Indagine Actl. La riforma non basta: più flessibilità per inserire i giovani nelle imprese
PARTITE IVAA seguito della Riforma sembra invece diminuire l’utilizzo delle partite Iva, che diminuiranno per il 58% delle aziende.
STAGEIn un mercato complesso, multiculturale e multisettoriale gli strumenti di ingresso nel mondo del lavoro devono essere molti. Come emerso dalla “Prima Indagine di Actl sulla riforma del mercato del Lavoro”, lo stage rappresenta lo strumento favorito dalle aziende (lo utilizza il 91,5%) per conoscere e inserire nuove risorse (il 60% delle imprese converte in rapporto di lavoro più del 30% degli stage). Come strumento di formazione può rappresentare quindi il primo passo per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. “Affinché lo stage continui a rappresentare un virtuoso punto di incontro tra i giovani e le imprese, come dimostrano i dati - ha dichiarato Marina Verderajme, presidente di Actl – Sportellostage.it - è importante favorire l’uso di questo strumento e dare più spazio e responsabilità all’attività degli enti promotori che si fanno garanti della qualità degli stage. I dati diffusi dall’Istat, nonché i dati raccolti dall’indagine realizzata da Actl – Sportello Stage fotografano l’elevata disoccupazione giovanile in costante aumento in Italia, dovuta a una riforma che, invece di favorire l’inclusione nel mercato del lavoro, ha irrigidito e mortificato la flessibilità in entrata. Analizzando la situazione occupazionale dell'Italia, solo il 10% dei giovani tra i 20 e i 24 anni associa allo studio una qualche esperienza lavorativa, contro livelli superiori negli altri Paesi europei. Altro aspetto drammatico è lo scollamento tra mercato del lavoro e sistema scolastico, centinaia di nostri giovani affollano le università del mondo anglosassone".In sostanza, la nuova legge ha aggravato e reso più onerosi tirocini e stage, unici due canali principali per l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Da un lato, l’apprendistato con un’ aliquota del 10% a carico dell’azienda e un’aliquota del 5,84 % a carico dell’apprendista - in più, l’obbligo di versare un’aliquota contributiva dovuta per il finanziamento dell’Aspi pari a 1,31% e il pagamento di un ticket per i licenziamenti in caso di interruzione del rapporto di apprendistato, diverse dalle dimissioni. Dall’altro lato, il riconoscimento a favore del tirocinante di una congrua indennità, anche in forma forfetaria, in relazione alla prestazione svolta e la previsione di una sanzione amministrativa. "In un simile scenario di grave difficoltà occupazionale, specie giovanile - ha dichiarato Gabriele Fava, chairman Studio Fava & Associati - la riforma Fornero interviene, in senso negativo, depotenziando questi ottimi strumenti di gestione del rapporto di lavoro. Cosi com’è, è una riforma che non aiuta, non spinge e non incentiva le imprese ad assumere e a stabilizzare. Al fine, quindi, di contrastare il fenomeno drammatico che caratterizza il nostro Paese è indispensabile promuovere e incrementare l’utilizzo di ottimi “facilitatori”, quali, ad esempio, il contratto di apprendistato e i tirocini formativi”.LICENZIAMENTINell’ambito dell’ indagine di Actl sono state rilevate le posizioni delle aziende nei confronti delle novità introdotte dalla Riforma sui licenziamenti. Per il 50% delle aziende il numero di licenziamenti per giustificato motivo rimarrà invariato, aumenterà per il 44% e diminuirà per il 6%. Il 44% delle imprese valuta quindi positivamente l’obbligo di conciliazione per i licenziamenti intimati per motivi economici, il 30% in modo negativo e il 26% non è informato su questo aspetto.