Non va letto come un segno di resa. Ma quando stamani attorno alle 11 la Costa Smeralda ha tolto gli ormeggi dal terminal crociere di Savona per lasciare l'hub, vuota dei suoi potenziali 6mila crocieristi, molti si saranno posti la domanda "quando la vedremo ripartire festante"?

Il mondo delle crociere si è adeguato, tutti a terra sin che il Covid-19 non rappresenterà più un pericolo. Oggi tutte le compagnie appartenenti a CLIA - Cruise Lines International Association, la più grande associazione dell'industria crocieristica, che raggruppa le più prestigiose compagnie al mondo e rappresenta il 95% del settore - hanno deciso di sospendere per 30 giorni anche le attività negli Usa, interpretando in maniera più restrittiva le indicazioni delle autorità sanitarie internazionali e, di fatto, seguendo quanto deciso in altre aree, Italia e Mediterraneo compresi. Una scelta dettata dal dilagare del virus e resa necessaria nonostante le compagnie, da gennaio, avessero adottato misure molto restrittive.

Per il comparto una decisione non facile, basti pensare che negli Stati Uniti l'ambito crocieristico crea 421mila posti di lavoro e circa 53 miliardi di dollari di valore aggiunto. Nel nostro Paese il fatturato complessivo ammonta a 13,2 miliardi di euro, con 120mila posti di lavoro.

Abbiamo scritto di Costa (che sta in queste ore sbarcando gli ospiti della Magica dopo un periodo di isolamento al largo della Martinica ed ha 15 navi più le 14 della controllata Aida) ferma sino al 3 aprile, ma sono molte le compagnie che si fermano. Viking Cruises ha bloccato tutto sino al 1° maggio quando la compagnia conta di riprendere la navigazione. Princess Cruises ha fermato le sue 18 navi sino al 10 maggio. Inoltre altre compagnie stanno rimodulando l'attività: Hapag-Lloyd Cruises ha cancellato i porti italiani; Oceania Cruises non toccherà l'Italia, così come il gruppo Carnival. Msc ha fermato, o sta fermando progressivamente, tutte le navi: le ultime saranno quelle in crociera in Sud America ed in Sud Africa.