Vittime della strada. Il viaggio verso la sicurezza è soltanto all'inizio
Ogni anno 1,19 milioni di persone nel mondo perdono la vita in incidenti stradali; solo in Italia, 8 persone muoiono ogni giorno per questa ragione. Per questo oggi, domenica 17 novembre, nella "Giornata mondiale in memoria delle vittime della strada", si ricorda l’urgenza di agire per garantire strade più sicure, per tutti. Questa ricorrenza, proclamata dall'ONU nel 2005 e celebrata ogni terza domenica di novembre, è un'occasione per riflettere sulle vite perse e sensibilizzare sulla sicurezza stradale, con eventi e iniziative educative, a partire dalle scuole. Tuttavia, il cammino verso una riduzione significativa delle vittime è solo all’inizio.
I numeri globali. Si tratta di un tema delicato, che non riguarda solo le vittime e i loro familiari, ma è cruciale per ogni Paese, a livello planetario. Proprio la strada rappresenta la principale causa di morte per bambini e giovani tra i 5 e i 29 anni. L’Europa, a livello globale, con 20.385 decessi nel 2023, è la regione che ha messo maggiormente in atto politiche di prevenzione nei confronti dell’incidentalità stradale, registrando una riduzione delle vittime del 10%, rispetto al 2019. Tuttavia, il ritmo di miglioramento è inferiore all’obiettivo UE di dimezzare il numero di decessi e feriti gravi entro il 2030, che richiederebbe una riduzione annuale del 4,5%.
Qual è la situazione dell’Italia? Nel 2023 Aci Istat ha registrato 3.039 decessi, una media di 8 morti al giorno, e 52 vittime per milione di abitanti. I numeri sono in calo del 3,8% rispetto all’anno precedente, ma l'Italia è ancora al 19° posto in Europa, ben lontana, sia dalla media europea di 45 morti per milione di abitanti, sia dalla Svezia, prima in classifica, con 22 morti per milione.
Le vittime sono diminuite su tutte le tipologie di strada, con un calo significativo, del 19%, sulle autostrade. La riduzione è invece più modesta per le strade extraurbane (-3,9%) e urbane (- 0,3%).
Il costo economico dell’incidentalità stradale non accenna a diminuire. Il costo dell'incidentalità stradale, con lesioni alle persone, nel nostro paese, resta molto elevato: nel 2023 ha raggiunto i 18 miliardi di euro; l'1% del PIL nazionale. Cifra che cresce ulteriormente, raggiungendo i 22,3 miliardi di euro, se si considerano anche i costi legati ai sinistri con soli danni alle cose (circa 4,3 miliardi di euro).
“La Giornata Mondiale in memoria delle Vittime della Strada vorrei diventasse l’occasione per riflettere e agire concretamente per migliorare la sicurezza delle nostre infrastrutture stradali” afferma Roberto Impero, autorevole esperto internazionale di sicurezza stradale passiva e Ceo di SMA Road Safety. Le reti autostradali italiane rappresentano un’eccellenza, ma per le strade comunali e provinciali abbiamo dati sconfortanti. Possiamo stimare che il 60% non sia a norma. Cuspidi stradali, alberi, pali segnaletici, piloni e parti terminali del guardrail, che rappresentano degli ostacoli fissi presenti in moltissime tratte stradali, sono troppo spesso completamente sprovvisti di sistemi di protezione. Mi riferisco agli attenuatori d’urto, alle barriere longitudinali o ai terminali di barriera che hanno lo scopo di assorbire l’energia cinetica, prodotta dal veicolo in caso di impatto, arrestandone la corsa e azzerando o riducendo al minimo le conseguenze negative per conducente e occupanti del veicolo.
In tantissimi altri casi – continua Impero - questi dispositivi sono presenti, ma sono danneggiati, obsoleti e in attesa di essere sostituiti, tra continui rimpalli di competenza fra comune, regione ed ente gestore. È necessaria una mappatura puntuale dei punti pericolosi, per metterli una volta per tutte in sicurezza. Non è solo una questione etica, è un obbligo di legge, perseguibile come “omicidio stradale colposo” ai danni del gestore della strada".
Nuove esigenze per il parco veicolare moderno. “Siamo in presenza di tantissimi dispositivi che, sulla carta, sono a norma, ma che purtroppo non garantiscono prestazioni sufficienti per i veicoli attualmente circolanti. Le barriere in uso sono state omologate conducendo crash test con auto di 900 kg a 100 km/h. Gli attenuatori d’urto, stando alla normativa vigente, effettuano test con veicoli di massimo 1,5 tonnellate, lanciati a 110 km/h. Non si tiene conto che spesso il limite stradale sia di 130 km/h e soprattutto che circolano veicoli ben più pesanti di 900 kg- 1 tonnellata, come i SUV e le auto elettriche” prosegue Roberto Impero.
Una questione culturale e di responsabilità. “Oggi si pensa alla sicurezza stradale unicamente come una responsabilità attiva dell’automobilista. Certamente seguire le regole alla guida è cruciale, ma anche la qualità della strada che si percorre è fondamentale nel determinare l’esito di un incidente, indipendentemente dalle cause che lo hanno provocato. Il Ministro Salvini ha dichiarato che, nella settimana del 19 novembre, il nuovo codice della strada entrerà in aula per essere definitivamente approvato, dopo mesi di modifiche, emendamenti e riflessioni. Speriamo che possa rappresentare una risposta concreta all’urgenza che mina la sicurezza delle nostre strade”.