Il tasso di occupazione femminile in Italia è intorno al 50%, con un divario di ben 12 punti rispetto a quello europeo del 62%. Nel nostro Paese, la percentuale di donne nei livelli esecutivi è solo del 17%. Il World Economic Forum ci classifica solo al 63esimo posto su 153 nella classifica del
gender gap. Secondo il Gender Equality Index dello Eige-European Institute for Gender Equality, l’Italia si colloca attualmente al 14esimo posto, con un punteggio di 63,5 punti su 100, inferiore di 4,4 punti alla media UE82. «Questi dati allarmanti possono migliorare solo se le risorse del Pnrr saranno indirizzate in modo diretto e incisivo a chiudere il
gender gap - spiega
Darya Majidi, presidente e fondatrice dell’Associazione Donne 4.0 -. Il Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta quindi un’occasione unica per accelerare la chiusura del divario di genere in Italia. Con il nostro Osservatorio vogliamo misurare con indicatori oggettivi e quantitativi se e come le ingenti risorse disponibili impatteranno concretamente sul raggiungimento della parità di genere. A oggi abbiamo analizzato nel dettaglio i primi 51 obiettivi realizzati dal Pnrr nel 2021, principalmente di carattere qualitativo, insieme ai primi bandi di gara. Emerge da subito una situazione in chiaroscuro, con punti di forza e misure connesse direttamente alla valorizzazione delle donne (vedi il fondo Impresa donna, la certificazione obbligatoria di genere, gli appalti con criteri di genere, quote di 40% nelle ricercatrici), ma anche criticità che desideriamo segnalare perché auspichiamo si possano introdurre dei correttivi nel prosieguo del Piano». L’investimento 1.2 dedicato alla
Creazione di imprese femminili - 38,5 miliardi di euro
- e previsto dal Pnrr si prefigge di sostenere la realizzazione di progetti aziendali innovativi per imprese già costituite e operanti a conduzione femminile o prevalente partecipazione femminile, quali ad esempio la digitalizzazione delle linee di produzione, il passaggio all’energia verde, eccetera.
In Italia solo il 22% delle imprese è "rosa"A partire dal proprio ecosistema di dati, Crif ha condotto un’analisi mirata per comprendere lo stato dell’arte dell’imprenditoria femminile in Italia e quali sono le potenzialità messe a disposizione dal Pnrr. Nello specifico, lo studio ha preso in considerazione le ditte individuali con titolare donna e le società in cui la maggioranza dei componenti dell'organo di amministrazione è costituita da donne o, ancora, la maggioranza delle quote di capitale è detenuta da donne.
In Italia a febbraio 2022 le imprese femminili sono risultate essere 1.381.987 (erano 1.312.451 alla fine del 2015), ma rappresentano
solo il 22% delle imprese italiane.
Il 76% di queste ha una forma giuridica di ditta individuale, a fronte di un 15% di società di capitale, un 8% di società di persone e il restante 1% di associazioni iscritte alle Camere di commercio, enti, fondazioni e società anonime. Analizzando, invece, l’incidenza delle imprese femminili rispetto al totale delle imprese, le forme giuridiche con la quota più alta sono società di persone (27%) e ditte individuali (26%). Andando ad analizzare l’incidenza di imprese femminili nei vari settori economici, lo studio di Crif presenta una situazione estremamente variegata. Nel dettaglio, il 40% delle imprese che operano nel settore dei lavori domestici è femminile, così come il 38% di quelle attive nella sanità, mentre quasi un'impresa su tre è femminile nei servizi di alloggio e ristorazione e di istruzione. L’analisi territoriale mostra una distribuzione sufficientemente equilibrata tra tutte le regioni del Paese. Quelle con la maggiore concentrazione di imprese femminili sono Basilicata, Molise, Umbria, con una incidenza del 25% sul totale, seguite da Abruzzo, Calabria, Liguria, Sicilia e Valle d’Aosta con il 24%. Lombardia e Trentino Alto Adige registrano invece solo il
19% di imprese “rosa”, pur essendo regioni a elevata imprenditorialità.
Discorso sostanzialmente analogo per il Veneto, con il 20% di imprese femminili.
Nel 2021 riparte il lavoro femminile: +32% rispetto al 2019
L'Apl-Agenzia per il lavoro Maw vede una ripartenza dell’occupazione femminile presso le proprie aziende clienti. Complice l’apertura di nuove filiali sul territorio nazionale, Maw ha registrato nel 2021 un incremento del 32% rispetto al 2019 di donne inserite nel mercato del lavoro. L’Apl ha infatti somministrato oltre 11.200 donne nel 2021 rispetto alle 8.500 del 2019. Anche il numero dei contratti a tempo determinato e indeterminato è in crescita: passano infatti da 14.800 del 2019 a 18.300 del 2021, con un tasso di crescita del 24%. Sono positivi anche i numeri dei contratti full time e part time: il 2021 registra un incremento rispettivamente del 41% e del 5% rispetto al 2019. Le ore totali lavorate sono passate da cinque milioni nel 2019 a oltre sette milioni nel 2021: sono il 40% in più. La regione che registra un incremento maggiore del lavoro per le donne è la Lombardia, con oltre 4.200 donne in somministrazione nel 2021: un dato determinato anche dalla maggiore presenza di aziende clienti e di filiali Maw sul territorio. Sono circa le metà delle assunzioni complessive avvenute nella regione nello stesso anno. Il Veneto, seppur in seconda posizione, ne somministra 1.600, seguita dal Friuli-Venezia Giulia con 1.100 somministrazioni (in crescita rispettivamente del 1% e del 12%).
Confindustria Dispositivi Medici: cresce del 39% la presenza di donne ai vertici
È cresciuta del 39% la presenza di donne in posizioni apicali negli ultimi due anni nelle aziende del settore dei dispositivi medici: Nella fascia di età tra i 30 e i 39 anni
le donne ricoprono il 34% delle posizioni apicali, percentuale che raggiunge il
46% per le fasce di età compresa tra i 20 30 anni. A spingere la bilancia sociale verso l’uguaglianza, dunque, sono le nuove generazioni. Sono questi gli ultimi dati emersi dall’analisi condotta dal
Centro Studi di Confindustria Dispositivi Medici sulle imprese del settore, che contano 112.534 occupati nelle 4.546 aziende presenti in Italia. I dati pongono l’accento sulla rappresentazione femminile, che conta il 46% di donne, e che indicano che entro breve si raggiungerà nel comparto la parità di genere. Il settore dei dispositivi medici è caratterizzato da un’occupazione altamente qualificata:
il 48,6% dei dipendenti sono laureati, il 37,6% diplomati. La concentrazione degli occupati si conferma forte in
Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, dove si concentra il 65% dei 112.534 lavoratori del settore in Italia. Il
Sud e le isole, sebbene ospitino poche aziende di grandi dimensioni, si confermano ambiente fertile per la formazione e crescita di start up innovative. Al Centro, invece, la presenza di imprese si concentra per quasi la totalità in due regioni:
Lazio e Toscana.
Come valorizzare il talento femminile in azienda
L'uguaglianza di genere sul posto di lavoro continua a fare notizia. Oggi abbiamo senz’altro una panoramica più chiara della questione e siamo di fronte a un numero sempre più alto di iniziative volte a raggiungere il giusto equilibrio. Ciò nonostante, il problema è tutt'altro che risolto. Molti sono, infatti, gli ostacoli che ancora si frappongono tra le donne e il giusto riconoscimento del loro talento.
CoachHub individua i più diffusi e fornisce alcuni suggerimenti utili a superarli e a promuovere una sempre maggiore affermazione della leadership femminile.
I principali ostacoli alla leadership femminile:
1.