Finanza sostenibile. Giovani protagonisti nella svolta etica
Hanno letto, conoscono il mondo e sono sensibili alle tematiche della sostenibilità, anche quando si parla di consumi e di investimenti. La fotografia dei giovani Post Millennials che emerge dalla ricerca "Finanza sostenibile e giovani: cosa c’è oltre il profitto?", condotta da Sda Bocconi e Sustainability Lab per Banca Generali, presentata al recente Salone Sri, è un elemento di grande speranza per il futuro della società. L’indagine è stata condotta da Francesco Perrini, docente di management e tecnologia, con Stefano Pogutz, ricercatore e Stefano Romito. Molti studi, da Nielsen a Pwc, dimostrano come per la generazione Z (i nati fra il 1995 e il 2010), la responsabilità rappresenti un elemento cruciale nei processi decisionali. Lo scenario del mercato fa registrare un deciso incremento nella percentuale di investimenti gestiti secondo i principi di responsabilità e nella definizione di strumenti finanziari legati ai temi sociali ed ambientali (come ad esempio i green bond e i social impact bond). Ed è interessante anche il crescente coinvolgimento degli investitori al dettaglio.Ai ragazzi sono stati proposti due fondi di investimento. Uno con un rendimento del 3% e uno del 5%, con una maggiore propensione al rischio. Poi sono stati osservati i comportamenti prima e dopo aver ricevuto informazioni Esg (in tema ambientale, sociale e di governance). Il risultato è che l’attitudine a investire in un fondo con un approccio sostenibile è aumentata del 20%. «Gli studenti hanno considerato gli strumenti finanziari con elevato rating Esg maggiormente in linea con le loro scelte di investimento – ha commentato Romito, del dipartimento di management e tecnologia –. Questo effetto si è manifestato a parità di rendimento atteso dell’investimento. E anche a rendimento inferiore, cioè nei casi in cui l’alternativa di investimento Esg si caratterizzava per un rendimento offerto minore di 2 e di 4 punti percentuali».Il campione intervistato si compone di 248 studenti dei corsi di finanza dell’ultimo anno della laurea specialistica della Bocconi, con un’età media di 23 anni. Per il 64% si tratta di ragazzi e per il 36% da ragazze. Il 13% ha partecipato a scambi di studenti e il 49% ad attività di volontariato. Il 61% ha manifestato interesse a rivolgersi a consulenti finanziari nella definizione di scelte di investimento. Dall’indagine emerge che questi risultati preliminari meritano ulteriori approfondimenti e individuano una tendenza in atto a cui gli istituti di credito devono adeguarsi. In particolare, le indicazioni principali che la ricerca fornisce hanno una natura duplice. Da una parte c’è la necessità di integrare e di porre attenzione alla dimensione Esg nei prodotti di investimento quale elemento di differenziazione rispetto a prodotti analoghi o addirittura superiori in termini di performance finanziarie attese. Ma anche l’esigenza di pensare alla formazione di consulenti finanziari in modo che sappiano valutare e consigliare i clienti verso strumenti che soddisfino le diverse dimensioni di performance (finanziaria, sociale, ambientale) ricercate dai potenziali investitori.Per Gian Maria Mossa, amministratore delegato di Banca Generali, «la maggiore sensibilità a tematiche Esg delle nuove generazioni è molto forte e evidente e nasce anche da una maggiore diffusione dell’informazione e dell’impegno nel sociale. Quello che è sorprendente è la robustezza dei numeri. Ai giovani è stato chiesto di rinunciare a parte del rendimento per investire in qualche cosa di più etico». Secondo Mossa sarebbe interessante capire se «chi vuole contribuire di più a far del bene alla società e a tutte le tematiche di sostenibilità sia disponibile a rinunciare alla liquidità, caratteristica delle società quotate». Un altro aspetto è creare una cultura finanziaria (i ragazzi oggi non hanno le risorse e la maggior parte dei clienti ha più di 65 anni) e formare i consulenti: sarà un processo che richiede tempo. «Ecco perché stiamo realizzando un progetto entusiasmante ed efficace, creare cioè un approccio commerciale che non parta dai prodotti, ma dai temi Esg – ha concluso Mossa –. Per orientare gli investimenti a scopi precisi. Questo è un modo diverso di parlare alla clientela e vuol dire essere davvero sostenibili».