Saipem, del gruppo Eni, ha ottenuto dal
consorzio internazionale South Stream Transport un appalto del
valore di 2 miliardi di euro per la costruzione della primo
linea del tratto offshore nel Mar Nero del gasdotto che porterà
il gas russo nell'Europa sud-orientale. Lo ha comunicato la russa Gazprom.
Il contratto è stato firmato dal direttore esecutivo di South Stream Transport Oleg Aksiutin e dal vice presidente di Saipem Stefano Bianchi.
Si tratta della prima di quattro pipeline di 931 km. Proprio nei
giorni scorsi il consorzio, controllato al 50% da (20% Eni e 15%
a testa per la francese Edf e la tedesca Wintershall) aveva
annunciato di voler firmare entro marzo alcuni contratti di
costruzione del tratto offshore sotto il Mar Nero.
Intanto l'Eni ha in ballo il rinnovo dei contratti per le forniture di gas russo. L'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, punta ad
accelerare e a chiudere con Gazprom entro aprile. Lo ha detto al "Sole 24 Ore".
Il manager ha spiegato: "Ho
visto l'ad di Gazprom Alexey Miller, non sarà una negoziazione
facile". Dopo la
partita sul gas 2014, ha proseguito, "potremo a rinegoziare nel
2015 perchè a me va bene fare un tagliando tutti gli anni: il
mio obiettivo è adattare il gas ai prezzi competitivi sui
mercati in cui lo andiamo a vendere, inclusi i costi di
trasporto. E se il negoziato non andasse a buon fine a quel punto si andrà in arbitrato". Ci sono poi le trattative con l'algerina Sonatrach "il cui contratto scade a ottobre, e poi dovremo rinegoziare il gas libico ma lì fino a
quando non avremo un interlocutore solido faccio fatica a
negoziare".
Di certo, ha osservato Scaroni, il negoziato si inquadra
nel mezzo dello scontro tra Mosca e il Governo di Kie. A suo
giudizio, "non sarà una crisi di breve durata perchè
l'Ucraina è un paese lacerato al suo interno e tutto ciò
rende complicato arrivare a una soluzione rapida". E ad ogni
modo, "se anche si arrivasse a uno stop dei flussi di gas verso
l'Europa, non ci sarebbero problemi nel breve termine. Nel tempo, però, se ciò dovesse accompagnarsi a difficoltà su
altri fronti, la Libia o l'Algeria, sarebbe difficile
fronteggiare una simile situazione".
Scaroni ha osservato che "i soldi per
pagare il gas agli stessi prezzi dell'Europa il governo ucraino
non li ha. O l'Ue interviene con degli aiuti oppure per alcuni
anni non saranno in gardo di pagare per quel prezzo".
Comunque, il manager ha detto di non aspettarsi sanzioni da
parte dell'Ue che impediscano all'Europa di rifornirsi di gas
russo. "Se ciò accadesse - ha affermato - il quadro sarebbe
complicato visto che Mosca assicura il 35% delle forniture
europeee. Nel breve-medio periodo, sarebbe difficile immaginare
un'alternativa. Noi possiamo decidere di azzerare la nostra
dipendenza dal gas russo ma ciò richiede un programma a lungo
termine: shale gas in Europa, importazioni di shale gas dagli
Stati Uniti, più nucleare, forse anche più carbone".
Per quanto riguarda invece il South Stream, "la posizione
dell'Ue di opposizione o meno al progetto sembra non essere
stata ancora presa. Se Bruxelles sceglie di abbandonare il
South Stream, dobbiamo risolvere rapidamente il problema di
diversificare le nostre fonti. Se invece si decide di
accelerare, si evita il problema Ucraina ma la dipendenza dalla
Russia continuerà".
E sempre a proposito di crisi ucraina,
Scaroni ha aggiunto: "Mi viene da dire che per fortuna abbiamo
chiuso la cessione di Artic Russia prima che succedesse tutto
questo. Se avessimo dovuto chiudere ora, faremmo fatica. E lo
stesso vale anche per l'accordo appena concluso con Statoil:
chi ha gas adesso ha un bene più raro di quello che aveva un
mese e mezzo fa".