Tendenze. Il lavoro domestico resiste alla crisi
Crescono i lavoratori domestici
Nel 2020 crescono i lavoratori domestici. Secondo i dati Inps, nel 2020 in Italia si contano quasi 921mila lavoratori assunti dalle famiglie italiane. Per la prima volta dal 2012 i dati relativi al lavoro domestico sono in crescita (+7,5%). Domina, l’associazione datoriale firmataria del Ccnl di categoria, esamina i motivi della crescita di questi lavoratori nell’anno dell’emergenza sanitaria.
Chi sono i lavoratori domestici. Sebbene gli stranieri siano ancora in netta maggioranza (68,8%), crescono i lavoratori domestici italiani. Nel 2011 gli italiani che trovavano impiego nel settore erano solo il 20%, nel 2020 sono saliti al 31%. Analizzando la tipologia di contratto, il 52% dei lavoratori domestici è assunto come colf, mentre il 48% come badante (nel 2011 le badanti rappresentavano appena il 34% dei lavoratori domestici totali). La prima area di provenienza rimane l’Europa dell’Est (38,2%), significativa anche la presenza asiatica (15%), di cui oltre la metà viene dalle Filippine. Infine America (9%) e Africa (6,2%), soprattutto area mediterranea.
Secondo Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina, «l’emergenza sanitaria ha portato un aumento del fabbisogno di assistenza da parte delle famiglie, soprattutto per i bambini (con le scuole chiuse) e gli anziani soli. Nel 2020 si è registrato un aumento delle assunzioni, anche grazie al bonus baby sitter. Tuttavia, il lavoro nero rimane ancora forte nel settore domestico».
Cosa si nasconde dietro la crescita del 2020. Secondo l’analisi di Domina, la crescita registrata dopo anni di flessione continua è dovuta principalmente a due fattori: in primo luogo il blocco (prima ondata di Covid-19, marzo-aprile 2020) ha portato alla necessità di regolarizzare i lavoratori domestici, altrimenti impossibilitati a recarsi al lavoro. Questa situazione ha portato a far aumentare le assunzioni a marzo 2020 e a un saldo positivo nel mese di 20mila unità. Il secondo fattore che ha portato a una crescita è stata la possibilità di regolarizzare il personale domestico grazie alla norma che ha regolato l’emersione di rapporti di lavoro irregolari per far fronte all’emergenza Covid-19 nel settore agricolo e in quello del lavoro domestico (decreto Rilancio n. 34 del 19.5.2020, art. 103). Al termine del periodo valido per la regolarizzazione (1 giugno-15 agosto), le domande presentate per il comma 1 sono state 207.542, di cui 177mila nel settore domestico (85%). È possibile che le domande di regolarizzazione non abbiano ancora concluso l’iter procedurale e quindi gli effetti di questa sanatoria non siano ancora visibili, come evidenziato dalla crescita dei lavoratori domestici per nazionalità.
A crescere sono stati soprattutto i lavoratori italiani. Domina evidenzia come la crescita rispetto al 2019 è stata di 64mila unità ed ha riguardato per il 51% italiani. In particolare il 32% della “crescita” è dovuto a colf di nazionalità italiana e il 19% a badanti autoctoni. Risultato importante se si pensa che attualmente la maggior parte dei lavoratori domestici è straniera (69%). Nella precedente sanatoria (2012), i dati Inps evidenziavano una crescita di lavoratori stranieri di quasi il 14% (+100 mila dal 2011 al 2012), mentre la variazione degli italiani era più contenuta (6,1%). Nel 2020, invece, a crescere del 13% sono gli italiani, mentre gli stranieri registrano una crescita del 5,3% (+32mila unità).
Anche per Andrea Zini, presidente di Assindatcolf-Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, «la pandemia non frena il settore domestico regolare, che cresce del 7,5% rispetto ai livelli pre-Covid, non superando tuttavia il milione di addetti. Da 848.987 colf, badanti e baby sitter regolari censite nel 2019, si passa 920.722 del 2020». «L’incremento – spiega Zini – era atteso e interrompe un trend di decrescita iniziato nel 2013. Tuttavia, seppur trainato dalla procedura di regolarizzazione introdotta lo scorso anno con il dl Rilancio, ci saremmo aspettati un incremento ben maggiore e soprattutto relativo alla componente straniera. Stando ai dati dell’Inps, infatti, la componente italiana è cresciuta di più (+12,9% rispetto all’anno precedente) rispetto a quella straniera (solo +5,2% rispetto all’anno precedente), ma i numeri assoluti sono quasi identici +32mila italiani e fronte di +31mila stranieri. I conti quindi non ci tornano: su oltre 200mila istanze presentate nell’ambito della procedura di regolarizzazione che si è chiusa ad agosto del 2020, oltre 176 mila hanno infatti riguardato il lavoro domestico. Sebbene l’iter della sanatoria abbia subito un rallentamento e la maggior parte delle procedure non sia ancora arrivato a conclusione i rapporti avrebbero dovuto essere già denunciati all’Inps, ci chiediamo dunque che fine abbiano fatto questi lavoratori. Complessivamente ora più che mai torniamo a chiedere al governo di introdurre degli incentivi all’assunzione per il comparto domestico soprattutto nella forma della deducibilità fiscale dei costi».