Economia

Contratto. Equo compenso dei giornalisti, è scontro totale

Francesco Riccardi martedì 8 luglio 2014
Una parte dei lavoratori che manifesta sotto la sede del sindacato. Il sindacato, unico, spaccato a metà. L’ordine professionale intenzionato a portare davanti al Tar il sindacato stesso, gli editori e il governo. Mai rinnovo del contratto dei giornalisti, firmato il 24 giugno scorso, fu così difficile da raggiungere e insieme tanto contestato.L’ultima manifestazione si è tenuta martedì mattina a Roma sotto la sede della Fnsi, l’organizzazione unitaria dei giornalisti, ed è finita con un'irruzione negli uffici. A protestare un nutrito gruppo di colleghi freelance che contestano in particolare la delibera sull’equo compenso per i collaboratori, paradossalmente uno dei punti più innovativi inseriti nel rinnovo contrattuale. Nel testo siglato da editori e sindacati si fissano alcuni minimi come la soglia di 250 euro al mese per 12 articoli di almeno 1.600 battute per i quotidiani. Poco più di 20 euro ad articolo. La cifra ha fatto infuriare molti freelance che ritengono il «compenso vergognoso» e accusano il segretario della Fnsi di non rappresentarli e di «aver legalizzato lo sfruttamento». La replica del segretario Franco Siddi è altrettanto forte: «Sotto la sede del sindacato c’è stata una gazzarra invereconda di uno sparuto gruppo di giornalisti, alcuni dei quali vivono una condizione certamente difficile, altri sono solo alla ricerca di una soggettività politico-sindacale parolaia». Quanto al merito, per Siddi «questo contratto non toglie alcun diritto, ma ne aggiunge di nuovi, in particolare per gli autonomi che per la prima volta vengono ricompresi nel contratto nazionale. Certo, avrei voluto anche io cifre più alte, ma i 20 euro che abbiamo contrattato sono comunque assai più dei 3,50 o 6,90 euro pagati oggi in molti quotidiani locali e non solo. È falso poi che abbiamo stabilito a 250 euro il pagamento mensile: quella è una soglia minima alla quale corrispondono regole relative ai tempi di pagamento, l’assicurazione infortuni e la contribuzione alla gestione separata. Chi scrive di più deve guadagnare di più. E poi questo è solo l’inizio di una contrattazione».Ma l’equo compenso (oltre all’introduzione dell’apprendistato professionalizzante) è al centro anche delle critiche dell’Ordine nazionale dei giornalisti, intenzionato per questo a portare davanti al Tar sindacato, editori, governo e anche l’ente di previdenza Inpgi. Spiega il presidente dell’Odg Enzo Iacopino: «È stata violata la legge. Non solo: una "manina" ha anche modificato le tabelle mai votate. Ma al di là degli aspetti tecnici, pagare 20 euro un articolo qualsiasi sia l’argomento o prevedere 3.000 euro di compenso annuale e poi pagamenti minori per gli altri articoli oltre i primi 144 è semplicemente vergognoso e pericoloso per tutti. Perché tutti i compensi si appiattiranno verso il basso».Nella categoria, insomma, lo scontro è al calor bianco, con federazioni territoriali divise pro e contro il contratto e la richiesta di un referendum per approvarlo o bocciarlo. Ma la questione travalica la categoria dei giornalisti. E non solo per il valore dell’informazione, ma perché lascia presagire quanto potrebbe accadere nell’intero mercato del lavoro con l’introduzione del salario minimo orario, ora in discussione al Senato.