Economia

Analisi. Il bonus "tira", ma rifinanziarlo nel 2016 sarà arduo

Marco Iasevoli martedì 12 maggio 2015
Può sembrare paradossale, ma il fatto che la miscela sgravi-Jobs act stia dando risultati rappresenta anche un "problema" per Matteo Renzi. Il bonus triennale che rende molto convenienti le assunzioni a tempo indeterminato, infatti, vale solo per i contratti stipulati nel 2015. Se è questa l’unica vera leva di cui il governo dispone per spingere l’occupazione, allora va da sé che si pone il problema di rifinanziarla per il 2016, come le imprese hanno già iniziato a chiedere con larghissimo anticipo.Sino a qualche settimana fa, la "conferma" della decontribuzione poteva essere data per scontata. Poi è accaduto l’imponderabile: la sentenza della Corte costituzionale non incide solo per il rimborso che va erogato ai pensionati, ma anche perché aumenta in modo strutturale il costo degli assegni negli anni a venire. Insomma la prossima legge di stabilità si profila come un rompicapo: una volta trovate le coperture per evitare che scatti la clausola di salvaguardia del doppio aumento dell’Iva, cosa resta per finanziare un po’ di crescita e un po’ di redistribuzione senza andare ad aumentare le tasse?Non è da dimenticare che per l’anno prossimo Renzi e alcuni ministri hanno messo sul tavolo già diverse "promesse", in particolare un intervento contro la povertà e i primi margini di flessibilità in uscita dal lavoro (prepensionamenti). È vero che l’anno prossimo l’Italia conta di strappare ancora margini di flessibilità sul piano di rientro del deficit, però mano a mano che la ripresa si consolida (specie negli altri Paesi Ue) invocare le "circostanze eccezionali" sarà sempre più complicato.C’è poi un altro "problema" legato al boom dei contratti a tempo indeterminato. Il governo ha messo nel piatto un miliardo per ciascuno dei prossimi 3 anni: uno per il 2015, uno per il 2016, uno per il 2017, 500 milioni per il 2018. Nel solo mese di marzo sono stati impegnati 155 milioni. Di questo passo si andrebbe oltre il "tetto" stabilito per l’anno in corso e oltre le previsioni di spesa per i prossimi anni, specie se a dicembre, in assenza del rinnovo della misura nel 2016, ci fosse una corsa ad incassare lo sconto. Allora l’esecutivo si troverà di fronte ad un altro enigma: escludere dagli sgravi migliaia di contratti o rimettere mano al portafogli.