Fondazione Symbola-Unioncamere. Realacci: con la cultura si mangia
«La buona affluenza nelle città d'arte e le visite ai musei, siti culturali e archeologici in questi giorni festivi conferma che la filiera del sistema produttivo culturale è un elemento portate della nostra economia. Un comparto dove, oltre ai musei e ai beni culturali in senso stretto, troviamo anche letteratura, cinema, performing art, industrie creative e made in Italy, design, architettura e comunicazione: cioè tutte quelle attività produttive che non rappresentano in sé un bene culturale, ma che dalla cultura traggono linfa creativa e competitività. Il rapporto Io Sono Cultura, realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere dimostra, numeri alla mano, che la cultura è uno dei motori più importanti della nostra economia: produce il 6,1% della ricchezza: 89,7 miliardi di euro. Ma c'è di più: la cultura ha sul resto dell'economia un effetto moltiplicatore pari a 1,8. Per ogni euro prodotto, se ne attivano 1,8 in altri settori. Gli 89,7 miliardi, quindi, ne 'stimolano' altri 160,1, per arrivare a 249,8 miliardi dell'intera filiera culturale, il 17% del valore aggiunto nazionale». Lo scrive Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera, sul suo profilo Facebook.
«Anche sul fronte del lavoro il sistema produttivo culturale si dimostra fondamentale con 1,5 milioni di persone occupate, il 6,1% del totale in Italia. Confrontando i dati con quelli degli ultimi cinque anni, i valori complessivi della filiera sono in crescita, pur di poco o pochissimo: +0,6% il valore aggiunto, +0,2% gli occupati. Valori il cui peso si comprende a pieno solo confrontandoli con quelli, di segno opposto, del complesso dell'economia: -0,1% il valore aggiunto, -1,5% l'occupazione. In questo campo emerge un'Italia che crede nelle sue forze e nelle sue capacità, consapevole che la sua cultura dalla radici antiche è oggi un importante volano per la crescita e per la sua identità. Un'Italia che fa l'Italia, che può vincere la sfida del futuro», conclude Realacci.