Inchiesta. Giornalismo partecipativo. La sfida di Blasting News
Tradizionalmente il giornalismo è stato un’attività molto centralizzata: al centro c’erano gli organi di informazione, che raccoglievano, elaboravano e diffondevano le notizie a un pubblico che non aveva molte alternative per informarsi su quanto avveniva lontano dal suo sguardo. Il web sta rompendo questo schema. Su Internet chiunque può diffondere ed elaborare le notizie, inventandosi in qualche modo giornalista e proponendosi come fonte alternativa ai media tradizionali. È in questo filone del 'giornalismo partecipativo' che si inserisce Blasting News, una piattaforma italiana di social journalism creata dal 37enne Andrea Manfredi. Nel 2010 Manfredi ha lanciato Supermoney, un sito che permette il confronto on line di prodotti assicurativi, bancari e contratti di luce e gas. Due anni dopo è nato Supermoneynews, un sito di informazione sul risparmio che facesse da supporto a Supermoney, per rafforzarne il posizionamento su Google. Nel 2013, quando Supermoneynews aveva raggiunto 2 milioni di visitatori unici al mese e circa 3.500 collaboratori esterni, Manfredi ha 'convertito' questo sito di confronto tra tariffe in Blasting News, trasformandolo in un portale di informazione generalista. A dare le notizie, però, qui non sono solo i giornalisti. La creatura di Manfredi, Blastingnews, è un social network dell’informazione dove chiunque può registrarsi, iniziare a scrivere sui temi su cui si sente ferrato e, «cosa più importante – sottolinea Manfredi – essere pagato». Non tutto però sarà pubblicato. Il sito utilizza due livelli di verifica sui contenuti. Prima due algoritmi applicano un controllo antiplagio (selezionano estratti del testo e verificano che non siano stati copiati) e uno semantico. I pezzi che hanno passato questi controlli vengono affidati ai 'blaster senior', ossia giornalisti esperti che verificano la fondatezza delle notizie e l’attendibilità delle fonti. Un lavoro per il quale vengono pagati pochissimo, ma che gli permette di pubblicare le proprie notizie senza il vaglio di altri 'esperti'. I compensi per chi scrive variano in base alle performance di ogni singolo articolo. «Più visualizzazioni ottiene più viene pagato, e abbiamo iniziato a differenziare, anche per la retribuzione, il traffico che arriva dai motori di ricerca da quello, per noi più prezioso, che arriva dai social», spiega Manfredi. Certo, le cifre sono molto basse: si parte da 4 euro ogni mille utenti unici per arrivare a un massimo di 150 euro per articolo. «Ovviamente metriche e retribuzioni sono 'personalizzate' da Paese a Paese» sottolinea Manfredi, che da poco ha trasferito la società in Svizzera anche come reazione a un procedimento disciplinare dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia che gli contesta le regole alla base dei compensi dei collaboratori, capitolo, appunto che va sicuramente approfondito e verificato sotto il profilo etico-normativo. Anche perché rappresenta un criterio in grado di rompere equilibri e rischia di essere deflagrante per il sistema dell’indformazione. Ma l’idea funziona. Grazie ai suoi 500mila collaboratori, chiamati 'blaster', ogni settimana Blasting News riceve in media 6mila articoli e ne pubblica circa 4mila in 34 Paesi e in 24 lingue. Un lavoro che gli ha permesso di conquistarsi 19 milioni di lettori unici al mese in Europa, 12 milioni solo in Italia. È ovvio che la qualità degli articoli passa in secondo piano rispetto ad altri parametri. «Quello che conta è il livello di coinvolgimento che le notizie generano negli utenti – spiega Manfredi –. Vogliamo che la gente clicchi sugli articoli, li legga per intero e magari interagisca. Se non lo fa, nella nostra opinione, vuol dire che il pezzo non ha fatto un buon lavoro». Nel social journalism più della 'copertura' dei fatti conta la capacità di intercettare i bisogni e i gusti di una community, di dare una risposta a quello che la gente in quel momento sta cercando. Nemmeno questo modello di informazione online, però, al momento riesce a essere redditizio. Per questo il sito sta iniziando a esplorare anche l’universo dei branded content, gli articoli sponsorizzati, ultima frontiera del giornalismo applicato alla comunicazione aziendale. Manfredi, poi, nei primi mesi del 2016 lancerà una raccolta di fondi per finanziare la trasformazione di Blasting News in un’azienda capace di generare utile. Si rivolgerà in particolare a venture capitalist britannici e americani. I soldi serviranno per raggiungere quattro obiettivi strategici. Prima di tutto continuare a investire in tecnologia, ma anche costruire un team di vendita nei diversi Paesi per monetizzare meglio il traffico. Poi rafforzare la community negli Usa e iniziare a guardare anche a India, Messico e Cina. Infine gli investimenti sul capitale umano: oggi i dipendenti sono solo 30, ma devono aumentare per seguire la naturale espansione del progetto.