Economia

Geologi. Graziano: giovani sempre più emarginati

venerdì 16 agosto 2013
"Se la riforma delle professioni, per certi versi può finalmente considerarsi alle spalle, sempreché qualcuno domani non ci riporti al punto di partenza proponendo ulteriori spunti di riforma, è attuale purtroppo la grave crisi economica e quella non meno grave in cui versano i servizi professionali. Dobbiamo mettere mano al mercato del lavoro che vede i giovani professionisti sempre più emarginati". Lo ha affermato Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi."In base ai dati censiti dall'Agenzia delle entrate - ha proseguito Graziano - relativi a un periodo di imposta antecedente alla cosiddetta crisi economica, è emerso che il numero di strutture professionali con un solo addetto è pari al 90,5%, mentre per un numero di addetti da uno a tre la percentuale scende all'8,2% dei professionisti. Si giunge all'1% per un numero di addetti da tre a cinque e allo 0,3% per un numero di addetti da cinque a dieci"."È - ha sottolineato - evidente che nelle gare nelle quali la stazione appaltante fissi un numero di 'addetti' tra cinque e dieci, per importo dei lavori medio-basso, assistiamo a una vera e propria chiusura al mercato, che si ripercuote su liberi professionisti singoli e sui giovani. Tale chiusura ha assunto dimensioni allarmanti nel momento in cui la crisi economica ha impedito alla stragrande maggioranza di professionisti di conseguire o di conservare il possesso dei requisiti, determinando il rischio che il mercato dei lavori pubblici sia sempre più riservato a un numero molto limitato di soggetti erogatori di servizi". "E su questo il Consiglio nazionale dei geologi - ha avvertito il presidente - non abbasserà mai la guardia perché bisogna aprire il mercato del lavoro. La recente istituzione di un tavolo tecnico presso il Consiglio nazionale degli architetti sta consentendo di studiare le maggiori criticità presenti nel contesto dei servizi professionali anche seguito di una specifica analisi sotto il profilo giuridico"."La prima iniziativa comune della rete delle professioni tecniche ha riguardato i severi limiti imposti dall'articolo 263 del dpr 207/2010, legati al fatturato globale, all'espletamento dei lavori negli ultimi dieci anni, allo svolgimento di servizi e al numero medio annuo del personale tecnico utilizzato negli ultimi tre anni: è evidente che si tratta di limiti che divengono insostenibili per la grandissima maggioranza dei professionisti e non sono proporzionati alla realtà delle strutture professionali nel nostro Paese", ha concluso Graziano.