La minaccia. I dazi Usa sul Parmigiano, primo test di diplomazia per il governo
Il taglio di una forma di Parmigiano Reggiano (foto Ansa)
La visita italiana di Mike Pompeo – che arriverà a Roma martedì – sarà un’ottima occasione per misurare le capacità diplomatiche del governo Conte-bis. C’è bisogno di proteggere l’export agroalimentare italiano, in particolare quello dei formaggi, e la missione non è impossibile.
Il problema nasce dalla disputa tra Unione Europea e Stati Uniti sugli aiuti di Stato al settore dell’aviazione civile. Sia gli Usa che l’Ue negli anni hanno sostenuto con risorse pubbliche i loro costruttori di aerei, rispettivamente Boeing e Airbus, dopodiché hanno fatto ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio ( Wto) per chiedere di essere risarciti per la distorsione del mercato provocata dagli aiuti di Stato dei rivali. La Wto ha dato ragione a entrambi.
Gli Stati Uniti, che hanno fatto causa per primi, lunedì dovrebbero ottenere dall’arbitrato della Wto il diritto di incassare il loro “risarcimento” imponendo dazi su merci europee (l’Ue dovrà invece aspettare l’anno prossimo per una decisione analoga). Gli Stati Uniti hanno compilato due liste di prodotti che potrebbero tassare: una più ampia e generica, con 374 merci il cui export negli Usa vale 21 miliardi di dollari all’anno, e una più ristretta, con 89 merci e 4 miliardi di dollari di valore, che comprende eccellenze italiane come il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, il Pecorino Romano, ma anche l’olio di oliva e il prosciutto.
Le due liste valgono 25 miliardi di dollari. Ma secondo le indiscrezioni emerse nelle ultime settimane la Wto riterrà ammissibile che gli Usa tassino, con dazi fino al 100% del valore del prodotto, merci europee per un valore annuo dell’export tra i 7 e gli 8 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti dovranno quindi decidere quali merci colpire, tra le oltre 400 indicate nelle due liste.
È in questo spazio che il governo può muoversi per ottenere che tra i prodotti su cui gli Usa introdurranno i nuovi dazi non ci siano merci italiane. Anche perché Airbus è un consorzio “europeo” ma più precisamente nasce come creatura franco-tedesca nella quale poi sono entrati Spagna e Regno Unito. L’Italia è quindi l’unica grande economia europea a non farne parte. «È sconcertante che per un’azione che riguarda il settore aerospaziale si vogliano introdurre dazi sull’agroalimentare europeo per cui il Paese più penalizzato sarebbe proprio il nostro» ha detto ieri Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, parlando dal Villaggio che gli agricoltori hanno organizzato in questi giorni a Bologna.
Prandini si è rivolto direttamente a Giuseppe Conte, che sabato ha visitato il Villaggio. Il presidente del Consiglio ha ammesso che l’imposizione dei dazi americani «ci farebbe molto male, per cui – ha detto a Coldiretti – vi posso assicurare che avrete la massima attenzione del governo e la mia personale». Conte però ha anche precisato che ottenere l’esenzione per i nostri prodotti «non è facile, perchè nonostante gli ottimi rapporti, anche personali, e gli ottimi rapporti tra i due Paesi, siamo in un quadro di negoziato in cui gli Stati Uniti difendono i loro interessi nazionali e, come sempre, anche noi difendiamo i nostri interessi nazionali».
Secondo le stime di Coldiretti e del Consorzio di Tutela del Parmigiano Reggiano, se gli Usa tassassero al 100% il Parmigiano i dazi volerebbero da 2,15 a 20 dollari al chilo, portando il prezzo di un chilo di parmigiano a 60 dollari, un livello che porterebbe a un crollo dei consumi nell’ordine dell’80-90%. Un disastro per un prodotto in fortissima crescita: le vendite all’estero di Parmigiano e Grana nel primo semestre dell’anno sono aumentate del 16% in valore rispetto al 2018, con un’espansione del 26% negli Stati Uniti, che sono il secondo mercato dopo la Germania.