Negozi aperti a Pasqua. Il Veneto guida la battaglia per nuovi limiti alle aperture
Uno dei più grandi centro commerciali del Veneto, il Conè di Conegliano, resterà chiuso sia a Pasqua che a Pasquetta. E abbasserà di nuovo le serrande il 25 aprile, oltre che il primo maggio. Domenica nessun ipermercato aprirà in regione, il lunedì dell’Angelo, invece, gli orari saranno quasi ovunque quelli di un normale giorno feriale. Ma c’è chi va controcorrente e per il loro coraggio si complimenta don Enrico Torta (lo ricordate? È il prete che difese le commesse che si rifiutavano di lavorare a Natale e a Pasqua e che si è fatto carico del dramma dei risparmiatori delle ex Popolari venete). Ieri don Torta ha colto un altro significativo risultato. Ha convinto la Regione Veneto a farsi carico della sua causa e a rilanciare in maniera forte la battaglia per modificare in Italia la disciplina degli orari e delle giornate di apertura degli esercizi commerciali, con particolare riguardo alle grandi festività religiose.
«Le prossime festività pasquali sono l’occasione per rimettere al centro dell’attenzione la questione delle aperture senza nessun criterio di ragionevolezza – spiega l’assessore veneto al commercio Roberto Marcato –. Abbiamo chiesto ai neoparlamentari appena eletti di farsi carico di una urgente modifica della disciplina normativa degli orari di vendita». Non solo. La Regione, nella trattativa con il Governo per una nuova autonomia, ha fatto inserire nella pre-intesa già sottoscritta che le competenze in materia ritornino in capo alla Regione, in modo da poter modulare sul territorio le aperture festive. Marcato ha anche rilevato che mentre a livello internazionale si sta registrando su questi temi un’inversione di tendenza, qui in Italia si continua ad investire nei grandi centri commerciali. A questo proposito, nel collegato alla legge regionale di stabilità 2018 è stata introdotta una norma – ha ricordato l’assessore – che obbliga il comune che intende accogliere sul proprio territorio una nuova grande struttura di vendita a concordare questa decisione con i comuni limitrofi. «Io mi batto contro qualcosa, ma per qualcuno – ha precisato don Torta, ancora una volta –: per la sopravvivenza della famiglia, per la dignità della persona, per affermare la civiltà. Non ce l’ho con la finanza, ma solo con quella che non è a servizio dell’uomo».
Il tavolo etico promosso dalla Regione è aperto alle parti sociali, all’Anci, l’associazione dei Comuni, ai comitati e, ovviamente, alle associazioni di categoria. Con il cosiddetto 'Decreto Salva Italia' è stata imposta la liberalizzazione anche per quanto riguarda gli orari di vendita e i giorni di apertura domenicale e festiva degli esercizi commerciali pensando di contribuire a rivitalizzare l’economia. «È dimostrato – ha detto Marcato – che non c’è stata nessuna ricaduta positiva dal punto di vista economico e commerciale dalle liberalizzazioni, che spalmano le stesse vendite su 7 giorni invece che su 6, aumentando le spese e sottoponendo i lavoratori a turni di lavoro assurdi». La Regione ha inviato una lettera ai parlamentari veneti, a cominciare dalla presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, «per sollecitare da subito un impegno formale su un tema che è soprattutto etico-sociale, più ancora che economico, perché mette in crisi la tranquillità della vita delle famiglie». «Molte promesse – conclude don Torta – sono state fatte in campagna elettorale, ora vedremo se c’è un minimo di coerenza e faremo un monitoraggio per rendere noto chi ha sottoscritto questo impegno».