Il caso Gkn. Licenziati con una e-mail, gli operai dormono in fabbrica
I dipendenti della Gkn increduli davanti allo stabilimento di Campi Bisenzio. Sono stati licenziati con un messaggio di posta
Una cinquantina di lavoratori hanno passato la notte all'interno dello stabilimento Gkn di Campi Bisenzio. I dipendenti hanno aperto ieri un'assemblea permanente nella fabbrica che produce semiassi per automobili dopo la notizia del licenziamento via e-mail di tutti i 422 dipendenti da parte della proprietà che è ora il fondo inglese Melrose Industries. Mobilitati anche i sindaci che hanno attivato una"staffetta" di solidarietà nello stabilimento. Secondo l'Usb, se chiudesse la fabbrica, oltre ai dipendenti, perderebbero il posto anche altri 500 lavoratori dell'indotto. In pratica quasi un migliaio di famiglie si troverebbe in grave difficoltà. Oggi è intervenuto anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando assicurando che il governo non starà a guardare: "Il Mise si sta muovendo per verificare le condizioni in cui è avvenuto l'episodio, ma si tratta di modalità che non possono essere accettate, bisogna trovare tutti gli elementi per scongiurarle. Non ho mai nascosto le mie preoccupazioni davanti allo sblocco dei licenziamenti questa mi sembra però una questione che ha delle caratteristiche specifiche. Ci troviamo di fronte a uncaso particolare". Preoccupazione è stata espressa anche dal cardinale di Firenze Giuseppe Betori: "L'annuncio dei licenziamenti alla Gkn crea una grande preoccupazione per i lavoratori, per le loro famiglie, per l'intera comunità di Campi Bisenzio, e per il territorio fiorentino. Il pensiero e la preghiera del vescovo e della diocesi vanno a chi oggi teme improvvisamente di perdere il proprio posto di lavoro. Oltre ad esprimere la vicinanza, auspico che con l'impegno di tutte le parti interessate e delle istituzioni si possa aprire un dialogo e trovare una soluzione che metta al centro le persone, la dignità del lavoro, il bene comune".
Da parte sua l'azienda ha motivato la decisione drastica, chiusura dello stabilimento senza il ricorso agli ammortizzatori sociali, con il crollo del fatturato atteso nel 2025 a fronte della crisi del settore automotive enfatizzata dalla pandemia. "Nel 2025 la produzione di veicoli leggeri in Italia non supererà 1 milione, inferiore del 6% al2016 - spiega Gkn -. Le previsioni di fatturato dello stabilimento di Campi Bisenzio per si attestano a circa 71 milioni di euro, importo inferiore di circa il 48% rispetto ai livelli di fatturato del 2019".
A far discutere sono soprattutto le modalità con cui è stata comunicata la chiusura dello stabilimento, e il conseguente licenziamento di 422 persone: tramite posta elettronica in una giornata in cui tutti i dipendenti erano stati messi in permesso retribuito collettivo. Con questa mossa Gkn Driveline di Campi Bisenzio, alle porte di Firenze, multinazionale che produce componenti per l’automotive, ha lasciato senza parole lavoratori, sindacalisti e istituzioni locali. Un centinaio di operai, appena appresa la notizia, sono entrati dentro la fabbrica e si sono riuniti in assemblea permanente. Lo stabilimento sorge su un’area di 80mila metri quadri nella zona industriale di Capalle. Fu inaugurato nel 1996 e occupava allora circa 700 dipendenti: costruito da Fiat Auto per la produzione di componenti automobilistici, in particolare semiassi e giunti omocinetici, fu ceduto qualche anno dopo a Gkn. Dal 2018 l’azienda, che ha anche un altro stabilimento in provincia di Bolzano, è di proprietà di un fondo inglese.
«È un’altra ferita dolorosissima inferta a questo territorio, per quello che significa in termini occupazionali e per le modalità con cui è stata comunicata, che dimostrano anche in questo caso una totale mancanza di rispetto per i lavoratori, offesi nella loro dignità di persone perché trattati come oggetti – spiega il segretario generale Cisl Firenze-Prato, Fabio Franchi –. È sempre ingiusto licenziare, ma è assolutamente indegno che lo si faccia con queste modalità».Per la Fiom-Cgil sembra la scena di un film già visto con i casi della Electrolux di Scandicci e della Bekaert di Figline Valdarno. «Una scelta criminale di una multinazionale che conferma ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che i datori di lavoro vogliono che il costo di questa crisi ricada sulle persone che per vivere devono lavorare – sottolineano Michele De Palma, segretario nazionale e Daniel Calosi, segretario generale di Firenze e Prato –. Un comportamento intollerabile, anche alla luce dell’Avviso comune firmato dalle parti sociali e dal governo lo scorso 29 giugno e dei meccanismi di gestione delle crisi previsti dalla legge e dal contratto nazionale». Dai sindacati arriva un appello per la convocazione di un tavolo al ministero dello Sviluppo economico, con il coinvolgimento della Regione Toscana e delle istituzioni locali. Neanche la Confindustria locale era stata avvisata. «Chiediamo all’azienda il ritiro immediato della procedura di licenziamento e l’attivazione degli ammortizzatori sociali». Secondo voci circolate ieri l’azienda starebbe pensando di delocalizzare la produzione di Firenze nonostante gli importanti investimenti in macchinari e automatizzazione avviati negli anni scorsi.
Indignazione e pieno sostegno alla mobilitazione dei lavoratori dalle istituzioni locali. Il sindaco di Campi Bisenzio via Facebook invita tutti i suoi concittadini ad unirsi alla protesta «A 12 giorni dallo sblocco dei licenziamenti, un atto di una violenza simile deve preoccuparci tutti – spiega Emiliano Fossi –. Questa vicenda non può passare in silenzio». Il sindaco di Firenze Dario Nardella chiede «chiarimenti immediati da parte della proprietà dell’azienda. Non esiste, questo è uno scandalo nazionale. Non si chiudono gli stabilimenti con i lanci d’agenzia. Non si mandano a casa 422 lavoratori da un giorno all’altro».