Tassonomia. Il Parlamento Ue dà a gas e nucleare un ruolo nella transizione energetica
Il nucleare "salvato" dal Parlamento europeo: sarà pèarte della transizione energetica
Anche nucleare e gas, sia pure per una fase transitoria, potranno esser considerati investimenti favorevoli al clima. Dopo giorni di suspence ieri il Parlamento Europeo a Strasburgo ha bocciato una proposta di obiezione (in sostanza un veto) al secondo atto delegato deciso dalla Commissione Europea sulla tassonomia. L’aggiornamento, cioè, dell’elenco degli investimenti in energie che sostengono l’obiettivo del Green Deal Ue (la neutralità climatica entro il 2050), per aggiungere alle classiche energie rinnovabili anche gas e nucleare per il periodo di «transizione». Un’indicazione agli investitori (anche la Bce ha già annunciato di voler acquistare titoli «verdi»), ma anche un riferimento per possibili finanziamenti pubblici. Questo mentre si aggrava la crisi energetica legata alla guerra di Mosca in Ucraina.
«Dobbiamo prepararci – ha avvertito in aula la presidente della Commissione Ursula von der Leyen – a ulteriori interruzioni dell’approvvigiona- mento di gas, anche a un taglio completo dalla Russia». Allarme crea lo stop per manutenzione, da lunedì prossimo, del gasdotto Nord Stream I, il timore è che sia la scusa per lo stop finale di Mosca. Della questione discuteranno i ministri dell’Energia in un Consiglio straordinario il 26 luglio. Il voto del Parlamento Europeo è stato chiaro: 328 hanno detto no alla proposta di obiezione, 278 sì, 33 no. A questo punto l’atto delegato può essere bloccato (entro l’11 luglio) solo da una maggioranza di 20 Stati membri pari ad almeno il 65% della popolazione Ue, una soglia davvero ardua da raggiungere. Insomma, è ormai praticamente certo che la nuova tassonomia entrerà in vigore così com’è dal primo gennaio 2023. «Questo voto – si è rallegrata la commissaria ai Servizi Finanziari, Mairead McGuinness – è un riconoscimento importante del nostro approccio pragmatico e realistico nell’aiutare molti Stati membri nel loro percorso di transizione verso la neutralità climatica». La Commissione sottolinea che l’obiettivo resta il pieno passaggio alle rinnovabili ma che gas e e nucleare sono indispensabili per la fase di transizione, durante la quale non è possibile sostituirle con fonti rinnovabili. In particolare per il gas, sono previste condizioni rigorose. Anzitutto i gestori di centrali a gas naturale dovranno esser passati a gas a basse emissioni entro il 2035. Inoltre, per rientrare nella tassonomia una centrale a gas naturale fino al 2030 non dovrà superare i 270 grammi di Co2 equivalenti per Kwh, ovvero emissioni medie di 550g Co2 equivalenti per Kw in 20 anni. Per il nucleare la transitorietà è meno evidente: sarà possibile avviare nuove centrali nucleari fino al 2045, fino al 2040 sarà possibile aggiornare quelle esistenti. È stata una battaglia durissima, con due fronti contrapposti: chi sosteneva l’impossibilità di fare a meno del nucleare (soprattutto la Francia) né del gas (soprattutto la Germania).
Dalla loro molti Stati dell’Est. Contro il veto parlamentare ieri ha votato una buona parte dei Popolari e dei liberali di Renew (che contano i macroniani), nonché i conservatori e la destra euroscettica. A rigettare il testo di Bruxelles invece i Paesi nordici, e altri come il Lussemburgo e l’Austria. Vienna e il Granducato hanno già annunciato un ricorso di fronte alla Corte di giustizia Ue. Contro la proposta della Commissione anche i Socialisti e democratici, i Verdi, la Sinistra Unitaria. Ancora una volta è saltata la «maggioranza Ursula», quella che nel luglio 2019 elesse Von der Leyen (Popolari, Socialisti e Renew). Spaccati gli italiani: Pd, M5S e Verdi hanno votato per il rigetto della proposta della Commissione, mentre Forza Italia, FdI, Lega e Italia Viva contro. «Ancora una volta – dichiarano i leghisti Marco Zanni e Marco Campomenosi – l’ideologia miope della sinistra fa i conti con la realtà e subisce una sonora sconfitta». «Vince la linea del buon senso » esulta il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani. «L’atto delegato – tuonano invece i M5S Fabio Massimo Castaldo e Laura Ferrara – è un danno per l’ambiente, per l’Italia e il futuro dell’Europa. Oggi (ieri ndr) vincono le lobby del gas e del nucleare ». Includere queste due fonti nella tassonomia, commenta anche il Pd Brando Bonifei, «non è nell’interesse né dell’Europa né dell’Italia». Furibonde anche molte ong, Greenpeace ha già preannunciato a un ricorso alla Corte Ue, mentre Monique Goyens, direttrice generale di Beuc, l’organizzazione europea dei consumatori, parla di «disastro».