Forum economico globale. Guerra, clima e frammentazione i rischi in agenda a Davos
Qualcuno ha già suggerito che la cosa peggiore del Forum annuale di Davos è che “i padroni dell’universo” pensano di avere il ruolo di benefattori, in un mondo ricco di disuguaglianza che gli stessi partecipanti al Forum hanno in qualche modo, chi più chi meno, contribuito a creare. Al punto che la stessa Davos rischia di essere, per la 54esima volta, una stanca e reiterata rappresentazione retorica, in cui chi non ha saputo fornire soluzioni e ammorbidire le sue posizioni, spiega al palcoscenico globale come fare ciò che lui stesso non è stato finora in grado di fare.
E comunque: c’è mai stato un World Economic Forum in un contesto geopolitico così complicato e con così tante crisi aperte, dalla guerra a Gaza e in Ucraina all’impennata della crisi del debito e della crescita del costo della vita? Nella svizzera Davos si incontreranno da lunedì oltre 2.800 leader politici ed esponenti dell’industria, della finanza e di molti altri settori di quelli che contano. Gli analisti, è emerso in un rapporto diffuso alla vigilia, si aspettano che il mondo sia sempre più frammentato, un mondo in cui a confrontarsi saranno medie e grandi potenze e in cui gli eventi climatici estremi e la disinformazione appositamente guidata dall’intelligenza artificiale rappresenteranno i rischi maggiori a livello globale nel prossimo biennio.
Già a partire dai prossimi mesi, con così tanti eventi elettorali, dalle presidenziali negli Usa e in Russia alle elezioni europee, solo per citarne alcuni, «l'uso diffuso della disinformazione, e gli strumenti per diffonderla, possono minare la legittimità dei governi appena eletti», avverte il rapporto, secondo cui «i disordini che ne deriveranno potrebbero variare da proteste violente e crimini d'odio a scontri civili e terrorismo». Senza contare i rischi ambientali, inclusi la perdita di biodiversità, derivanti invece da un cambiamento climatico sempre più estremo e il possibile utilizzo dell’intelligenza artificiale per fini non propriamente etici.
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Anche per questo il Forum di Davos ha scelto di enfatizzare nel suo tema di quest’anno quel “Ricostruire la fiducia” che viene avvertito dagli organizzatori come sempre più necessario. Dialogo, cooperazione e partnership - in un mondo alle prese con conflitti e chiusure anche sul fronte degli scambi commerciali, vedi le tendenze protezionistiche e i ricorrenti scontri Ue-Cina-Usa - diventano imperativi fondamentali per la crescita economica, la sicurezza energetica, la governance tecnologica, lo sviluppo, la transizione ecologica. «Ci troviamo di fronte a un mondo frammentato e a crescenti divisioni sociali, che portano a un'incertezza e a un pessimismo pervasivi. Dobbiamo ricostruire la fiducia nel nostro futuro andando oltre la gestione delle crisi, guardando alle cause profonde dei problemi attuali e costruendo insieme un futuro più promettente», ha sottolineato Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum.
L’obiettivo dichiarato degli organizzatori è dunque quello di “rivitalizzare e reimmaginare la cooperazione necessaria per far progredire la resilienza e la sicurezza; rilanciare una crescita economica che migliori il tenore di vita; perseguire un'azione rapida che protegga il clima e la natura, garantendo al contempo l'energia; garantire che gli sviluppi tecnologici siano inclusivi; investire nelle persone e nelle opportunità di equità”. Buoni propositi che rischiano, senza grandi aperture, di restare appunto buoni propositi.
Una sessantina i capi di Stato e di governo la cui presenza è stata confermata, dal presidente francese Emmanuel Macron al premier cinese Li Qiang, dal presidente argentino Javier Milei a quello ucraino Volodymyr Zelensky. Ci saranno anche il segretario di Stato Usa Antony Blinken e il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres.
Sul fronte cooperazione, nonostante un contesto globale più teso, le sessioni di Davos esamineranno i partenariati regionali, affronteranno le possibilità di rafforzare la collaborazione Nord-Sud e prenderanno in considerazione misure per plasmare un sistema commerciale più efficace e inclusivo, con iniziative chiave come l'Alleanza globale per l'agevolazione del commercio e l'iniziativa TradeTech.
Per quanto riguarda l'economia, si affronteranno i nodi delle strategie industriali, il debito, la nuova realtà dei tassi elevati prolungati e le prospettive occupazionali, con la partecipazione di leader di organizzazioni internazionali, istituzioni finanziarie ed economisti di alto livello. Su clima, natura ed energia, la base di partenza saranno i risultati della Cop28 di Dubai, sul cui slancio si punta per aumentare la diffusione delle energie rinnovabili, promuovere l'efficienza energetica e affrontare la domanda di energia, nonché proteggere e ripristinare l’ambiente. Di materiale su cui discutere, evidentemente, ce n’è in abbondanza.