Alimentare. Per l'industria del pomodoro il primo problema resta la siccità
Francesco Mutti alla cerimonia di consegna del Pomodorino d'Oro 2022
È la siccità, più ancora dei costi dell’energia e dell’inflazione, a preoccupare Francesco Mutti, amministratore delegato di Mutti Spa, azienda parmigiana da quasi mezzo miliardo di fatturato principale produttore europeo di derivati del pomodoro. La stagione della raccolta e trasformazione del pomodoro inizia nei primi giorni di luglio e finisce all’inizio dell’autunno. Quella del 2022 è stata complicata. «Abbiamo passato una campagna che ha richiesto sforzi estremi, gli agricoltori sono riusciti a gestire una situazione drammatica» dice Mutti, che pochi giorni fa ha consegnato il tradizionale Premio Pomodorino d’Oro ai fornitori capaci di consegnare all’azienda i pomodori di migliore qualità per tutta la campagna. Gli incentivi del gruppo alla filiera, fatta di oltre 800 famiglie di agricoltori italiani del Nord e del Sud, quest’anno hanno superato per la prima volta i 7 milioni di euro. «Questi incentivi – spiega Mutti – sono il simbolo e l’esempio del nostro approccio, che premia la capacità di fare squadra: siamo riusciti a mantenere la produzione a un livello elevato nonostante la siccità. In Spagna, per capirci, la produzione di pomodoro è crollata di un terzo».
L’emergenza idrica è stata devastante.
È stata estrema ma soprattutto non si è più risolta. Dopo la fine della produzione è arrivato un ottobre straordinariamente caldo e siccitoso. I mesi che grazie alle piogge permettono il ripristino dei bacini idrici normalmente sono ottobre, novembre e aprile. Vedremo, ma spesso le siccità sono periodi di minori piogge che si protraggono nel tempo, non si esauriscono in qualche mese. Il Sud, abituato a confrontarsi con la mancanza d’acqua, è più pronto del Nord, dove l’abbondanza di acqua non ha spinto a investire abbastanza sulla tutela dei bacini. Qui vicino a noi si parla di costruire una diga il cui primo progetto risale all’inizio del ‘900. Occorre intervenire rapidamente per mettere la Pianura Padana in condizioni di non sprecare la sua acqua.
Al problema della siccità si è aggiunto quello del costo dell’energia. Di quanto saliranno i prezzi?
La spesa per il gas che usiamo per produrre quest’anno è aumentata da 3,5 a 42 milioni di euro. L’energia rappresentava l’1,5% dei nostri costi, quest’anno è il 12%. Noi abbiamo il vantaggio che il pomodoro resta un alimento economico: il prezzo di una bottiglia di passata se contiamo promozioni e sconti in media non raggiunge gli 1,5 euro al chilo. Noi stimiamo un incremento dei listini nell’ordine del 10-20%. Dobbiamo però anche imparare che il cibo ha un valore molto più alto del suo prezzo: ha dietro il lavoro dell’uomo, la tutela della terra, variabili che non possiamo dare per scontate. Speriamo che questa crisi ci aiuterà anche ad avere più attenzione a non sprecare il cibo, a banalizzare meno quello che mangiamo.
Le vasche dello storico stabilimento Mutti a Montechiarugolo, in provincia di Parma - Mutti
Temete un calo delle vendite? Aumentano le famiglie che fanno acquisti al discount…
Parlavo della lotta agli sprechi, che è un modo positivo di fare efficientamento dei consumi. Poi c’è un secondo livello, che è quello della razionalizzazione della spesa, e può coinvolgere anche i consumi fuori casa. Vedo anche un terzo livello, quello del salto di categoria: si può anche mangiare la carne una volta in meno e la pasta una volta in più, con un impatto positivo sulla salute e sul pianeta. La discountizzazione dei consumi è probabile, anche se noi, devo dire, siamo anche nei principali discount. Voglio vedere però anche i piccoli microfenomeni positivi delle ultime settimane: il prezzo del gas è un po’ calato, l’ottobre caldo ha permesso di accendere più tardi i riscaldamenti. L’autunno delle famiglie sarà molto difficile, ma forse meno drammatico di quanto temiamo.
Come industria alimentare vi confrontate con un nuovo governo che ha istituito il ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. Come vede questa scelta non solo semantica?
Mi convince di più l’idea di collegare il Merito al ministero dell’Istruzione. Siamo un Paese che non ha enormi superfici agricole: abbiamo montagne non coltivabili, colline dove fare agricoltura è complicato, ora scopriamo anche la crisi idrica. Tecnicamente l’Italia non sembra in grado di produrre tutto il cibo di cui ha bisogno. Avrei preferito un ministero dell’agroalimentare italiano nel mondo: l’Italia è il luogo in cui ai prodotti viene dato valore, non è isolarci che ci aiuterà, ma è tutelare la nostra capacità, rendere le aziende sane e capaci di esportare un modello che si basa su qualità, innovazione, bontà e salvaguardia del territorio.