Ricerca Manageritalia. I quadri intermedi ancora sottoutilizzati
Un’indagine Manageritalia svela chi sono i quadri aziendali italiani oggi: 65% laureati, 15% con master, 30% donne, 70% partecipi delle strategie aziendali. Ma nelle aziende padronali sono sottoutilizzati: poche deleghe e poteri e molte responsabilità.
<Guido Carella presidente Manageritalia – oltre a una cronica scarsità di presenza manageriale (solo 42mila aziende hanno in Italia oggi un dirigente e/o un quadro), c’è anche, in quelle poche che qualche manager lo hanno, un inspiegabile sottoutilizzo del suo ruolo, soprattutto in quelle a governance familiare che ne avrebbero più bisogno. Un problema grave in generale e ancor più nell’ottica di dare all’economia italiana quanto necessario per poter ripartire e competere in un mercato sempre più globale e competitivo, dove la managerialità è il minimo comun denominatore per fare impresa>>.
Continuando nell’analisi dei risultati, per gli intervistati il rapporto competenze e mansioni è molto (52%) o abbastanza (38%) coerente e le attività assegnate corrispondono alla qualifica (76%). Poco più della metà valuta le sue capacità professionali utilizzate correttamente (57%). Minoranza diventano invece quelli che ritengono la retribuzione adeguata all’attività svolta (47%) e le loro capacità valorizzate (41%). I due terzi degli intervistati dichiarano di avere autonomia (67%) e rispetto del contratto (64%), un po’ meno adeguati strumenti di lavoro (56%), benefit (54%) e risorse umane a supporto (53%). La formazione è un’altra spina, più della metà non ha avuto all’ingresso e non ha attualmente formazione specifica al ruolo da parte dell’azienda (52%) e i due terzi (67%) denunciano un calo della formazione a causa della crisi.
La ricerca, conferma che i quadri sono manager a tutti gli effetti, con solide basi – visto che il 65% ha una laurea e quasi il 15% anche un master – e con un’importante presenza femminile di circa il 30%. A conferma che non sono i dirigenti, ma gli imprenditori a bloccare i quadri, hanno, oltre ogni stereotipo, un ottimo rapporto con i dirigenti, quando ci sono, collaborativo e di fiducia e stima reciproca. In tema di crisi, si legge che nei due terzi delle aziende dove lavorano i nostri quadri si sono effettuate ristrutturazioni e nel 34,5% dei casi si è cambiato il top management e nell’8,4% si pensa di farlo. Per due terzi degli intervistati negli ultimi difficili anni c’è stato più stress, più lavoro e più tensioni con i colleghi e per la metà anche forti cambiamenti: nuove competenze, più flessibilità, più mobilità. Ma, come dice poco più di un terzo dei quadri intervistati, ci sono state anche nuove opportunità: attività più stimolanti, più rilevanza del ruolo e più opportunità e crescita professionale.
L’indagine, ricca di tanti e interessanti spunti, ha anche permesso di ricavare cinque tipi di quadro, proprio sulla base del vissuto del loro ruolo in azienda. Abbiamo, in positivo, il "quadro perfetto" (25% del campione), soddisfatto del ruolo agito e gratificato a livello professionale e remunerativo. Poi arrivano le prime insoddisfazioni: il "quadro discount" (25%), dove è soprattutto la busta paga a non quadrare e il "quadro soddisfatto ma non troppo" (21%), contento di essere quadro e del riconoscimento retributivo, ma non delle deleghe e dei poteri.
In negativo abbiamo il "quadro soldi e poco più" (20%), dove sono ruolo e lavoro a non quadrare per nulla e se non fosse per una buona busta paga, sarebbe tutto nero, e a chiudere il "quadro sull’orlo di una crisi di nervi" (10%), che non fa quello che vorrebbe e soprattutto lo qualifica, non ha collaborazione e scambio con i vertici e ha responsabilità per situazioni che non può gestire per scarsa autonomia e delega.