Taranto. L'Altoforno 2 resta acceso, riparte la trattativa per salvare l'Ilva
Scongiurato lo spegnimento dell'Afo2 dell'Ilva di Taranto
Scongiurato lo spegnimento dell'Altoforno 2 dell'ex Ilva. Il Tribunale del Riesame di Taranto, in sede di appello, ha accolto il ricorso presentato dai commissari dell'Ilva in amministrazione straordinaria, annullando la decisione del giudice Francesco Maccagnano di respingere l'istanza di proroga dell'uso dell'impianto. L'Afo2 fu sequestrato nel giugno 2015 dopo l'incidente costato la vita all'operaio 35enne Alessandro Morricella, investito da una fiammata mista a ghisa incandescente.
L'impianto è ritenuto fondamentale per il ciclo produttivo dell'ex Ilva. Fino ad ora, per ragioni di sicurezza, l'impianto ha mantenuto un livello minimo produttivo di 4.800 tonnellate al giorno. Sarebbe dovuto iniziare domani il progressivo spegnimento dell'Afo 2 (la data fissata era il 18 gennaio), adesso annullato in seguito agli sviluppi giudiziari. Ha vinto la linea degli avvocati Angelo Loreto e Filippo Dinacci, per conto dell'Ilva hanno sostenuto la non pericolosità dell'Afo 2 e chiesto altro tempo per ottemperare alle prescrizioni (tra cui l'automazione del campo di colata). Secondo gli avvocati gli altri interventi di messa in sicurezza sono stati già realizzati tanto che nell'area dell'impianto in questi 4 anni e mezzo non si sono verificati più incidenti. L'Ilva in As ha già sottoscritto peraltro un contratto con la ditta Paul Wurth per installare alcune attrezzature e mettere a norma l'impianto.
La fermata dell'Afo2, avrebbe avuto come conseguenza il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per 3.500 lavoratori (compresi i 1.273 per i quali il 30 dicembre scorso è stata prorogata per altre 13 settimane la Cassa integrazione ordinaria). Ma la decisione dei giudici avrà inevitabilmente riflessi anche sul negoziato tra governo e ArcelorMittal, che entro il 31 gennaio dovranno trovare un accordo vincolante per il rilancio del polo siderurgico tarantino.