La crisi greca. Grecia, sei riforme per la Ue
La Grecia cerca di accelerare nel tentativo di arrivare al più presto all’esborso di almeno una parte dell’ultima tranche che ancora le spetta (7,2 miliardi in totale), dopo l’accordo faticosamente raggiunto il 20 febbraio a Bruxelles. A quanto riferiscono varie fonti, in effetti, all’eurogruppo di lunedì prossimo il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis si presenterà ai colleghi con sei proposte di riforme, che fanno seguito alla lettera base dell’accordo di febbraio. Il mese di marzo è molto delicato per Atene, che deve far fronte a pagamenti complessivi per circa 4 miliardi di euro (di cui circa 1,5 al Fondo monetario internazionale). Lo stesso presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, in un’intervista al Financial Times, ha fatto balenare la possibilità di un anticipo di parte della tranche (altrimenti attesa non prima di aprile), qualora Atene avesse accelerato sul fronte delle riforme.
I media greci ieri riportavano che le prime due riforme che il ministro presenterà riguardano la «crisi umanitaria», e cioè elettricità gratuita per circa 150.000 famiglie in «estrema povertà», un sussidio tra i 70 e i 220 euro al mese per gli affitti di 30.000 famiglie, buoni per alimentari per 170.000 famiglie. Costo totale: circa 200 milioni di euro. Tra gli altri punti una riforma della pubblica amministrazione, agevolazioni per i crediti fiscali nei confronti dello Stato, nonché la creazione di un’autorità indipendente responsabile per le ispezioni fiscali. Varoufakis sarebbe disponibile inoltre a parlare di privatizzazioni che il governo avrebbe intenzione di mandare avanti. Non sarà facile, anche perché il ministro greco continua a dare svariate interviste ritirando in gioco l’ipotesi di una cancellazione di parte del debito greco, inveendo contro il programma in corso e l’austerity, e parlando di una «volontaria vaghezza» della lettera che ha spianato l’accordo all’eurogruppo. «Prima che i soldi affluiscano, Atene deve dimostrare che sta incontrando le condizioni concordate», ha replicato il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, non senza una frecciata. «Se il ministro greco – ha aggiunto – dichiara che l’intesa dell’Eurogruppo con la Grecia non è chiara, allora si sta sbagliando». Più sfumato il cancelliere tedesco Angela Merkel, ieri a Bruxelles per un incontro con il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker. «Stiamo facendo tutto il possibile per assicurare che il secondo programma di aiuti sia completato – ha detto – il Parlamento tedesco ha votato a favore dell’accordo dell’Eurogruppo, e la Troika (Fmi, Bce e Commissione) valuterà tutto ciò che i greci stanno ora mettendo nelle misure. Tutti vogliamo che questo accordo funzioni». Certo è che sullo sfondo l’ipotesi di un terzo programma di aiuti a partire da luglio, viste anche le scadenze già in estate, con 6,5 miliardi di euro da restituire alla Bce tra luglio e agosto. Ieri vi ha di nuovo fatto riferimento il ministro delle Finanze di Madrid Luis de Guindos, e sembrava avervi alluso, in un’intervista a El Pais, anche il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker. «Molti Paesi – ha detto – hanno l’impressione di una storia infinita, con due programmi (di aiuti, ndr) che dovranno diventare tre». Più tardi, incontrando la stampa con la Merkel, ha corretto il tiro. «Nei prossimi quattro mesi – ha sottolineato – la Commissione si concentrerà sull’attuazione dell’accordo trovato con l’Eurogruppo », sottolineando che «è prematuro parlare di un terzo programma di aiuti». «Un terzo programma non è nell’agenda dell’eurogruppo di lunedì», ha detto anche un portavoce del ministero delle Finanze di Berlino.