Tendenza. Il lavoro ibrido al tempo dell'intelligenza artificiale
La tecnologia consente di aumentare le opportunità di lavoro ibrido
Così cambiano le opportunità professionaliIn un mondo del lavoro trasformato dalla digitalizzazione, emergono delle novità riguardanti l’introduzione delle nuove tecnologie in settori professionali precedentemente considerati “tradizionali”. AppLavoro.it, il portale per la ricerca e l’offerta occupazionale in Italia, ha voluto approfondire alcuni aspetti di questi mutamenti in atto, tirando le somme di quel che sta accadendo in Italia e agli iscritti al proprio portale nell’ultimo anno. La flessibilità introdotta dallo smart working in era pandemica ha già prodotto buoni frutti, sia in termini di conciliazione vita-lavoro sia di moltiplicazione delle opportunità professionali. Secondo i dati raccolti tra i propri iscritti, un terzo degli utenti di AppLavoro.it è costituito da personale già impegnato, ma ancora iscritto al portale di ricerca lavorativa, dunque orientato verso la possibilità di lasciare l’impiego attuale, soprattutto se temporaneo o svolto a tempo parziale, per svolgerne uno più vicino alle proprie competenze, agli interessi e alle personali aspettative economiche. In alternativa, vorrebbe svolgere una seconda attività, da affiancare al lavoro principale, in forma occasionale, autonoma o a tempo parziale, nei ritagli di tempo, visto che il lavoro agile velocizzerebbe i processi produttivi e, di fatto, dal 2020 abbatte i tempi necessari per gli spostamenti fisici dei lavoratori. Dall’analisi condotta studiando i profili di lavoratori e aziende è emerso che le competenze digitali investano ormai i settori produttivi in modo trasversale. Nel 2023, tra le professioni più richieste dalle aziende iscritte al portale compaiono: insegnanti, operatori di call center, software developer, sviluppatori, contabili, consulenti commerciali, personale di segreteria, architetti, grafici e designer, ovvero professioni che da tempo è possibile svolgere da remoto e dal proprio domicilio. Accanto a queste, resistono quei mestieri che richiedono un apporto umano diretto maggiore, per esempio le aziende inserite nel settore della produzione e dell’artigianato (18%), seguite dalle imprese che impiegano personale amministrativo e di segreteria (16%), del commercio (13,25%), della logistica e dei trasporti (6,6%). Tutti questi comparti prevedono ormai mansioni facilmente attuabili su base ibrida, ossia svolte dall’uomo con l’ausilio delle nuove tecnologie, soprattutto per le attività di ideazione, pianificazione, coordinamento delle attività e gestione dei dati. La tecnologia e l’intelligenza artificiale sono al servizio della creatività, non solo di architetti, grafici e designer (che costituiscono l’1,3% dei professionisti iscritti al portale), ma anche di parrucchieri ed estetisti (il 2%). Per quel che riguarda l’ambito della medicina e della salute (il 6,25% dei lavoratori iscritti al portale), sappiamo (dai dati forniti dall’Osservatorio della Sanità Digitale del Politecnico di Milano) che, dopo l’esperienza della telemedicina in era Covid, otto medici su dieci si dicono interessati all’utilizzo della televisita e del telemonitoraggio di pazienti o persone anziane, mentre il 47% dei medici specialisti e il 39% dei medici di medicina generale in Italia utilizza attualmente il teleconsulto. Tuttavia, il settore stenta a ristrutturarsi e a innovarsi in termini dell’utilizzo delle tecnologie digitali. Lo stesso non si può dire per il settore del recruiting, uno dei pochi che nel nostro Paese ha saputo cogliere tempestivamente le opportunità aperte dal digitale: Internet e la digitalizzazione hanno già trasformato le modalità per cercare e offrire un impiego da molti anni, grazie a siti e app: la stessa Applavoro, è una delle piattaforme esistenti in Italia, sin dalla fondazione, avvenuta nel 2019 ad opera dell’imprenditore Marco Contemi, si avvale di tutti gli strumenti attualmente disponibili nel mondo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ha introdotto, ancor prima dello scoppio della pandemia da Covid-19, il servizio delle video-presentazioni dei candidati ai posti di lavoro alle aziende che utilizzano la piattaforma per la ricerca e selezione del personale, direttamente on line, ottimizzando e velocizzando l’incontro tra domanda e offerta di lavoro rispetto a un centro per l’impiego tradizionale. Insomma, dalle fabbriche al terziario, tutti i settori produttivi stanno subendo una rapida evoluzione digitale che vede le professioni legate alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione fare da capofila a tutte le altre. Baluardo del lavoro analogico o non digitale restano gli addetti alle pulizie, i manutentori, gli elettricisti, i cuochi, gli addetti alla ristorazione, agricoltori e un’enorme fetta di professioni che, per loro natura, richiedono il lavoro a contatto diretto e l’impiego di risorse mentali tipicamente umane: l’intuito, la creatività, la capacità decisionale, la comprensione delle situazioni, che l’intelligenza artificiale non è in grado di operare.
Una app per lo smart working
Lo smart working approda in città, ma anche in periferia e in provincia, con la possibilità di prenotare, anche con solo un’ora di anticipo e a prezzi competitivi, in strutture non convenzionali, come hotel, dimore storiche, coworking indipendenti, sedi associative e luoghi privati. Questo è il modello di business di Urbnx, la start up innovativa che ha creato una piattaforma per il lavoro agile che connette luoghi e lavoratori. In sostanza, a differenza dei tradizionali coworking, la società agisce come soggetto intermediario tra utenti e gestori degli spazi, trattenendo una commissione sul servizio fornito. La start up, operativa da pochi mesi, è già forte di numeri promettenti: oltre 70 strutture sul territorio italiano, dentro e fuori le città, principalmente nel Nord, di cui 20 a Milano, più di 300 utenti registrati, circa 3.500 download dell’app e 1.800 visite giornaliere al sito. Per espandere la propria presenza in Italia e all’estero, la start up innovativa di Abano Terme (Padova) ha appena lanciato una campagna di crowdfunding su CrowdFundMe SpA, portale di crowdinvesting quotato su Borsa Italiana, puntando a un primo obiettivo di 80mila euro e uno massimo di 400mila. «Urbnx è presente oggi nel Nord Italia con quasi 80 location e il numero aumenta ogni settimana - sottolineano i fondatori Giovanni Peracin, marketing executive con 25 anni di esperienza nel settore della moda (da Levi Strauss a Benetton) e Alberto Nathansohn, con alle spalle una carriera manageriale in grandi aziende come Bulgari, Benetton e Pirelli -. Milano e altre grandi città hanno già oggi vari spazi di lavoro accessibili tramite la nostra piattaforma, così come il resto della Lombardia e del Veneto. I lavoratori agili possono trovare già degli spazi Urbnx in Liguria, Piemonte e Lazio e il nostro obiettivo per il 2024 è di espandere la presenza in nuove regioni, con priorità verso Emilia-Romagna e Toscana. Prevediamo inoltre di avviare lo sviluppo di almeno una seconda nazione in Europa. Stiamo studiando Germania e Francia che potrebbero essere le prime a sostenere la nostra crescita». Mediante la piattaforma e l’app si possono facilmente prenotare, anche con breve preavviso, postazioni di lavoro collocate all’interno di hotel, spazi di coworking indipendenti, bar, ville storiche e, nel prossimo futuro, anche in spazi pubblici come musei, stazioni, associazioni sportive e club privati. Chiunque disponga di spazi poco utilizzati, ma adatti al lavoro agile, può metterli a disposizione. L’azienda sta poi sviluppando un network strategico, costituito da accordi commerciali con alcune delle più importanti catene di hotel in Italia, tra cui Starhotels Group, Hyatt, Best Western e Novotel. La domanda di smart working in Italia è sempre più alta. Secondo le stime dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, dopo i picchi della pandemia e una marginale contrazione negli ultimi due anni, nel 2023 i lavoratori da remoto nel nostro Paese si attestano a 3,585 milioni, in leggera crescita rispetto ai 3,570 milioni del 2022, ma in aumento del 541% rispetto alla situazione pre-pandemia, con la previsione di raggiungere i 3,6 milioni nel 2024. Lo smart working ha inoltre effetti importanti sull’ambiente: due giorni a settimana di lavoro da remoto evitano l’emissione di 480kg di CO2 all’anno, per persona, grazie alla diminuzione degli spostamenti e al minor uso degli uffici. I fondi raccolti saranno impiegati per sostenere l’avviamento di nuovi luoghi in Italia ed Europa, per sviluppare l’offerta commerciale e il perfezionamento delle prenotazioni e per attività di marketing. Per saperne di più sulla campagna di crowdfunding: https://www.crowdfundme.it/projects/urbnx/.