Indagine. Social media e web nuovi strumenti di recruiting
Alla “Borsa del Placement” che si è tenuta alla Stazione Marittima di Napoli è stata presentata l’indagine sul social recruiting promossa dalla Fondazione Emblema e curata dal professor Davide Bennato. La ricerca testimonia la crescente importanza del web e dei social network in particolare nell’attività di selezione, al punto che i selezionatori che non usano alcun social sono ormai solo il 10%. Questo è solo uno dei dati emersi dall'indagine condotta su 200 realtà (30% Nord Ovest; 38% Nord Est; 21% Centro; 8% Sud e 3% Isole).
I risultati dell'indagine hanno visto l'affermarsi della centralità delle attività di placement con cui le Università possono preparare i neolaureati ad approcciare il mondo del lavoro sfruttando le opportunità offerte dal web 2.0 e dai diversi social network. Elemento particolarmente interessante è il dato su singolo social: Linkedin è il più usato (86%), seguito da Facebook (35%), degno di nota l’utilizzo di Skype nella fase di selezione (32%): spia del fatto che si stanno notevolmente diffondendo i videocolloqui.
«L’indagine - spiega Tommaso Aiello, direttore generale della Fondazione Emblema - testimonia la crescente importanza del web, e dei social network in particolare, nell’attività di selezione. Tuttavia emerge con chiarezza che i giovani, per definizione grandi utilizzatori di questi strumenti, in realtà non ne fanno alcun uso consapevole come candidati, al punto da essere spesso scartati proprio per la reputazione che si sono creati sul web. Ancora una volta si afferma la centralità nelle attività di placement con cui le Università possono preparare i neolaureati ad approcciare il mondo del lavoro sfruttando le opportunità offerte dal web 2.0 e dai diversi social network».
Secondo Davide Bennato, docente di Sociologia presso l’Università degli studi di Catania, «Linkedin, Instagram e Skype sono sempre più protagonisti nella fase di selezione dei candidati. La ricerca ha evidenziato che sulle piattaforme digitali è cresciuta dell’88% l’attenzione al corretto utilizzo della lingua italiana».