Mobilitazione. «Il governo scorda gli impegni presi sul lavoro festivo»
Il centro commerciale di City life, che sarà aperto a Ferragosto. (Fotogramma)
Continua a tenere banco il tema della liberalizzazione degli orari di lavoro e delle aperture nei giorni festivi nel settore del commercio. Da tempo impegnata nella battaglia per una regolamentazione e per un’organizzazione e condizioni del lavoro sostenibili per le centinaia di migliaia di dipendenti, la Fisascat Cisl alla vigilia di Ferragosto indica la necessità di «porre un freno alla liberalizzazione selvaggia degli orari di apertura dei negozi introdotta nel 2011».
«Il giorno di festa sia dedicato alle relazioni familiari e sociali pertanto gli esercizi commerciali restino chiusi e comunque il lavoro festivo sia riconducibile alla esclusiva volontarietà della prestazione espressa dal lavoratore » chiede la federazione sindacale del commercio, turismo e servizi della Cisl che rinnova l’invito rivolto assieme a Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs a Luigi di Maio «a convocare i sindacati per definire una soluzione condivisa per porre fine al disagio a cui sono esposti oltre tre milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori del commercio al dettaglio e della grande distribuzione organizzata». «Crediamo sia giunto il momento di ricondurre il tema delle aperture commerciali alla concertazione tra governo e parti sociali maggiormente rappresentative, alla quale affidare la competenza sul calendario di aperture, ed alla contrattazione decentrata aziendale» ha aggiunto Davide Guarini, il segretario generale.
Prosegue intanto la mobilitazione dei sindacati a livello locale, ricorda la Fisascat: il 15 agosto le federazioni regionali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UIltucs hanno indetto sciopero in Toscana, Lazio e Puglia mentre in Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo e Molise le tre sigle invitano i lavoratori ad astenersi dal lavoro. Il governo aveva messo le regole sul lavoro festivo tra i primi nodi da affrontare, ma per ora non c’è stata ancora nessuna risposta da parte di Di Maio.
«La nostra richiesta di avvio di un confronto al ministro di Maio è rimasta inascoltata e intanto ci si avvicina alla festività dell’Assunta, durante la quale molti lavoratori si ritroveranno a dover garantire la copertura di un ulteriore turno di lavoro», attacca Maria Grazia Gabrielli segretaria generale della Filcams Cgil, che dal 2012 porta avanti La Festa Non si vende, una campagna contro la liberalizzazione indiscriminata degli orari e delle aperture commerciali. I fautori del decreto Salva Italia – secondo Gabrielli – «promettevano un rilancio dei consumi e l’aumento dell’occupazione, ma, dopo più di sei anni, è ormai certo che questi obiettivi non sono stati raggiunti. Anzi, al di là delle numerose procedure di licenziamento collettivo avviate e l’abbandono delle aree del Mezzogiorno da parte delle aziende della distribuzione, la poca occupazione creata si è attestata su contratti a termine e part time involontari, a cui si sono aggiunti lavoro somministrato, contratti a chiamata, stage, promoter e merchandiser oltre al ricorso sempre più frequente a esternalizzazioni, terziarizzazioni e appalti, in un tentativo sempre più esasperato da parte delle imprese del settore di contenere il costo del lavoro».
Le condizioni di lavoro degli addetti del settore sono inevitabilmente peggiorate, con turni di lavoro ormai strutturalmente spalmati su 365 giorni l’anno e con la sperimentazione dell’orario 24 ore su 24; alle difficoltà nella conciliazione dei tempi vita e di lavoro si aggiunge peraltro un’indisponibilità sempre più diffusa da parte delle imprese a contrattare anche il riconoscimento economico per i turni di lavoro domenicali.