L'indagine. Il «falso» ruba 35 miliardi alle realtà del made in Italy
La contraffazione è una vera e propria piaga per l’economia italiana. Secondo i dati più recenti, soltanto nel nostro Paese, il mercato del falso produce un fatturato di oltre dieci miliardi di euro. In tutta Europa si aggira attorno agli 85 miliardi, soprattutto a causa di scarsi controlli doganali. Inoltre, per Indicam, organizzazione impegnata nella lotta alla contraffazione dei prodotti di marca, il falso procura un danno all’erario di circa 5,7 miliardi di euro di gettito con un impatto occupazionale stimato attorno a 87mila posti di lavoro persi.
I prodotti maggiormente contraffatti sono i dispositivi informatici (circa 2,3 miliardi di euro) mentre, in termini relativi, si sono registrati un 15,3% di falsi nella pelletteria e nelle borse, un 14,3% nei giocattoli e un 13,4% nell’abbigliamento.
La piaga dilagante della falsificazione – dai prodotti del lusso a quelli agroalimentari passando per i dispositivi tecnologici – rischia di compromettere il valore del made in Italy e di essere conniventi di uno dei mali peggiori dei tempi moderni. Ne è convinta Innova & Partners (I&P), società specializzata in strategia di protezione del marchio. Basti pensare che in base a una delle ultime indagini della Camera dei deputati, sono 19 milioni i consumatori che comprano on line, a fronte di 40mila imprese che vendono sul web. Inoltre, secondo un recente studio condotto dall’Euipo, l’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale, il 9% dei giovani italiani ha acquistato volontariamente prodotti contraffatti on line negli ultimi 12 mesi. Ecco allora che il costo della contraffazione internazionale per le imprese italiane si aggira attorno a 35 miliardi di euro, dovuto prevalentemente al web e alle sue grandi piattaforme di commercio elettronico.
«Stiamo vivendo una situazione al limite della deriva – spiega l’avvocato Clizia Cacciamani, cofondatore di I&P –. Il commercio su web non è ancora sottoposto a strette norme di tutela e controllo e gli operatori internet sono spesso esenti da responsabilità riguardo alle violazioni. Questo perché il fenomeno della contraffazione on line è difficilmente controllabile in quanto i prodotti sono spediti anche singolarmente tramite corrieri. Tuttavia, occorre sapersi muovere bene, infatti esistono portali accreditati che garantiscono servizi come il recesso o la restituzione di merce non conforme».
Prima di tutto si tratta di tutelare i propri acquisti, specie se on line, seguendo alcune preziose indicazioni da parte degli esperti, poi va prestata attenzione anche al valore intrinseco dei marchi che scegliamo. I prodotti made in Italy, infatti, si contraddistinguono per l’alta qualità delle materie prime utilizzate e per l’estrema cura delle fasi di produzione. Tutti aspetti che la contraffazione, di fatto, non assicura.
«I falsi, di solito, hanno una durata inferiore nel tempo rispetto agli originali – conclude Cacciamani – perché vengono utilizzati materiali e manodopera scadente, anche per questo costano molto meno. In tal caso, il suggerimento principale è quello di essere particolarmente attenti alle etichette. Le stesse aziende possono concretamente salvaguardare i propri prodotti e, di conseguenza, anche chi li compra. Hanno la possibilità di proteggere e quindi valorizzare la propria identità non solo il nome e il logo sia del produttore che del prodotto, ma anche l’etichetta nella sua totalità, nonché il design o modello, che tutela tutto ciò che definisce lo stesso dal punto di vista estetico come, nel caso di abbigliamento o accessori, le linee, la forma e i colori».
A Salerno un Centro studi sul falso
L’Università di Salerno, nel 1988, è stata la prima a istituire – grazie a Salvatore Casillo, ordinario di Sociologia industriale – il Centro studi sul falso, struttura attraverso la quale docenti e ricercatori dell’Ateneo, appartenenti ad aree scientifiche diverse (sociologi, antropologi, psicologi, archeologi, storici dell’arte, giuristi, merceologi, economisti e studiosi di discipline letterarie), hanno intrapreso una riflessione sulle tematiche della falsificazione. Nel 1991 era stato costituito il Museo del falso (chiuso dopo 20 anni), per esporre gli esiti delle indagini più significative delle forze dell’ordine: oggetti preziosi, cosmetici, valori bollati, prodotti alimentari e farmaceutici, cd, biglietti e documenti non autentici.
Nel 2015 ha aperto Falseum - Il Museo del falso e dell’inganno, un museo multimediale con sede all’interno del Castello di Verrone, nel Biellese. Qui non si espongono oggetti contraffatti, ma si propone una riflessione sul tema raccontando come l’uomo, con il falso, abbia cambiato la storia. Il percorso, in sale tematiche, racconta come i falsi possono avere spesso effetti reali.
Tre anni fa in Campania è nata l’Associazione museo del vero e del falso, per la diffusione della cultura della legalità.