Lo strumento. Costruire una comunità energetica: le istruzioni nel Vademecum della Cei
Il Vademecum della Cei presentato oggi
La presentazione del vademecum della Cei sulle Comunità energetiche - Agenzia Romano Siciliani
Nel Vademecum, dunque, si fa presente proprio questa prospettiva. Le Cer, si fa notare, rappresentano un passo decisivo verso una transizione energetica in una prospettiva di ecologia integrale, che abbraccia la tutela dell’ambiente, la giustizia nei rapporti economici e sociali, la cura della persona umana e delle comunità.
Per questo, tra i contenuti, ci sono anche le conclusioni della 49ª Settimana sociale dei cattolici svoltasi a Taranto e gli obiettivi contenuti nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Vi è poi una rassegna dei benefici sociali, ambientali ed economici delle Comunità stesse. E vengono fornite indicazioni normativo-regolatorie, oltre ad aspetti tecnici e approfondimenti giuridici, relativi ad esempio al Codice di diritto canonico e ai vincoli architettonici e paesaggistici. Alcuni capitoli sono dedicati ai modelli organizzativi possibile e alle forme giuridiche compatibili con una Cer (tutte tranne quelle previste per le società di capitali - ad esempio Spa e Srl - a meno che queste ultime non assumano la qualifica di impresa sociale). Si disegna infine il percorso per costituirle, con l’indicazione delle diverse fasi operative. Alcune «importanti raccomandazioni» e un glossario per meglio orientarsi tra sigle, ruoli ed enti coinvolti concludono il documento. Il testo verrà regolarmente aggiornato per recepire in maniera continuativa gli sviluppi a livello normativo, di mercato e pastorale. E fin da ora è disponibile sui siti www.chiesacattolica.it e https://tavoloenergia.chiesacattolica.it/
Tra i suoi obiettivi principali, come scrive il cardinale Zuppi nella prefazione, c’è quello di «favorire un dibattito costruttivo all’interno delle nostre comunità in merito a che cosa possiamo fare per favorire uno sviluppo più sostenibile e un uso più solidale delle risorse ambientali e al tempo stesso nella speranza di poter favorire la nascita di progettualità in questo ambito all’interno della Chiesa».
«La transizione energetica - prosegue il porporato - non è un percorso lineare e mono-dimensionale. Al contrario interessa tre sfere di azione tra loro collegate: l’acquisto, la produzione e il consumo di energia. Non vi può essere sostenibilità se non si pongono limiti al consumo e alle inefficienze che creano dispersione. Così come bisogna domandarsi quali siano le fonti impiegate nella sua produzione». Secondo il presidente della Cei, dunque, «il successo di tali progetti non si esprimerà nel loro numero ma nella loro qualità. Tanto più le Comunità energetiche saranno innanzitutto “comunità”, raccogliendo le energie migliori all’interno delle nostre Chiese e della società più in generale – osserva il cardinale – tanto più sapranno includere i soggetti più fragili e svantaggiati creando percorsi virtuosi; tanto più sapranno essere strumento per una corretta gestione dei beni e delle risorse affidate alle Chiese per le generazioni future di fedeli».