In Italia il debito sta assumendo un peso rilevante sull'economia domestica, attestandosi a oltre 2mila miliardi di euro nel 2021, con una crescita del 5,1% rispetto all'anno precedente. Il tasso di indebitamento di famiglie e imprese italiane resta ancora basso nel confronto internazionale, ma è in crescita. Dopo il picco di Npl (crediti deteriorati) rilevato nel 2015, emerge uno scenario in controtendenza. È quanto attesta il
XII Rapporto annuale di Unirec-Unione nazionale imprese a tutela del credito. Unirec, aderente a Confindustria, è stata fondata nel 1998, riunisce quasi 200 imprese, pari al 70% del settore.
L'anno scorso le imprese associate hanno impiegato 15mila addetti, gestito circa 40,1 milioni di pratiche in conto terzi, di cui 15,8 milioni sono state recuperate (39%). Nel 2021 i crediti affidati per il recupero alle imprese associate raggiunge la cifra record di quasi 160 miliardi di euro, rispetto ai circa 149 miliardi del 2020, ma la tendenza di crescita degli importi gestiti si dimezza rispetto al 2020 e si stabilizza intorno al 7%. Forte la frenata rispetto al +30% registrato nel 2019 nel periodo pre-pandemico. In parallelo nel 2021 le
performance di recupero su questi crediti sono cresciute molto relativamente al numero di pratiche (passando dal 33% del 2020 al 40% del 2021), mentre sono rimaste stabili all'11% sugli importi. Osservando l'evoluzione dei risultati nell'ultimo quinquennio, emerge la capacità del settore di mantenere e più recentemente anche di migliorare, il livello di servizio in presenza di una domanda progressivamente crescente con la performance in aumento di circa un punto percentuale. «È in questo scenario ambivalente e in via di evoluzione che entro fine 2023 l’Italia dovrà recepire la Direttiva europea
Credit servicers and credit purchasers. Questa pur essendo verticale sul settore degli Npl va a toccare il comparto eterogeneo e composito delle aziende della tutela del credito ancora oggi regolate dal Regio Decreto del 1931, una normativa, che limita in alcuni aspetti l’operato e lo sviluppo del settore. Si tratta di una occasione importante da cogliere come opportunità di evoluzione per permetter alla nostra industria di diventare ancora più moderna ed efficace, a favore del circolo virtuoso dell’economia, riducendo i tempi di recupero di quasi il 40%», spiega
Francesco Vovk, presidente di Unirec.
Secondo il Rapporto sono 1.053 le aziende del settore, in crescita del 17% rispetto al 2020. Il comparto ha un forte livello di concentrazione con le prime 50 aziende che realizzano il 78% del fatturato (era l’81% nel 2019) e le prime 100 aziende che producono l’89% dei ricavi totali (era il 90%). Sul totale gestito dei 160 miliardi di euro nel 2021 tornano a crescere gli importi dei portafogli gestiti in Conto Terzi (dopo la lieve flessione registrata nel 2020 principalmente in seguito alle moratorie) a 106 miliardi di euro segnando un +5% rispetto a fine 2020. Questi crediti rappresentano circa i due terzi del totale gestito. Più nel dettaglio, sempre in relazione ai portafogli gestiti in Conto Terzi (C/III), gli importi recuperati si attestano a 11,3 miliardi di euro, segnando un + 7% rispetto al 2020. Da notare che nel 2021 le performance di recupero su questi crediti sono cresciute molto, relativamente al numero di pratiche (passando dal 33% del 2020 al 40% del 2021) mentre sono rimaste stabili all’11% sugli importi. Nell’arco dell’ultimo triennio (2019-2021) i dati mostrano come i crediti relativi al settore bancario, del leasing e della Pa si attestano su valori costanti di recupero (rispettivamente intorno al 6%, 11% e 60%) mentre l’andamento del recupero nel settore utility, commerciale e finanziario è più altalenante (con un range rispettivo dal 13 al 18%, dal 36% al 49% e dal 7% al 18%). Maggiori difficoltà sono emerse nel settore assicurativo dove la performance nel triennio è scesa dal 33% (dato 2019) all’11% (dato 2021).
«Dal nostro XII Rapporto emerge un quadro ambivalente per l’industria, con numeri positivi, ma anche elementi di grande criticità e valori medi di marginalità che nascondono situazioni molto diverse e spesso correlate alla dimensione dell’azienda. Le prospettive globali per il 2022 sono incerte e difficili, caratterizzate dal sicuro aumento del costo dell’energia e dalla parziale interruzione nelle catene globali di approvvigionamento che portano a spinte inflazionistiche. Tutti questi fenomeni si ripercuoteranno sulla nostra industria con uno sfasamento temporale che vede un
range dai tre ai cinque anni. I prossimi mesi saranno quindi decisivi per segnare l’andamento del settore», conclude il presidente di Unirec.