Economia

Protocollo d'intesa. Il futuro di Farmindustria passa dalla formazione

Maurizio Carucci venerdì 5 luglio 2024

Il taglio del nastro del Campus

L’industria farmaceutica guarda al futuro. Per questo intende favorire la formazione di professionalità altamente qualificate e specializzate, in particolare nelle discipline Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) attraverso la promozione della partecipazione delle imprese alle attività formative universitarie, post-universitarie (scuole di specializzazione, master e dottorati industriali) e alla didattica integrativa. È l’obiettivo del protocollo d’intesa tra il ministero dell’Università, Farmindustria e Crui (Conferenza dei rettori delle Università italiane), firmato ieri a Roma durante l’assemblea di Farmindustria dal ministro dell’Università e della Ricerca Annamaria Bernini e dal presidente di Farmindustria appena rieletto Marcello Cattani. L’intesa poi vuole anche «trattenere e valorizzare i talenti presenti nelle Università e nelle imprese italiane e attrarre quelli all’estero; supportare, nell’ambito del nuovo Piano Mattei per rafforzare la cooperazione con l’Africa, iniziative per la formazione e lo sviluppo di competenze, e progetti congiunti tra imprese e istituzioni in materia di ricerca applicata e innovazione».

«Siamo al primo posto a livello mondiale per crescita dell’export tra il 2021 e il 2023. È il traguardo raggiunto dall’industria farmaceutica in Italia grazie a imprese, internazionali e nazionali, che continuano a investire nel Paese. È l’export che traina la produzione e che fa registrare record su record. Farmaci e vaccini sono il secondo settore made in Italy per saldo estero, 17 miliardi di euro nel 2023. La quota dell’export farmaceutico sul totale manifatturiero è passata dal 3,8% all’8,3% in 20 anni», ricorda il presidente di Farmindustria. Inoltre la produzione tocca i 52 miliardi di euro nel 2023 e oltre 49 di export, nonostante le difficoltà causate dall’aumento dei costi del 30% rispetto al 2021. Gli investimenti sul territorio sono di 3,6 miliardi, di cui due in ricerca e sviluppo. Gli addetti sono 70mila (+2% nel 2023 e +9% in cinque anni), con un incremento di quasi il 20% di under 35 negli ultimi cinque anni e con un’elevata presenza di donne, il 45% del totale. Senza dimenticare che negli ultimi cinque anni «le domande di brevetto farmaceutico nel Paese sono aumentate del 35%».

Insomma la farmaceutica è uno dei fiori all’occhiello del made in Italy, «ma ci sono criticità sul tema dei pay back: non è possibile che questo settore paghi le scelte dei costi delle Regioni. Il pay back penalizza le imprese, la ricerca e sviluppo», afferma Emanuele Orsini, presidente di Confindustria.