Il convegno. Incidenti e giovani: l'educazione stradale va iniziata in famiglia
Usare il cellulare in auto, una pessima e pericolosissima abitudine
Gli incidenti stradali rappresentano la prima causa di decesso per i giovani italiani tra i 15 e i 29 anni. Il dato impressionante, ricordato nel corso dell'edizione autunnale della due giorni di dibattiti di #ForumAutoMotive, è stato al centro dell'eloquente tavola rotonda dal titolo: “L’educazione stradale parte dalle famiglie. La Scuola non basta. Anche molti genitori dovrebbero essere messi in riga”. Il confronto di opinioni ha cercato di analizzare un tragico problema da un punto di vista inedito. Nel 2022, secondo i dati Istat diffusi a luglio, sulle nostre strade sono scomparse 3.159 persone: di queste, 552 avevano meno di 30 anni.
Distrazione, velocità elevata e mancato rispetto della precedenza le cause principali di scontri, investimenti e tamponamenti, con il 38% dei casi. "Non si può essere multitasking mentre si guida, bisogna essere concentrati e va trovato un linguaggio efficace per trasmettere i messaggi corretti ai giovani", ha sottolineato nel suo intervento Carlotta Gallo, dirigente del compartimento Polizia Stradale per la Lombardia. "Gli adulti devono essere modello, anche e soprattutto nell’uso dei dispositivi elettronici", ha aggiunto Francesca Maisano, psicologa del Centro Adolescenti Asst del Fatebenefratelli Sacco di Milano. Modello positivo e non negativo, verrebbe da sottolineare. Diventano, infatti, inutili, gli inasprimenti di legge, le lezioni di educazione stradale a scuola, il progresso tecnologico dei veicoli (nel corso dell'evento Bosch è stata premiata con il Dekra Road Safety Award 2023, per aver contribuito negli anni a salvare migliaia di vite umane con dispositivi come l'Esp), se poi mamma e papà sono i primi a dimenticare di impartire i giusti insegnamenti. Non mettendosi, per esempio, il caschetto quando salgono sul monopattino o sulla bici per accompagnare i figli a scuola o attraversando la strada senza guardare, magari con le cuffiette del telefono nelle orecchie. Ancora: non allacciandosi le cinture in auto perché "tanto devo fare solo pochi metri" o leggendo al semaforo i messaggi urgenti "dall'ufficio". Senza considerare episodi di inciviltà nei confronti degli insegnanti delle scuole guida, in caso di bocciatura all'esame per la patente dei propri figli.
Ben vengano, allora, iniziative come questa, per riflettere insieme e trovare nuove soluzioni perché, come sottolineato da Ezio Bressan, vice presidente dell’associazione italiana Familiari e Vittime della Strada, “non si possono perdere vite sulla strada. L’educazione parte dalle famiglie, servono genitori responsabili”.