Eurostat. In Europa aumentano le famiglie numerose, in Italia crollano
Calano le famiglie con figli in Europa e calano ovviamente anche in Italia. Nella trasformazione dell’Europa da Vecchio continente a continente sempre più vecchio, tuttavia, si possono cogliere alcune tendenze importanti che dimostrano come nel nostro Paese sia molto più difficile che altrove realizzare un progetto familiare. Un esempio? Il numero dei nuclei con 3 o più figli minori, una rarità in Italia, considerato che si parla di poco più di 440mila casi, sono ulteriormente in calo, mentre altrove aumentano, anche in modo significativo.
È un fenomeno interessante. In Europa da un lato si assiste a un calo delle nascite e a una diminuzione della taglia delle famiglie, dall’altro le coppie attratte dall’idea di crescere figli cercano di averne più della media. Chiaramente questo avviene soprattutto dove il contesto è favorevole e prevede sostegni ai genitori molto più che simbolici, come in Francia, Germania o Svezia. Ma la polarizzazione è evidente.
Eurostat, il servizio statistico dell’Unione europea, ha diffuso in questi giorni un articolo con alcune cifre di sintesi tratte dal suo database sulle famiglie. Il primo dato è che in Europa ci sono circa 200 milioni di nuclei (al 2022), e in aumento del 7% rispetto a dieci anni fa. Attenzione, però, perché questa cifra considera tutti, anche i single, gli anziani soli e le coppie senza figli, che insieme rappresentano il 75,7% del totale, mentre i nuclei con prole sono poco più del 24%, cioè nemmeno uno ogni quattro. Se le famiglie senza figli sono aumentate del 10%, quelle con figli hanno registrato un calo del 2,4%. L’Unione europea sta guardando con attenzione a questa tendenza, perché il declino demografico e l’aumento delle solitudini rischiano di compromettere la competitività del continente e la sostenibilità dei sistemi di sicurezza sociale.
All’interno di questa trasformazione, tuttavia, ci sono alcune evidenze che testimoniano la presenza di percorsi, e di problemi, molto diversi. Le famiglie con un solo figlio sono la maggioranza tra i 27 dell’Unione, il 12,1% del totale dei nuclei, in calo del 5,7%; quelle con due figli sono il 9,3%, sostanzialmente stazionarie; le abitazioni dove di figli ce ne sono invece 3 o più rappresentano il 3%, e sono cresciute del 6% in dieci anni. Meno famiglie, più piccole, ma con un incremento di quelle numerose.
Nel confronto europeo l’Italia si dimostra ancora una volta un Paese in cui diventare genitori è più difficile: sia i nuclei con figlio unico che quelli con due sono calati in dieci anni di quasi il 10%, mentre quelli con almeno 3 figli hanno registrato una diminuzione del 5,6%. È la fotografia di quel declino demografico che ritroviamo a ogni nuovo rapporto sulla popolazione diffuso dall’istituto di statistica, ma anche nei rendiconti sulla povertà, dove emerge che le difficoltà economiche riguardano maggiormente le famiglie in cui sono presenti bambini.
A tal proposito è utile guardare alle sole famiglie con figli e considerare la loro composizione: in Europa il 40,5% ha un solo figlio, e l’Italia qui è ampiamente sopra la media, insieme a Spagna, Ungheria e Portogallo, dove questa condizione riguarda più della metà dei nuclei familiari; il 38% ha invece due figli; le famiglie europee con 3 o più figli sono invece il 12,4%. Il record dei nuclei numerosi spetta all’Irlanda, con il 22,3%, seguita dalla Svezia col 21,2%, e dalla Finlandia con il 19%. In coda il Portogallo, con solo il 6,3% di famiglie numerose, la Bulgaria con il 6,5% e poi l’Italia con il 7,4%.
Restando in questo ambito il confronto con i Paesi notoriamente più virtuosi, perché da tempo hanno saputo dotarsi di misure strutturali e universali di sostegno al mantenimento e alla crescita di figli, dovrebbe far riflettere. Negli ultimi dieci anni in Svezia i nuclei con 3 o più figli sono aumentati del 40%, in Germania del 17%, in Francia del 6,3%. In Italia, appunto, sono calati del 5,6%. Cifre che riconducono anche al contributo delle migrazioni, ma nel momento in cui chi arriva incontra un contesto aperto, strutturato per integrare, e complessivamente avanzato.