Economia

La crisi greca. La gente in fila ai bancomat: in un mese prelevati 15 miliardi

Marta Ottaviani giovedì 5 febbraio 2015
Dentro e fuori la Grecia tutti celebrano il fenomeno Tsipras e mezza Europa guarda alla giovane promessa della politica greca con speranza e ottimismo. Ma c’è una parte di greci  che, qualora le trattative con la troika dovessero andare male, sta correndo ai ripari. Sono quelli che a migliaia, fra dicembre e gennaio, hanno prelevato i loro soldi dalle banche. Stando alle prime cifre, nel solo mese di gennaio sarebbero usciti dagli istituti di credito dell’Ellade 11 miliardi di euro che diventano 15 se si aggiungono quelli prelevati da metà dicembre, ossia da quando è partita la crisi politica che ha portato al recente voto. Una vera e propria 'maratona del bancomat' che sta arrivando, per volume di prelievi, quasi ai livelli del 2012, quando la Grecia fu davvero a un passo per uscire dalla moneta unica europea.  E se migliaia di greci affermano di aver chiuso i propri conti correnti perché non posseggono più nulla, ce ne sono molti altri che i soldi preferiscono tenerseli sotto il materasso. Il quotidiano greco conservatoreKathimerini scrive che ci sono persone che hanno prelevato anche 25mila euro al giorno e che in Grecia i conti corrente con oltre 100mila euro ormai sono una rarità. A pesare sula situazione c’è l’incertezza su come andranno i negoziati fra il governo Tsipras e l’Europa. Ma non solo. Ai primi punti del suo programma, il neoeletto primo ministro ha promesso non solo agevolazioni alle classi più povere e stimoli economici che facciano ripartire l’economia. Tsipras e i suoi ministri economici, Yannis Varoufakis e Giorgios Stathakis, hanno garantito una guerra senza quartiere agli evasori fiscali, facendo intendere che il conto potrebbe essere pagato anche dalle persone che hanno continuato ad arricchirsi nonostante la crisi. E che hanno pensato bene di prelevare le loro sostanze dalle banche. La mancanza di liquidità potrebbe persistere, anche se i negoziati con i creditori internazionali dovessero andare secondo le aspettative del governo in carica. Il problema adesso non è solo la precarietà delle trattative e il ripagamento del debito, ma anche la mancanza di fiducia di affidabilità nei confronti del 'sistema Grecia' e del piano per rilanciarne l’economia.