Social. I tanti dubbi sulla «libertà di parola» che Musk promette per il suo Twitter
Il logo di Twitter e l'account di Elon Musk
Elon Musk è un genio. Lo è in modo così rumoroso e sfacciato che è impossibile non vederlo. Dei geni ha la capacità di capire prima e meglio degli altri la direzione verso cui va la società. Questo talento naturale, combinato a una incredibile determinazione, gli ha permesso di mettere a frutto molte delle sue intuizioni: dal potenziale del digitale (ha incassato i suoi primi 22 milioni di dollari nel 1999, non ancora trentenne, vendendo Zip2, società di guide sul web messa in piedi con il fratello e un amico) al futuro dell’auto elettrica, passando dai pagamenti online con PayPal, i lanci spaziali di SpaceX e il futuristico progetto dei treni velocissimi in tunnel a bassa pressione di Hyperloop.
Dei geni Musk ha anche molti dei tratti più problematici: il comportamento imprevedibile, l’enorme ego, una naturale allergia al rispetto delle regole.
Un imprenditore “normale” avrebbe presentato il suo piano per Twitter e quindi avviato la scalata. Invece Musk si prepara a prendere il controllo di uno dei social network più influenti del pianeta con un progetto tutto da decifrare e per questo anche inquietante. Dice che vuole difendere la «libertà di espressione, che è il fondamento di una democrazia funzionante e Twitter è la piazza cittadina digitale in cui si dibattono questioni vitali per il futuro dell’umanità».
Musk arriva a definirsi un «assolutista della libertà di espressione», come ha fatto – sempre su Twitter – spiegando perché anche dopo l’invasione dell’Ucraina non aveva nessuna intenzione di impedire ai media russi di usare i suoi satelliti per diffondere i loro contenuti.
La libertà di espressione che ha in mente Musk sembra coincidere con la libertà di dire qualsiasi cosa si abbia in mente. Anche fare "body shaming", cioè prendere in giro qualcuno per il suo aspetto. Solo venerdì scorso Musk lo ha fatto con Bill Gates, pubblicando su Twitter una foto del fondatore di Microsoft (“colpevole” di investire contro Tesla mentre parla di lotta al cambiamento climatico) di fianco all’emoticon di un uomo incinto. L’immagine era corredata da un commento troppo volgare per essere riportato qui.
Quattro anni fa Musk aveva fatto di peggio, dando del “pedofilo” a uno speleologo inglese impegnato nel salvataggio dei ragazzi rimasti intrappolati in una grotta in Thailandia che lo aveva accusato di volersi fare pubblicità sfruttando l’emergenza. Lo speleologo lo ha denunciato per diffamazione, Musk ha vinto la causa: dire a qualcuno che è un “pedo guy”, ha spiegato ai giudici americani, era un insulto comune nel Sudafrica in cui è cresciuto.
Un ritratto di Elon Musk - Reuters
Altre volte l’imprenditore ha usato la libertà di parola per scopi più materiali: spingere il valore delle criptovalute su cui investe (compreso l’assurdo "dogecoin") o muovere il titolo Tesla sfruttando la sua influenza su milioni di piccoli investitori fai-da-te che pendono dalle sue labbra.
Spesso la Sec, la Consob americana, lo ha richiamato, fino a fargli perdere la presidenza di Tesla, per l’irregolarità di queste comunicazioni.
Musk tende ad essere un assolutista soprattutto della propria libertà di parola. L’Atlantic ha ricordato come in Tesla vigono stringenti misure di riservatezza, sia con i dipendenti che con i clienti. Il geniale imprenditore non è mai stato prodigo di empatia e spiegazioni nei confronti di chi non la vede come lui. È arrivato a rifiutarsi di rispondere alle domande degli analisti, dopo una pessima trimestrale di Tesla nel maggio del 2018, dicendo di essere stanco di interrogazioni «noiose e stupide».
Nessuno farà domande all’uomo più ricco del mondo sulla sua strategia per Twitter, dal momento che nel piano di Musk il social network lascerà la Borsa, perché lui ne comprerà il 100% e procederà al delisting. A quel punto Twitter Inc, cronicamente in perdita, sarà al riparo dalle pressioni degli investitori desiderosi di dividendi. Ma allo stesso tempo non sarà tenuta alla trasparenza, non solo contabile, richiesta ad ogni società quotata.
Nel frattempo Musk introdurrà alcune delle modifiche che gli sono venute in mente in questi anni di assiduo twittatore. Vuole rendere “aperto” l’algoritmo in base al quale ogni utente vede i tweet nella sua pagina, introdurre il “tasto edit”, cioè la possibilità di modificare i tweet una volta pubblicati. Progetta l’autenticazione di tutti gli utenti umani, così da ridurre l’influenza dei “bot”, gli utenti gestiti da sistemi automatici: una modifica certamente positiva, per quanto tecnicamente complicata.
In un altro tweet, ieri, Musk ha chiesto ai suoi più duri detrattori di non lasciare il social network anche quando sarà di sua proprietà: «Questa – ha assicurato – è la libertà di parola ».