Vertice sul clima. Il G20 trova la quadra (almeno) sull'ambiente
Mentre da piazza Dante attivisti, movimenti antagonisti e associazioni inscenavano un finto funerale della Terra (non senza qualche momento di tensione con la polizia), al Palazzo Reale di Napoli i ministri dell’Ambiente del G20 davano il via libera alla dichiarazione finale del primo dei due giorni di vertice che oggi avrà toni molto più divisivi. Se l’incontro di ieri è stato infatti dedicato alla tutela degli ecosistemi e della biodiversità, oggi al centro ci saranno energia, clima e decarbonizzazione, con fronti ben più contrapposti in vista della prossima conferenza dell’Onu sul clima, la Cop26 di Glasgow, dal 31 ottobre al 12 novembre. In quell’occasione, i Paesi aderenti all’Accordo di Parigi dovranno aggiornare i loro impegni alla riduzione dei gas serra, le cosiddette National determined contributions (Ndc). Ma già da ora sembra delinearsi un asse europeo-statunitense (in cui l’Italia vuole giocare un ruolo da protagonista) che proverà a forzare la mano a Cina, India e Russia. «È vitale che resistiamo alla tentazione di ricostruire le nostre economie sul modello pre-pandemia – ha esortato ieri nel suo discorso di apertura dei lavori il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani –. Il Covid-19 ci ha offerto una possibilità di immaginare nuovi e migliori modi di organizzare le nostre società». Cingolani ha quindi invocato «un’azione globale coraggiosa, congiunta e immediata. Impossibile ignorare le prove scientifiche dei rapporti Ipcc e Ipbes sui cambiamenti climatici. I tragici eventi meteorologici a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi e persino giorni dimostrano che il nostro sistema climatico sta subendo gravi disagi». Lo stesso, ha proseguito, «vale per gli ecosistemi naturali e la biodiversità».
Il grido della Terra
Sono d’altronde ancora negli occhi di tutti le immagini provenienti dalla Germania, dove alluvioni di proporzioni storiche hanno provocato almeno 122 morti e 155 dispersi. Inondazioni stanno colpendo anche la Cina centrale, mentre gravissimi incendi hanno già distrutto un milione e mezzo di ettari di bosco in Siberia e devastato 12 Stati Usa. I cambiamenti climatici che già da anni minacciano il Sud del mondo – che peraltro contribuisce in maniera limitata all’inquinamento – spaventano ormai anche i Paesi più ricchi. Ecco perché, sottolineano gli esperti, bisogna agire in fretta contro il cambiamento climatico. Ma all’interno del G20 le divisioni restano: la giornata di oggi su clima ed energia sarà una cartina di tornasole importante.
Cingolani ieri ha avuto un colloquio con l’inviato speciale Usa per il clima, John Kerry, e con la ministra francese Barbara Pompili. Italia e Usa, in particolare, stanno mettendo a punto una strategia comune con l’obiettivo di mantenere in questo decennio il riscaldamento globale entro 1,5 gradi e aumentare il ricorso alle rinnovabili. In vista di Glasgow, insomma, si punta ad azioni ambiziose.
La soddisfazione di Cingolani
Cingolani non ha nascosto ieri la sua soddisfazione per l’accordo raggiunto, dopo settimane di negoziato, sulla dichiarazione finale del G20 di ieri: «È la prima volta che il G20 riconosce l’interconnessione tra clima, ambiente, energia e povertà: non era un passaggio scontato, finora erano settori considerati separati», ha sottolineato Cingolani, secondo cui «si passa dal modello di sviluppo di una finanza che era a spese del pianeta a un modello che è a favore del pianeta». Dieci le linee di intervento indicate dal documento, tra cui la lotta al degrado del suolo, l’uso sostenibile dell’acqua, la sicurezza alimentare.
Oggi, però, la partita si preannuncia molto più in salita. Sembra improbabile, infatti, che il vertice possa produrre impegni finanziari vincolanti e le bozze circolate finora mancano di un chiaro piano politico. Alcuni Paesi, come l’Argentina, chiederebbero una cancellazione parziale del debito dei Paesi in via di sviluppo per finanziare la propria transizione ecologica. Brasile, Arabia Saudita e Indonesia sarebbero invece tra i Paesi che, con India e Cina, continuano a resistere ai tentativi della presidenza italiana di rendere più vincolanti i termini dei documenti finali del vertice. I Paesi ricchi si erano impegnati a versare 100 miliardi di dollari ai Paes vulnerabili: «Oggi siamo a 60 miliardi», ha ricordato Cingolani. Consapevole che questa sarà una delle battaglia cruciali del confronto.
L'appello dell'arcivescovo
"Sorelle e fratelli potenti, governanti di ricche nazioni e grandi Stati, nel darvi il benvenuto anche a nome della Chiesa napoletana in questa terra generosa e accogliente, vi chiedo perdono se in questo mio discorso oserò prendere la parola a nome vostro. Prendo indebitamente in prestito il vostro prestigio e l'attenzione che esso comporta per rivolgermi a quanti non godono di alcun privilegio e di alcun diritto. A nome vostro, sorelle e fratelli primi, parlerò agli ultimi". Si apre così il lungo messaggio che l'arcivescovo
metropolita di Napoli, don Mimmo Battaglia, indirizza ai ministri del G20 riuniti nel capoluogo campano. "In questi giorni -continua l'arcivescovo - nella nostra amata città, si riuniscono quanti hanno diritto ad un nome e a un'opinione, coloro che ascolti in silenzio e che non osi interrompere, la cui parola si trasforma in azione se solo lo vogliono, se solo lo desiderano. Allora dico ai poveri: gridate! Gridate il vostro bisogno di dignità e di uguaglianza! Gridate come la vedova che chiede insistentemente giustizia al giudice (finanche se il giudice fosse corrotto)! Non si arresti il vostro grido per ottenere giustizia da quanti hanno una parola efficace. Prima o poi, fratelli miei poveri, sorelle mie povere, questo grido si farà storia e come seme cadrà sulla terra buona. Non siate indifferenti a quanto accade intorno a noi, siate voce nel deserto per un mondo alla deriva. E tu, Chiesa di Dio, chiamata a
difendere il diritto dei poveri, la dignità degli ultimi, unisciti al loro coro e alza la tua voce: questo è il tempo opportuno per la tua profezia"