Inail. Nel primo trimestre 190 incidenti mortali
Gli infortuni sul lavoro denunciati all’Istituto nei primi tre mesi dell’anno sono stati circa 162mila, di cui 190 con esito mortale. Oltre 15mila le denunce di malattie professionali
Nella sezione “Open data” del sito Inail sono disponibili i dati analitici delle denunce di infortunio e malattia professionale presentate all’Istituto nel mese di marzo. Si tratta di dati provvisori, perché per quantificare i casi effettivamente correlati con l’attività lavorativa svolta sarà necessario attendere che i dati del 2017 si consolidino e che si concluda l’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia. Nella stessa sezione sono pubblicate anche le tabelle del “modello di lettura” con i confronti “di mese” (marzo 2016 rispetto marzo 2017) e “di periodo” (gennaio-marzo 2016 rispetto gennaio-marzo 2017). Il confronto richiede cautele, in particolare rispetto all'andamento degli infortuni con esito mortale, perché soggetto all’effetto distorsivo di “punte occasionali” che può essere attenuato solo prendendo in considerazione un intervallo di osservazione più ampio.
Nei primi tre mesi dell’anno sono state 161.576 le denunce di infortunio pervenute all’Inail, con un aumento del 5,9% rispetto all’analogo periodo del 2016 (+9mila casi), per effetto dell’incremento degli infortuni in occasione di lavoro (+4,8%) e di quelli in itinere (+13,1%). L’aumento registrato è imputabile in buona parte al fatto che il primo trimestre 2017 presenta, rispetto ai primi tre mesi dell’anno precedente, due giorni lavorativi in più (da 62 a 64), determinanti per la presenza sul posto di lavoro, e quindi dal punto di vista dell’esposizione al rischio di infortunio, di molte categorie di lavoratori, soprattutto tra i dipendenti. All’aumento delle denunce di infortunio hanno contribuito la gestione Industria e servizi (+5,8%) e il conto Stato (+7,8%), mentre l’Agricoltura ha fatto segnare un calo (-0,7%). A livello territoriale gli aumenti maggiori in valore assoluto si sono registrati in Lombardia (+3mila denunce), Emilia Romagna (+2mila) e Veneto (+1.200), mentre si registrano modeste riduzioni in Umbria, Molise e Puglia.
Le denunce di infortunio mortale presentate nei primi tre mesi di quest'anno sono state 190, in aumento di 14 casi rispetto ai 176 decessi del trimestre gennaio-marzo 2016 (+8,0%). All’aumento concorrono in misura rilevante alcuni incidenti sul lavoro con morti plurime, assenti nel primo trimestre 2016. Si tratta, in particolare, dei 16 decessi legati alle tragedie avvenute in gennaio in Abruzzo, a Rigopiano e Campo Felice, ai quali si aggiungono altri otto casi avvenuti tra gennaio e febbraio in quattro distinti incidenti sul lavoro con morti plurime. Nel mese di febbraio l’aumento tendenziale dei decessi è stato attenuato a poche unità, per poi invertire sensibilmente la tendenza nel mese di marzo, con 13 denunce di infortuni mortali in meno rispetto allo stesso mese del 2016.
L’incremento dei casi mortali tra i primi trimestri 2016-2017 è dovuto esclusivamente alla componente femminile: le denunce di infortunio con esito mortale delle lavoratrici risultano infatti raddoppiate, da 15 a 30 casi, a fronte di un calo di un solo decesso tra gli uomini (da 161 a 160). Quasi la metà delle denunce delle donne riguarda decessi avvenuti in itinere, ovvero nel tragitto tra la casa e il posto di lavoro, contro il 18% degli uomini.
All’incremento contribuisce solo la gestione Industria e servizi (da 136 a 170 decessi), mentre Agricoltura e conto Stato presentano una diminuzione (da 23 a 13 casi e da 17 a 7 rispettivamente). Tra le regioni che hanno visto aumentare il numero delle denunce di infortuni mortali nei primi tre mesi del 2017 rispetto a quelli del 2016 spiccano l’Abruzzo (da 7 a 19 decessi), la Sicilia (da 7 a 18) e il Veneto (da 16 a 22), mentre la riduzione maggiore è stata rilevata nelle Marche (da 12 a 3 decessi), in Piemonte (da 17 a 12) e in Puglia (da 12 a 8).
Le denunce di malattia professionale pervenute all’Inail nel periodo gennaio-marzo 2017 e protocollate sono state 15.247, 624 in meno rispetto ai primi tre mesi del 2016 (-3,9%). Dopo anni di continua crescita, si registra dunque un calo che dovrà essere monitorato nei prossimi aggiornamenti mensili. Le malattie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo continuano a rappresentare le tecnopatie più denunciate, seguite da quelle del sistema nervoso e dell’orecchio.
Anmil: dati molto preoccupanti
Sui dati fa sentire la sua voce l'Anmil, esprimendo «grande preoccupazione» ed esortando a fare «valutazioni costruttive» e prendere «impegni stringenti». Dichiara il presidente dell'associazione Franco Bettoni: «La pubblicazione dei nuovi dati Inail all'indomani della Festa del lavoro offre un ulteriore spunto di riflessione sul tema ed è innegabile che, a fronte dei numeri delle denunce di infortuni mortali e no, c'è da parte nostra forte preoccupazione nel constatare che il fenomeno è in aumento su quasi tutti i fronti se si esclude l'agricoltura. Sembra dunque che all'aumento degli occupati corrisponda anche un aumento di infortuni e malattie sul lavoro, a testimonianza del fatto che, in questi anni, non si è fatto abbastanza per accrescere i livelli di consapevolezza e sicurezza, con un costo umano insopportabile».
«E se questo non bastasse a colpire le coscienze - prosegue il presidente dell'Anmil - non va sottovalutato il pesante tributo in termini di costi sociali che il fenomeno infortunistico produce: gli indennizzi costano cinque miliardi di euro l'anno e sono milioni le giornate di lavoro perse nonché quelle dei ricoveri ospedalieri».
Come invertire la tendenza? «Chiediamo che si ritorni a investire in sicurezza - dice Bettoni - consapevoli che si tratta di un investimento virtuoso mentre, allo stesso tempo, va rafforzata l'attività di controllo, vanno incrementate le campagne informative e di sensibilizzazione, valorizzati gli interventi di formazione dei lavoratori e serve un inserimento della materia prevenzione nei programmi scolastici dei bambini e
dei ragazzi all'interno dei percorsi didattici. Chi legge i dati deve farne un uso costruttivo e non strumentalizzarne l'analisi: per questo occorre rendersi conto che bisogna intervenire tempestivamente nelle attività di prevenzione attuando completamente e aggiornando con rapidità le norme; quanto all'amianto ci deve essere di monito il fatto che, ancora oggi, sono quasi mille i lavoratori che muoiono ogni anno per le conseguenze delle malattie asbesto-correlate e quindi segnali di allarme come, per esempio, quello relativo ai tumori derivanti dall'uso del telefonino vanno colti immediatamente e verificati con la massima serietà per realizzare gli interventi preventivi necessari e adeguati prima che sia troppo tardi».