Economia

Consumi . Gusto e sostenibilità: cresce la sensibilità ambientale nel fare la spesa

Ginevra Gori martedì 22 ottobre 2024

Il reparto frutta e verdura di un supermarket

Convincere i consumatori a fare la spesa pensando al benessere del pianeta non è un’operazione facile. O almeno, è quello che hanno creduto finora i big della grande distribuzione nazionale. Una ricerca realizzata da SWG, società specializzata in indagini di mercato, per Carrefour Italia, sembra infatti fotografare la tendenza opposta: gli italiani risultano più consapevoli circa le sfide della transizione alimentare e sono disposti a spendere qualche centesimo in più pur di associare al gusto la sostenibilità.

Oggetto del sondaggio un campione di oltre 800 soggetti rappresentativi della popolazione, intervistati online sulle proprie abitudini di consumo. Le risposte fornite hanno accompagnato, nel punto vendita di Assago, la presentazione del nuovo Act for Food. Il programma ideato sei anni fa per facilitare l’accesso a un’alimentazione più sana, di qualità, rispettosa dell’ambiente, locale e a buon mercato, che ora i vertici puntano a rilanciare in ottica 2026.

Cinque pilastri e un concetto - da produrre meglio a mangiare meglio- sul quale intende fondarsi il nuovo capitolo del piano, in cui giocheranno una parte importante le tante filiere (dal private label al biologico) attivate dal noto marchio francese negli anni e la capacità di ridurre gli sprechi. Specie se legati a plastica e imballaggi. Proprio da questo fronte, più che dall’aumento della produzione o da politiche centrate sulla massima convenienza, dovrà passare l’evoluzione dell’industria alimentare secondo i dati emersi. La quasi totalità (il 94%) dei consumatori dichiara di lasciarsi guidare dalla bontà nella scelta dei prodotti da acquistare, ma la sostenibilità gioca un ruolo chiave per il 77% dei partecipanti. Così come sono importanti la provenienza locale dei prodotti, citata dall’85% del campione, e il cosiddetto “chilometro zero” (78%). «Il comportamento dei clienti condiziona il mercato e la GDO in questo senso è uno snodo fondamentale, che può stimolare un cambiamento positivo dell’intera catena del valore. Guidare la transizione è la nostra missione, per garantire loro cibo salutare e buono senza spendere un patrimonio» ha commentato in proposito il CEO di Carrefour Italia Christophe Rabatel.

Il prezzo resta certo una variabile importante, contro la quale le migliori intenzioni finiscono per scontrarsi. Nonostante, nell’indagine, quest’ultimo aspetto sia in fondo alle priorità, dopo le dimensioni connesse a freschezza, supporto all’economia del territorio e minor inquinamento. «Si tratta di dati indicativi, che intercettano però un cambiamento di mentalità» precisa il direttore della ricerca per SWG Riccardo Grassi. Altrettanto indicativa è la crescente attenzione verso il biologico, che sembra contenere tutte le caratteristiche del prodotto di qualità: sapore, italianità, stagionalità, sostenibilità sociale e ambientale. La metà del campione afferma di acquistarlo, seppur il 70% lo consideri più caro della media.

Con questa linea Carrefour tenta di imporsi quale marchio Bio più economico del settore. E concentra gli sforzi di Act for Food per offrire garanzie tangibili ai propri clienti. Come il private label dal miglior rapporto prezzo-qualità, la diminuzione del packaging (ridotto già di 500 tonnellate dal 2019) e gli accordi equi con i produttori locali. Grazie ai quali, già l’80% degli articoli venduti nei supermercati del gruppo proviene da fornitori italiani. Frutta, verdura, pesce fresco e carne i principali.

Il rilancio strategico del programma arriva dopo un’estate difficile per il colosso d’oltralpe nel nostro Paese, segnata da un fatturato non all’altezza delle previsioni. «Ci aspettiamo una crescita, per effetto dei prezzi più accessibili» annuncia Rabatel, mentre alla promozione delliniziativa contribuirà un piano di comunicazione incentrato su un nuovo logo nei negozi, un nuovo slogan (“Riscopriamo insieme il gusto”) e un nuovo spot diffuso su tutti i canali di contatto con il pubblico. «Un’altra identità visiva» l’ha definita la responsabile marketing Alessandra Grendele.