del 7,7% rispetto allo scorso anno, mentre da noi il crollo è stato del 9,7% considerando il dato corretto per i giorni lavorativi (21 con­tro 20 del 2007) e addirittura del 12,3% valutando il grezzo. I dati, diffusi dal­l’Eurostat e dall’Istat, parlano anche di una flessione congiunturale dell’1,6% nell’Uem e del 2,3% in Italia. Poco incoraggianti anche i dati del Centro Studi di Confindustria, secon­do cui la flessione della produzione industriale in dicembre è pari al -2,1% sul mese di novembre, mentre a di­cembre 2008 rispetto allo stesso me­se dell’anno precedente si registra un crollo del -10,1%. La diminuzione del 9,7%, oltre a es­sere la settima consecutiva, è la mag­giore dal gennaio 1991 a oggi. Per di più tra tutti i settori produttivi sol­tanto il tessile-abbigliamento (+0,5%) riesce a mettere insieme un timido risultato positivo. Dunque l’industria si avvia a chiudere i conti del 2008 con una decrescita vicina al 4% che spinge peraltro anche il pro­dotto interno lordo dell’intero anno verso una diminuzione che non av­veniva da 1993. La caduta interessa un po’ tutti i Paesi ma in Italia la cri­si delle fabbriche si fa sentire mag­giormente perché la nostra struttu­ra produttiva, in rapporto all’intera e­conomia, ha un peso più rilevante. Forse proprio per questo la ripresa, come prevedono alcuni, arriverà pri­ma da noi rispetto agli altri Paesi eu­ropei. Ma resta il fatto che per ora siamo dietro ai più importanti part­ner comunitari. Tutti insieme intan­to, noi e gli altri, aspettiamo notizie dall’Eurotower, sede della Bce, che proprio oggi, visto l’aggravamento della recessione, dovrebbe comuni­care un ulteriore taglio del tasso di sconto, utile per ravvivare l’esangue economia europea. Il dettaglio dei dati relativi ai gruppi di industrie, tornando all’indagine dell’Istat, su base annua fa emerge­re soltanto segni negativi, pure per l’energia (-10,2%) che invece fino ad ora è risultata in ogni caso positiva. Quanto ai settori di attività econo­mica, nel mese di novembre la pro­duzione industriale ha marcato su base annua variazioni positive sol­tanto nel citato tessile-abbigliamen­to (+0,5%); le diminuzioni più mar­cate hanno invece riguardato la pro- duzione di minerali non metalliferi (­13,9%), quella degli articoli in gom­ma e materie plastiche (-13,8%) e quella dei mezzi di trasporto (-22,3%). All’interno di questi ultimi, la produ­zione di autoveicoli si è quasi dimez­zata registrando una riduzione del 42,8% su base annua, mentre nel pe­riodo gennaio-novembre la diminu­zione è stata del 16,3%. Va ricordato che per il nostro paese l’auto è un set­tore strategico («Quando va bene la Fiat va bene tutta l’economia» recita un vecchio adagio di Corso Marco­ni). Ed è proprio qui che si attendo­no interventi importanti di sostegno, come sta per fare l’America di Oba­ma con le tre grandi aziende auto­mobilistiche statunitensi. Quanto a possibili aiuti al settore, il ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola ha dichiarato: «Venerdì ci sarà la riunione dei ministri dell’industria europei e il tema sarà affrontato». Le Borse europee hanno bruciato 207 miliardi di euro di capitalizzazione, azzerando i guadagni del 2009. Cali pesanti dappertutto: -5,1% a Londra, -4,6% a Parigi e Francoforte, -3,6% a Milano. Colpa delle difficoltà dell’in­dustria del Vecchio Continente; ma soprattutto dei pessimi dati sulle ven­dite al dettaglio americane, che a di­cembre sono calate del 9,8% rispet­to al 2007. È la sesta flessione conse­cutiva, il più lungo periodo di con­trazione dal 1992. Il Beige Book del­la Fed, diffuso ieri sera, parla di «ul­teriore peggioramento dell’econo­mia ». A complicare la situazione ci hanno pensato poi l’annuncio di Deutsche Bank che il quarto trime­stre 2008 si chiuderà con un rosso da quasi 5 miliardi di euro e le preoccu­pazioni sullo stato di Citigroup, che prepara nuovi tagli dei costi (il titolo ha perso il 24%). La discesa di Wall Street (che a due ore dalla chiusura perdeva più del 3%) ha peggiorato i ribassi dei mercati europei.