Hays. Ecco le professioni del futuro
Se diversi lavori verranno svolti dai robot o dalle “intelligenze artificiali”, nei prossimi anni l’innovazione tecnologica creerà comunque interessanti opportunità e nuovi posti di lavoro. Questo è quanto emerge dall’indagine Jobs of the future”, svolta dal Gruppo Hays – uno dei leader globali nel recruitment specializzato - su di un campione di 300 professionisti italiani, chiamati ad esprimere la propria opinione su quale sarà l’evoluzione del settore dell’Information Technology entro il 2025.
«In futuro si assisterà al riassetto di settori consolidati come la progettazione di siti web e di nuove App che, secondo più del 60% dei professionisti intervistati, potranno essere creati o aggiornati direttamente dagli utenti che li utilizzano – commenta Carlos Manuel Soave, managing director di Hays –. Nasceranno ulteriori mercati incentrati sullo sviluppo di nuove piattaforme di sharing e social network. Crescerà inoltre la domanda di consulenti It esperti di realtà virtuale e simulata, che si occuperanno di far testare i prodotti a computer prima della loro effettiva realizzazione». Secondo i dati raccolti dall’indagine Hays, la “top five” dei profili It più ricercati dai recruiter entro il 2025 vedrà sul gradino più alto del podio i big data expert con il 54,62% delle preferenze, mentre al secondo posto si trovano gli It security specialist (44,58%) e al terzo gli app developer (26,10%). Buone anche le previsioni per i multichannel architect (24,90%) e gli interactive developer (23,29%).
Attraverso l'indagine, gli esperti Hays hanno chiesto al campione di riferimento se entro il 2025 l’impatto della digitalizzazione nella vita quotidiana farà scomparire alcune professioni cosiddette tradizionali. Il 59,71% degli intervistati si ritiene sicuro che queste non spariranno completamente, ma afferma che si assisterà alla nascita di figure professionali “ibride” con forti competenze in ambito It. Lavori che un tempo non avevano nulla a che vedere con la tecnologia saranno inevitabilmente investiti dalla digitalizzazione, portando i lavoratori di qualsiasi settore a dover acquisire competenze informatiche per potersi mantenere competitivi e indispensabili sul mercato. Sarà necessario rivedere l’attuale concezione di figure come, per esempio, il fabbro che, in futuro, potrebbe diventare un informatico con approfondite competenze in tecnologia e domotica.
Per affrontare le sfide della digitalizzazione, nel settore dell’Information Technology emergeranno figure professionali completamente nuove. Per esempio si assisterà alla nascita di programmatori di intelligenze artificiali (49,25%), professionisti capaci di analizzare e gestire grandi quantità di dati, oltre ai robotic engineer (48,26%), studiosi della robotica applicata in ambito industriale, e ai guardiani della privacy online (36,82%), esperti di cybersicurezza.
Un settore già in grande espansione che continuerà a svilupparsi in modo costante nei prossimi anni e che, da qui al 2025, offrirà sempre maggiori opportunità occupazionali, è quello dei big data. Diverse sono le figure professionali in questo ambito tra cui spiccano data scientist e data architect, big data engineer e chief data officer (Cdo).
Il sondaggio di Hays indaga anche sulla tipologia di contratti di lavoro che sarà maggiormente diffusa nei prossimi anni. Secondo il 69,3% del campione, entro il 2025 le aziende dei settori It si rivolgeranno maggiormente a professionisti freelance piuttosto che assumere nuovo personale It interno all’azienda. Secondo il 72% degli intervistati, inoltre, sarà sempre più diffusa la cosiddetta gig economy, un modello economico in cui le prestazioni lavorative continuative non esistono più, ma si lavorerà on demand, cioè solo quando c’è richiesta per i propri servizi, prodotti o competenze. Anche a causa della velocità del cambiamento tecnologico, per le aziende sarà sempre più difficile reperire nuovi talenti It adeguatamente formati. Per essere costantemente allineati con le nuove tecnologie è imprescindibile la formazione continua: il 39% dei professionisti intervistati sostiene di aggiornarsi ogni sei mesi, mentre il 39,50% addirittura ogni tre.