Tendenza. Il mercato del lavoro ha bisogno di immigrati e rifugiati
Un gruppo di migranti soccorsi in mare
Il lavoro c'è, mancano i lavoratori. Quante volte è stata ripetuta questa frase. Estetisti, addetti della ristorazione, operai specializzati nelle rifiniture delle costruzioni. E poi fonditori, saldatori, lattonieri, calderai e montatori di carpenteria metallica sono altre figure professionali di cui c'è disperato bisogno. Oltre a raccoglitori di frutta e verdura. A fronte di queste lacune la domanda di lavoratori aumenta, non solo per il mese di agosto, ma anche sul lungo termine: da qui a ottobre se ne cercheranno il 2,3% in più rispetto al periodo analogo del 2023. Le opportunità sono tante e arrivano soprattutto dai settori del turismo e del commercio, oltre che dai comparti delle costruzioni, delle industrie alimentari, di bevande e di tabacco, dell'agricoltura. Le imprese, infatti, sono alla ricerca di lavoratori stranieri per coprire il 21,8% dei contratti programmati nel solo mese di agosto. Tanto che un'offerta di impiego su quattro tra quelle pubblicate dalle aziende è destinata a persone immigrate. Questa è la fotografia scattata da Unioncamere e dal ministero del Lavoro, che in un approfondimento del Sistema informativo Excelsior hanno analizzato i programmi di assunzione di industrie e imprese di servizi nei primi sette mesi del 2024. Da gennaio a luglio di quest'anno le aziende hanno pianificato di firmare 650mila contratti con personale straniero, ricercato soprattutto in alcuni settori specifici. A trainare la domanda di lavoro immigrato è il turismo: da questo comparto è arrivato il 20% di tutte le proposte dedicate agli stranieri e il 18,8% di tutti i contratti programmati nel settore è rivolto a loro.
Molte opportunità arrivano anche dai servizi di supporto a imprese e persone, come call center o attività di pulizia e manutenzione del verde. Da inizio anno questo settore ha destinato ai lavoratori immigrati un terzo delle assunzioni totali programmate (oltre 90 mila posti). La stessa proporzione vale nei servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio, un ramo in cui sono stati offerti più di 69 mila contratti. Emergono poi alcune differenze dal confronto con il 2023, anno record per la domanda di immigrati con oltre un milione di assunzioni. Nei primi sette mesi del 2024 la domanda di manodopera straniera è aumentata nelle costruzioni, mentre si è ridotta nelle industrie metallurgiche e nel settore dei prodotti in metallo. Nel complesso, per gli immigrati la curva delle offerte di lavoro è in salita. Già nel 2023 la richiesta ha subito un'impennata, raggiungendo il 19,2% della domanda complessiva proveniente dalle imprese. Si tratta del valore più alto registrato negli ultimi sei anni, superiore anche a quello già in forte crescita del 2022 (il 17,8% del totale).
Più di 137mila rifugiati in Italia
All'inizio del 2023, in Italia risiedono circa cinque milioni di cittadini stranieri (111mila in più rispetto all'anno precedente), l'8,7% del totale dei residenti. L'83,4% dei cittadini stranieri si concentra nel Centro-Nord. I cittadini non Ue sono più di 3,7 milioni, il 60% dei quali ha un permesso di soggiorno di lungo periodo. Lo si evince da Noi Italia-100 statistiche per capire il Paese di Istat. Nel corso del 2022 i nuovi permessi di soggiorno sono quasi 449mila, con un aumento dell'86% rispetto al 2021, dovuto alla crisi dei rifugiati provenienti dall'Ucraina. Per questo nel 2022 le motivazioni prevalenti dei nuovi ingressi sono le richieste di asilo e protezione internazionale (45,1%), passate da 31mila a 200mila (+556%), seguite dai ricongiungimenti familiari (28,1%) e dai motivi di lavoro (15,0%) in sensibile crescita rispetto al 2021 (+32,2%). Storicamente gli stranieri sul territorio italiano si concentrano soprattutto nelle ripartizioni del Centro-Nord, dove risiede l'83,4% degli stranieri residenti in Italia. Tendenza confermata anche dai permessi di soggiorno: l'85% è stato rilasciato o rinnovato soprattutto in Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto. L'incremento dei nuovi flussi di ingresso ha riguardato, invece, soprattutto il Sud e il Nord-Est. Il livello di istruzione degli stranieri, nel 2023, è ancora inferiore a quello degli italiani: circa il 48,9% degli stranieri, nella fascia 15-64 anni, ha conseguito al più la licenza media rispetto al 35,6% dei coetanei italiani; il 40,1% ha un diploma di scuola superiore e l'11,1% una laurea, a fronte, rispettivamente, del 44,3% e del 20,1% degli italiani della stessa fascia di età. Promuovere l'integrazione nel mondo del lavoro e migliori servizi per i rifugiati, facilitare l'accesso al credito a imprese guidate da donne e sostenere progetti realizzati nelle regioni di coesione. Questi sono gli obiettivi principali dell'accordo da 60 milioni di euro siglato da Gelsomina Vigliotti, vicepresidente della Bei-Banca europea per gli investimenti, e Anna Fasano, presidente di Banca Etica. Si stima che l'operazione contribuirà a stimolare investimenti nell'economia reale per oltre 165 milioni di euro, creando un impatto positivo duraturo nella società. Nello specifico, l'accordo è suddiviso in tre segmenti volti a supportare altrettante priorità. Il primo prevede che almeno il 30% delle risorse messe a disposizione dalla Bei sarà destinato a sostenere piccole e medie imprese guidate da donne. Il secondo segmento prevede che almeno il 30% dei fondi verrà destinato a progetti volti a migliorare le infrastrutture e i servizi sociali per i rifugiati, nonché a supportarne l'integrazione nel mondo professionale. Il terzo e ultimo segmento prevede che almeno il 30% delle risorse sarà destinato a progetti promossi da pmi che operano nelle regioni di coesione, contribuendo a rafforzare il tessuto economico e sociale, creare opportunità di lavoro e ridurre le disparità regionali. Inoltre, nell'ambito del programma Sifta-Social inclusive finance technical assistance, la Bei fornirà anche servizi di assistenza tecnica gratuiti.«Più di 137mila tra rifugiati e migranti, a maggio di quest’anno (dati Unicef Italia), sono presenti nel sistema di accoglienza italiano e tra questi, 21.255 minori stranieri non accompagnati. E se usciamo dai confini nazionali vediamo come nel mondo sono 120 milioni le persone in fuga, numero raddoppiato negli ultimi dieci anni come emerge dall’ultimo rapporto Global Trends dell’Acnur. Un trend che deve far riflettere e far ripensare il problema dei rifugiati e più in generale dell’immigrazione che da emergenza è diventato fenomeno endemico da gestire, magari con una politica di piccoli flussi. La cooperazione è protagonista attiva sul territorio di un percorso di accoglienza capillare e diffuso che andrebbe sostenuto con adeguate risorse economiche. Va ripensato anche il modello di accoglienza che dovrebbe puntare sulla gestione di piccoli nuclei distribuiti su tutto il territorio nazionale». Così Stefano Granata, presidente di Confcooperative Federsolidarietà. L’immigrazione «può diventare un’opportunità per chi arriva e per il Paese che ospita rifugiati, migranti e immigrati a patto che si punti sulla formazione e su un percorso di vera integrazione basato sull’inserimento lavorativo come fanno le nostre cooperative impegnate a dare risposte alle richieste di accoglienza anche nelle situazioni più estreme. Occorre mutuare dalle cooperative sociali le buone pratiche per l’integrazione». E così in cooperativa si tramandano mestieri artigianali che altrimenti andrebbero perduti e che invece possono rappresentare una opportunità di occupazione per chi arriva. Dalle cooperative impegnate sul fronte dell’immigrazione possono arrivare anche quelle risposte alla ricerca di personale che dal welfare all’agroalimentare stenta a trovare le figure professionali necessarie».Le buone pratiche
Numerosi i progetti di integrazione che riguardano migranti e rifugiati. Le buone pratiche sono state anche premiate nel corso della VI edizione del programma Welcome. Working for Refugee Integration, voluto da Acnur Italia. Nel 2023 sono stati attivati 11mila e 700 percorsi professionali che coinvolgono persone rifugiate, portando a 34mila il totale degli inserimenti realizzati dalla nascita del programma nel 2017 a oggi. Le aziende che in questa edizione hanno favorito l’inclusione lavorativa dei rifugiati sono 220, con un aumento del 32% rispetto alla precedente. In sette anni sono state premiate 742 aziende. La crescita riguarda ogni settore produttivo e coinvolge sia grandi aziende - sono 75 le premiate per gli inserimenti realizzati nel 2023, vs 58 nel 2022 e 35 nel 2021 - che pmi. Passando agli inserimenti, oltre a un aumento in valore assoluto (11.770 vs 9.300 per il 2022), va rilevato anche un incremento dei contratti a tempo indeterminato che passano dal 5% al 6%, mentre il 91% delle persone assunte ha ottenuto un contratto a tempo determinato. Complessivamente il numero delle donne rifugiate inserite passa dal 18% al 20%. La carenza di manodopera e il divario tra domanda e offerta nel mercato del lavoro tuttavia non sono sufficienti a spiegare le ragioni del crescente interessamento delle imprese verso i rifugiati: per il 39% delle aziende interpellate infatti: “Contribuire a promuovere una società più inclusiva” rappresenta la spinta principale a partecipare a Welcome, mentre il 25% afferma di aver assunto rifugiati perché crede nell’importanza di un “maggiore impegno verso la comunità”. L’8% segnala inoltre “l’indisponibilità di giovani italiani per le mansioni ricercate”, un dato in crescita rispetto al 4% del 2022. Tra i settori delle aziende premiate, si conferma al primo posto “alloggio e ristorazione” con il 21%, davanti a “attività manifatturiere” al 18%, mentre sale al 13% quello delle costruzioni. In questa VI edizione, l’Acnur ha assegnato inoltre il logo We Welcome a 55 cooperative, onlus, fondazioni, associazioni di categoria, sindacati, servizi per il lavoro ed enti locali che, a vario titolo, si sono impegnati per favorire l’inclusione nel mercato del lavoro dei richiedenti asilo e beneficiari di protezione internazionale. Il ruolo delle organizzazioni della società civile che supportano il programma a livello locale si dimostra sempre più rilevante. Lanciato nel 2022, il network WelcomeNet conta oggi 100 associazioni distribuite su tutto il territorio nazionale. A fine dicembre dello scorso anno è stata inoltre lanciata on-line la piattaforma Welcome-in-one-click, uno strumento a favore di imprese, persone rifugiate e organizzazioni associate per rafforzare ulteriormente i percorsi di integrazione.