Banca d'Italia. Il 5% delle famiglie italiane possiede quasi la metà della ricchezza
Si può dire che gli italiani si siano impoveriti? La Banca d’Italia, in collaborazione con la Bce, con un report sui conti distributivi riguardo alla ricchezza delle famiglie italiane ed europee sostiene che «i principali indici di disuguaglianza siano rimasti sostanzialmente stabili tra il 2017 e il 2022, dopo essere aumentati tra il 2010 e il 2016».
Ma c’è un dato che è in calo e che fa pensare a un possibile aumento della disuguaglianza economica e sociale che ha colpito le famiglie del nostro Paese: si tratta del valore mediano della ricchezza netta, che è sceso da quasi 200mila euro a poco più di 150mila euro.
Le famiglie italiane hanno visto questo calo della propria ricchezza, a partire dalla crisi dei debiti sovrani, senza più riuscire a tornare ai livelli di benessere e ricchezza del 2011. Complessivamente nell’area dell’Euro la ricchezza netta mediana ha raggiunto un minimo di circa 100mila euro nel 2013 per poi salire gradualmente fino a superare i 140mila euro nel 2022.
Ciononostante l’Italia risulta sotto la media Ue per la concentrazione della ricchezza, sugli stessi livelli della Francia e dietro la Germania che appare «il Paese con il maggior grado di disuguaglianza in termini di ricchezza netta» si legge nello stesso report di Bankitalia.
L’aumento della ricchezza delle famiglie è accompagnato solo da un modesto calo della disuguaglianza, in parte perché i proprietari di casa, che rappresentano più del 60% della popolazione, hanno beneficiato dell’aumento dei prezzi delle abitazioni. La ricchezza netta, per queste famiglie che possiedono un immobile, è aumentata del 27% negli ultimi cinque anni. Mentre la ricchezza di chi non è proprietario di casa (il 40% della popolazione) è salita solo del 17%.
Considerazioni analoghe valgono anche per il nostro Paese, dove la metà della ricchezza degli italiani è rappresentata dalle abitazioni: nello specifico, le case di proprietà rappresentano i tre quarti della ricchezza per le famiglie sotto la mediana, vale a dire per il 50 per cento più povero. Per la classe “centrale” o “intermedia”, che corrisponde a quelle famiglie, la cui ricchezza netta è compresa tra il 50° e il 90° percentile, gli immobili rappresentano il 70% del patrimonio. Mentre per quello che è 10% delle famiglie più ricche, la ricchezza prodotta dal patrimonio immobiliare rappresenta poco più di un terzo.