Economia

Garanzia giovani. Si punta al digitale per la crescita e l'occupazione

Maurizio Carucci mercoledì 9 settembre 2015
Con un semplice clic durante la conferenza stampa di presentazione, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha dato il via libera a Crescere in digitale, il progetto che punta a rafforzare l’occupabilità dei giovani italiani e a favorire la digitalizzazione delle piccole e medie imprese. L’iniziativa prevede un percorso formativo composto da diverse fasi: 50 ore di formazione on line, laboratori sul territorio e oltre 3mila tirocini retribuiti nelle pmi italiane.«I 733.569 disoccupati iscritti a Garanzia giovani – spiega Poletti – potranno accedere, senza alcun costo, al percorso di formazione disponibile sulla piattaforma realizzata da Google. Coloro che supereranno il test, a conclusione del percorso formativo, saranno selezionati per accedere ai laboratori sul territorio, coordinati da Unioncamere e dal sistema delle Camere di commercio e agli incontri con le imprese per i tirocini formativi, organizzati anche in collaborazione con il mondo delle associazioni di categoria».Tutti i tirocini saranno retribuiti (500 euro al mese) e avranno una durata di sei mesi. Finora sono più di 500 le imprese che hanno aderito all’iniziativa richiedendo l’attivazione di almeno un tirocinio per sviluppare progetti digitali. Veneto, Toscana, Lombardia, Abruzzo e Campania sono le regioni con il maggior numero di aziende ad aver richiesto tirocinanti. Dal momento che il progetto sarà attivo fino alla fine del 2016 – anche se il ministro ha annunciato una proroga – le imprese interessate possono continuare a esprimere il loro interesse sul sito www.crescereindigitale.it compilando il modulo dedicato. I tirocini sono finanziati nell’ambito del progetto Garanzia giovani e in caso di successiva assunzione del tirocinante le aziende possono beneficiare di incentivi fino a 6mila euro.«Il digitale è una leva importante per sostenere la crescita e la qualità dell’occupazione – sostiene il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello –. Ma solo il 5% delle imprese italiane, per esempio, è attivo nell’e-commerce contro il 14% della media dell’Ue». Diego Ciulli, public policy manager Google in Italia, ha ricordato che «la Commissione europea ha da tempo lanciato l’allarme: entro il 2020 ben 900mila posti di lavoro rischiano di restare vacanti a causa della carenza di competenze digitali».