Banche. Colombani: «Non ci sono solo gli extra-profitti, su banche serve una riforma»
Riccardo Colombani, segretario della First Cisl
Milano Lo studio più citato dopo che il governo ha approvato a sorpresa la tassa sugli extra-profitti delle banche arriva dall’ufficio studi della Fondazione Fiba, che da anni per il sindacato First Cisl a ogni giro di trimestrali analizza come vanno i conti degli istituti credito ed evidenzia il ruolo centrale dei dipendenti nel successo delle banche. L’analisi pubblicata il 7 agosto mostra come nei primi sei mesi dell’anno le cinque maggiori banche italiane hanno guadagnato con gli interessi netti complessivamente 17,8 miliardi di euro, quasi il 58% in più rispetto a un anno fa. Un aumento oggettivamente impressionante.
Riccardo Colombani, segretario generale della First Cisl, ma questa tassa a suo giudizio è giusta o sbagliata?
Non credo sia utile esprimere giudizi divisivi di carattere etico. L’Associazione bancaria italiana (Abi) sembra voler trattare per ridurre l’importo, per renderlo deducibile e per modificare, credo, i criteri applicativi della tassa straordinaria che riguarda tutte le banche, non solo le più grandi, come accaduto in Spagna. La norma dovrà essere formulata attentamente per evitare il contenzioso. Penso, ad esempio, ai gruppi bancari che nel 2022 o 2023 hanno realizzato operazioni societarie di incorporazione.
Ma la tassa colpisce davvero un margine “ingiusto”, come l’ha definito la presidente del Consiglio?
La tassa colpisce una voce di conto economico, qual è il margine di interesse, che è aumentata moltissimo nell’ultimo anno, per l’incremento dello spread tra i tassi sui prestiti e i tassi sui depositi. Non bisogna però dimenticare che anche il rialzo degli interessi sui titoli di Stato ha contribuito all’aumento del margine. Comunque, di sicuro, le banche hanno sfruttato il rialzo dei tassi della Banca centrale europea per guadagnare di più, alzando i tassi sui prestiti e lasciando a zero i tassi sui depositi a vista, per garantire più dividendi e per realizzare operazioni di buy back attraverso le quali riacquistano i propri titoli per avvantaggiare gli azionisti.
La politica è tornata ad interessarsi delle banche per ridistribuire i profitti. Considerate le battaglie della First Cisl in questi anni dovrebbe essere soddisfatto.
La destinazione del gettito è ancora da definire, i dettagli faranno la differenza. La valutazione sarà possibile solo dopo la conversione in legge. Negli ultimi anni la politica si è interessata delle banche per fare riforme che definirei a dir poco controverse, per gestire le crisi e adesso per un aumento del gettito fiscale con una misura una tantum. Si deve fare di più, e soprattutto meglio.
Che cosa servirebbe?
Le banche di territorio devono essere opportunamente sostenute ed incentivate in considerazione dei maggiori oneri sopportati nello svolgimento di un servizio fisico di prossimità, necessario a chi non ha le capacità di utilizzare i canali digitali. Poi è indispensabile una normativa articolata e organica che incentivi le banche ad esercitare appieno il ruolo sociale per l’efficace tutela e valorizzazione del risparmio e per l’esercizio del credito. Le banche devono essere un potente propulsore per assicurare un forte sviluppo economico sostenibile, in una cornice sociale realmente inclusiva. Provvedimenti congiunturali, invece, alimentano l’incertezza e rischiano di determinare effetti negativi per Il Paese. Il rischio concreto consiste nel rialzo delle spese a carico delle clientela e nella ricerca di maggiori commissioni da servizi di investimento, attraverso ulteriori pressioni commerciali, con ripercussioni negative sull’effettiva qualità del servizio. Inoltre, i gruppi bancari che ne hanno la possibilità potranno rivedere il business sfavorendo l’Italia.
La tassa è arrivata proprio all’inizio della trattativa sul rinnovo del contratto nazionale dei bancari. Ci saranno riflessi sul negoziato?
La produttività del lavoro è altissima e dobbiamo tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori. Si tratta di una tassa straordinaria che si esaurirà con il versamento entro giugno 2024. La destinazione del gettito dovrebbe andare in favore di chi ha più bisogno. Sarebbe un controsenso se ad uscirne penalizzati fossero i lavoratori, magari con gli azionisti e i top manager con le tasche piene.