L'inchiesta. Pnrr da 191 miliardi. Saranno spesi così
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza 'Italia domani', partito nella seconda metà del 2021, indica come saranno usate le risorse destinate all’Italia dal programma Next Generation Eu: 191,5 miliardi di euro, di cui 68,9 a fondo perduto e 122,6 in prestito, cui si aggiungono fondi che porteranno il totale a 235 miliardi (14% del Pil nazionale). Il piano finanzierà 134 investimenti e 63 riforme che serviranno a «rilanciare il Paese dopo la crisi pandemica, stimolare la transizione ecologica e digitale, favorire un cambiamento strutturale dell’economia, a partire dal contrasto alle diseguaglianze di genere, territoriali e generazionali », come ha detto Draghi in Parlamento.
Il Pnrr è figlio della crisi innescata dal Covid 19 ma, un anno di distanza, il mondo è cambiato di nuovo, mentre tutte le scelte che contiene risalgono al periodo prebellico, quando si poteva ancora pensare che si potesse uscire dalla crisi pandemica investendo pesantemente sulla transizione ecologica, sull’innovazione e sul superamento dei divari di genere e generazionali. Un anno dopo, il piano che è gestito da governo e regioni – consultando le parti sociali e i territori – e dev’essere realizzato entro il 2026, sconta le contingenze di un mondo affamato di energia e di cibo. D’altro canto, l’Europa esclude un dietrofront, non foss’altro perché darebbe credito alla profezia di Putin, che prima del Covid 19 definì superato il modello delle democrazie liberali. A chi chiede una revisione del Piano per tenere conto del rallentamento dell’economia e dei costi crescenti delle materie prime, la risposta del ministro dell’Economia Daniele Franco (l’ultima volta sabato scorso in occasione del forum Ambrosetti) è fin troppo chiara: «Il Pnrr, concordato con i partner europei, va essenzialmente bene.
Occorre attuarlo, attuarlo, attuarlo. I singoli progetti possono essere ridiscussi, non l’intero piano. Il rischio è bloccare tutto». Oggi la presentazione del Documento di economia e finanza (Def) detterà probabilmente previsioni sull’economia meno ottimistiche di quelle esplicitate dal Pnrr un anno fa, ma «gli eventi degli ultimi mesi non rimettono in discussione i nostri obiettivi di medio termine, che sono investimenti, produttività e occupazione. Vale la pena intervenire a margine su alcuni progetti, ma non rimettere tutto in discussione» Il Pnrr, ad esempio, «va nella direzione della transizione energetica» e «va rafforzato per l’efficienza climatica e per una maggiore autonomia nazionale».
MISSIONI, ASSI E RISORSE Il Pnrr si articola in 16 componenti, raggruppate in 6 missioni - digitalizzazione e compe-titività (40 miliardi), rivoluzione verde (59), mobilità sostenibile (25), istruzione e ricerca (31), coesione (20) e salute (15) - che si muovono su 3 assi: innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Gli obiettivi che deve raggiungere possono essere qualitativi (milestones) e quantitativi (target). Lo Stato paga le opere e le riforme e l’Europa le rimborsa. La prima rata da rendicontare alle istituzioni europee si è esaurita il 31 dicembre. Le risorse saranno erogate solo in seguito alla verifica del raggiungimento dei 51 traguardi e obiettivi previsti per quello step, di cui 27 sono connessi all’attuazione di riforme e 24 all’attuazione di investimenti. Nel 2022 vanno centrate 83 milestones e 17 target: dalla lotta al caporalato a quella contro l’evasione fiscale, dalla spending review al codice degli appalti. Sempre quest’anno dovremo risolvere i problemi della sanità territoriale e far partire gli appalti per la banda larga. Noi italiani abbiamo concordato con l’Europa di investire su digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale, parità di genere, miglioramento delle competenze, della formazione e dell’occupazione giovanile, Mezzogiorno (dove si concentrerà il 40% delle risorse investite nei territori) e adattamento ai cambiamenti climatici, uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine, economia circolare, riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua o del suolo… e prima di darci i soldi, Bruxelles vorrà verificare l’efficacia degli interventi. Numeri alla mano: ad esempio, le spese fatte per fronteggiare la dispersione scolastica saranno valutate sulla base del tasso di abbandono scolastico. Il tema occupazionale sarà centrale. Ci si aspetta che il Pnrr porti il tasso di crescita italiano dallo 0,6 all’1,4%. Guerra permettendo.
RIFORME Quasi un terzo degli obiettivi del Pnrr (154 su 520) richiede che si approvino delle riforme e un terzo di esse (59 su 154) richiede l’approvazione di leggi entro termini tassativi. Entro quest’anno, ad esempio, il Parlamento dovrà approvare la riforma della carriera degli insegnanti, la delega per la riforma del codice degli appalti pubblici, l’istituzione di un sistema di formazione di qualità per le scuole, l’istituzione di un sistema di certificazione della parità di genere e dei relativi meccanismi di in- centivazione per le imprese, la legge annuale sulla concorrenza 2021. Negli anni successivi dovranno essere approvate le misure attuative di tali leggi.
EFFICIENZA DELL’AMMINISTRAZIONE Il Piano finanzia misure per il rafforzamento della capacità tecnica e amministrativa delle amministrazioni pubbliche chiamate a realizzarlo. Saranno riviste in deroga le procedure per l’affidamento di appalti e si sta procedendo all’assunzione di 1.000 esperti presso Regioni e Enti locali e di 2.800 tecnici nel Mezzogiorno. Ingenti i fondi per la progettazione degli interventi: 2,2 miliardi per quella che consentirà la messa in sicurezza e l’effi-cientamento energetico, delle scuole, degli edifici pubblici, delle strade e del territorio soggetto a rischio idrogeologico. Come abbiamo segnalato, la rata del 31 dicembre 2021 comprendeva già un primo, importante gruppo di traguardi, tra cui la semplificazione delle procedure degli investimenti per la digitalizzazione del Paese e la riforma della giustizia, con una sensibile riduzione dei tempi processuali, la riorganizzazione delle strutture sanitarie per la pandemia. La sola digitalizzazione della Pubblica amministrazione assorbirà quasi 10 miliardi di euro.
IMPRESE Alla innovazione e alla competitività del sistema produttivo il Piano destina quasi 24 miliardi di euro. Serviranno a favorire la transizione digitale, gli investimenti in tecnologie e ricerca, per le connessioni ultraveloci, la competitività internazionale e anche la partecipazione alle imprese spaziali, a partire dai satelliti che ci servono per monitorare i territori. Un ruolo importante sarà quello degli incentivi fiscali contenuti nel piano Transizione 4.0 (ricerca e tecnologie). L’innovazione investirà anche il settore turistico e culturale (6,7 miliardi).
INFRASTRUTTURE Il decreto semplificazioni ha permesso di sveltire le procedure di autorizzazione per queste opere e infatti gli interventi alla rete ferroviaria sono già partiti. Il ministero delle infrastrutture avvierà in parallelo il Progetto Pin-Qua per la rigenerazione urbana. Complessi- vamente, saranno investiti nelle infrastrutture più di 61 miliardi: il 57% in capo a RFI, l’11,4 in strade, autostrade e infrastrutture idriche, il 21,9 agli enti territoriali, il 4,9 ai porti, il 2,5 alle imprese e il 2,3 ai Provveditorati. Sono pronti 675 milioni per la costruzione di impianti innovativi nel settore delle energie rinnovabili, 1,9 miliardi per lo sviluppo del biometano, 3,1 miliardi per il rafforzamento della smart grid e al 31 novembre sono attivati investimenti per quasi 14 miliardi su Ecobonus e Sismabonus fino al 110%.
DONNE E PROSSIMITA’ Il tasso di inattività delle donne è in continua crescita e il Pnrr promuoverà la partecipazione femminile al mercato del lavoro, potenziando il welfare per permettere una più equa distribuzione degli impegni legati alla genitorialità. Il Piano asili nido mira ad innalzare il tasso di presa in carico dei servizi di educazione e cura per la prima infanzia prevedendo investimenti per 4,6 miliardi. Inoltre, sono stanziati fondi per l’estensione del tempo pieno scolastico e per il potenziamento delle infrastrutture sportive a scuola.
ANZIANI Un passaggio qualificante del Pnrr è l’investimento nei servizi di prossimità e di supporto all’assistenza domiciliare degli anziani con 500 milioni, trecento dei quali riguardano la riconversione delle Rsa e delle case di riposo per gli anziani in gruppi di appartamenti autonomi. L’obiettivo è assicurare, per quanto possibile, la massima autonomia e indipendenza delle persone anziane, promuovendo anche un sistema organico di interventi in favore degli anziani non autosufficienti, finalizzato all’ individuazione di livelli essenziali delle prestazioni. Nel capitolo sanitario si giunge così alla riforma dei servizi sanitari di prossimità, con l’investimento sull’assistenza domiciliare.
DISABILI Il Governo ha creato con la legge di bilancio 2020 un Fondo disabilità e non autosufficienza con 800 milioni per il triennio 2021-2023. La prima riforma da finanziare con queste risorse è finalizzata alla realizzazione della 'Legge quadro della disabilità'. All’interno del Piano è previsto di rimuovere le barriere architettoniche in musei, biblioteche e archivi, favorire l’accessibilità dei servizi di trasporto e nelle scuole e migliorare i servizi sanitari sul territorio per favorire un accesso realmente universale alla sanità pubblica.
SANITÀ Uno dei punti qualificanti dell’investimento sanitario (poco meno della metà degli oltre 15 miliardi destinati a questa voce) è il potenziamento dell’assistenza territoriale, di cui la pandemia ha rivelato le carenze. In particolare, 2 miliardi saranno investiti per l’attivazione di 1350 'Case della Comunità', punti di assistenza continuativa per la popolazione, cui si aggiungeranno 400 Ospedali di comunità. Altre risorse andranno al potenziamento dei servizi domiciliari e alla telemedicina. La casa diverrà il primo luogo di cura degli italiani: il digitale e una rete di centrali operative coordineranno i servizi domiciliari con gli ospedali, la rete di emergenza-urgenza e gli altri servizi sanitari.
ISTRUZIONE Il Pnrr si è dato obiettivi ambiziosi, che vanno dall’aumento dei posti negli asili nido a ridurre i tassi di abbandono scolastico nella scuola secondaria, riformare gli ITS, favorire il passaggio dall’università al mondo del lavoro e ampliare le competenze scientifiche, tecnologiche e linguistiche sia degli insegnanti che degli allievi. Il solo miglioramento qualitativo e l’ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione e formazione costerà più di 10 miliardi, sui 19,4 complessivi di questa voce, cui si aggiungono gli oltre 11 miliardi destinati a rafforzare la ricerca, in stretta connessione con il mondo dell’impresa.
TRANSIZIONE ECOLOGICA Questo è il fronte più caldo. Il Ministero competente gestirà quasi 35 miliardi del Piano, più i fondi complementari. Il Pnrr destinerà quasi 60 miliardi alla transizione ecologica, così suddivisi: energie rinnovabili (24), efficienza energetica (15), tutela del territorio (15) e agricoltura sostenibile ed economia circolare (5). Si vuole dare una spinta decisiva alla raccolta differenziata e al trattamento e riciclaggio dei rifiuti nel centro-sud. La spesa più rilevante nel campo delle rinnovabili sarà quella del trasporto locale, con 3,6 miliardi destinati al rinnovo delle flotte di bus e treni verdi. La più innovativa quella che servirà a promuovere la produzione e distribuzione dell’idrogeno (3,19 miliardi). Un’agenda fortemente condizionata dalla guerra, che impone, di ridurre la dipendenza dal gas russo «potenziando la produzione rinnovabile», come ha dichiarato il ministro dell’economia.