Crisi economica. L'Ilo: la qualità del lavoro peggiora, soprattutto per giovani e donne
Uno striscione di protesta dei lavoratori di Scampia in occasione della manifestazione del 7 novembre 2022
L'altra faccia della crisi economica innescata da pandemia, guerra in Ucraina, caro-energia e inflazione alle stelle è l'aumento del lavoratori "poveri": costretti dalla mancanza di alternative ad accettare incarichi di qualità inferiore, mal pagati, privi di sicurezza e protezione sociale, accentuando così le disuguaglianze. Il nuovo rapporto dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) World employment and social outlook: trends 2023 (Weso Trends) prevede che una crescita dell'occupazione globale appena dell'1% nel 2023, meno della metà del livello nel 2022. La disoccupazione globale dovrebbe aumentare leggermente nel 2023, di circa 3 milioni, a 208 milioni (corrispondenti a un tasso di disoccupazione globale del 5,8 %). Inoltre, a causa dell'aumento dei prezzi, la crisi del costo della vita rischia di spingere più persone verso la povertà. Per Richard Samans, direttore del dipartimento di ricerca dell'Ilo e coordinatore del rapporto, "il rallentamento della crescita dell'occupazione globale significa che non prevediamo che le perdite subite durante la crisi Covid-19 vengano recuperate prima del 2025". Le donne e i giovani sono particolarmente colpiti. A livello globale, il tasso di partecipazione delle donne alla forza lavoro si è attestato al 47,4% nel 2022, rispetto al 72,3% degli uomini. I giovani (15-24 anni) incontrano gravi difficoltà nel trovare e mantenere un lavoro dignitoso. Il loro tasso di disoccupazione è tre volte quello degli adulti. Più di un giovane su cinque - il 23,5 per cento - non lavora, non studia o non fa formazione (Neet). "La necessità di un lavoro più dignitoso e di giustizia sociale è chiara e urgente", ha dichiarato il direttore generale dell'Ilo Gilbert F. Houngbo, commentando il rapporto. Per affrontare le molteplici sfide, dobbiamo lavorare insieme per creare un nuovo contratto sociale globale.
In Italia l'alta inflazione ha causato una "grave erosione" del potere d'acquisto delle famiglie fra adeguamenti salariali mancanti e una caduta dei salari reali che nei primi 9 mesi dell'anno che ha raggiunto i 6,6 punti percentuali. Diseguitalia, il rapporto che l'organizzazione non governativa Oxfam ha pubblicato in avvio del Forum di Davos conferma le preoccuopazioni espresse dall'Ilo. Lo shock da inflazione, secondo Oxfam, ha determinato un crollo dei salari reali "per oltre 6 milioni di dipendenti privati". E proprio sulla riduzione delle disuguaglianze la ong ritiene insufficienti le misure del governo: "se il dilagare del lavoro povero rappresenta una caratteristica strutturale del mercato italiano, destano preoccupazione le iniziative già messe in campo e le intenzioni del nuovo governo - sottolinea Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia - piuttosto che disincentivare il ricorso a forme di lavoro atipico che intrappolano nella precarietà milioni di lavoratori, il governo allarga le maglie per il lavoro discontinuo e invoca ulteriori interventi di flessibilizzazione. La previsione di un salario minimo non è all'ordine del giorno e gli incentivi all'occupazione - all'insegna del "più assumi, meno paghi" - non sono valutati sotto la lente della qualità e sostenibilità dell'occupazione promossa".