Economia

Ex Ilva. Patuanelli chiama i sindacati che chiedono garanzie per il futuro

Redazione Economia mercoledì 23 settembre 2020

Ancora in alto mare l'accordo tra lo Stato e Arcelor Mittal

Archiviate le elezioni regionali con la conferma del governatore Michele Emiliano si riaccende la tensione sull'ex Ilva di Taranto. Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha convocato per oggi pomeriggio alle 17 i sindacati metalmeccanici per un incontro sulla situazione dopo l'ondata di proteste dei giorni scorsi e di fronte alla minaccia (per ora scongiurata) di un nuovo sciopero. Al tavolo a cui siederanno Fim Fiom e Uilm non prenderà parte l'azienda. Non ci saranno neanche i segretari generali di Fim Fiom e Uilm, Roberto Benaglia, Francesca Re David eRocco Palombella che non hanno nessuna intenzione di aggiornare il tavolo di confronto con Federmeccanica convocato a Bologna per il rinnovo del contratto delle tute blu. La mancata presenza dei vertici di Arcelor Mittal Italia al tavolo del Mise ha per i sindacati di fatto "depotenziato" l'incontro che non potrà dunque avere al centro quel confronto sul piano industriale a 360 gradi che Fim Fiom e Uilm chiedono al governo da tempo. Al dicastero di via Molise probabilmente i segretari nazionali Gianni Venturi per la Fiom, Valerio D'Alò per la Fim e Guglielmo Gambardella per la Uilm.

L'emergenza coronavirus ha avuto come effetto quello di rallentare la soluzione del rebus sul futuro dell'acciaieria più grande d'Europa. Al momento la strada più probabile è quella di un ingresso diretto dello Stato a fianco del gruppo franco-indiano. Il governo aveva promesso un piano nazionale della siderurgia di cui però sino ad oggi non c'è traccia. Lo stabilimento di Taranto guidato da Lucia Morselli è alle prese con una profonda crisi della domanda (la produzione prevista quest'anno è di 3,4 miliardi di tonnellate) lo stop di alcuni reparti e la cassa integrazione. La trattavita tra Invitalia (il braccio opereativo del governo) e Arcelor Mittal prosegue al rallentatore. Il piano del colosso franco-indiano prevedere la produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio nel 2025 e 5mila euberi tra diretti e in amministrazione ordinaria, il governo punta invece a 8 milioni di tonnellate e al mantenimento dei livelli occupazionali attuali (10.700) con un sistema di ammortizzatori sociali. Il governo punta ad una rivoluzione verde, prefigurando l'arrivo dell'idrogeno (grazie anche ai fondi del Recovery Fund), ma non è ancora chiaro quanti altiforni rimarranno accesi e quanti forni elettrici saranno costruiti. Il clima di incertezza e la crisi della siderurgia hanno aumentato il livello di tensione. Le segreterie territoriali di Fim, Fiom, Uilm e Usb, ieri mattina dopo l'ennesimo blocco delle merci sono state convocate dal prefetto di Taranto, Demetrio Martino, al quale hanno rappresentato le ragioni della protesta. "La situazione è divenuta drammatica einsostenibile per tutti i lavoratori di ArcelorMittal, Ilva in amministrazione straordinaria e appalto, ormai stanchi di subire continue procedure dicassa e mancanza di interventi ambientali - hanno spiegato i sindacati -. I lavoratori sono falcidiati a livello economico e il futuro appare incerto esenza garanzie".