La crisi dei viaggi organizzati. Futuro incerto per i bus turistici
Quelli che aspettavano la domenica per la gita organizzata in bus. Quelli che l'aspettavano per il pellegrinaggio al famoso Santuario, in bus. E quelli che aspettavano la tre giorni al luogo devozionale desiderato da tanti anni. In bus. E in bus, le scanzonate gite scolastiche. Quattro esempi della storia delle corriere, mezzo di un viaggio fuori dagli schemi del quotidiano, occasione di festa, di amicizia vecchia e nuova, di una libertà che si comincia a rimpiangere.
Quello dei bus da turismo è un settore in piena crisi, che non vede la luce alla fine del tunnel. 6mila imprese, 25mila addetti, un volume di affari di 2,5 miliardi l'anno, 316 milioni solo dai viaggi di istruzione, quelli che un tempo si chiamavano gite scolastiche. Con "torpedoni" che percorrono 1,7 miliardi di chilometri in dodici mesi, consumando 450 milioni di litri di carburanti. Ogni anno 750 nuove immatricolazioni per un fatturato di 220milioni. Tutto fermo dal 22 febbraio, con un danno incalcolabile per le aziende e per le amministrazioni pubbliche: è stato calcolato che sono già 270 i milioni di accise che non arrivano allo Stato, mentre i Comuni hanno perso 100 milioni dal mancato incasso dei ticket bus.
E quando si tornerà alla normalità il Covid-19 avrà lasciato danni devastanti. "Siamo messi malissimo". Riccardo Verona, del Comitato bus turistici (200 aziende, circa 5mila persone), non nasconde la preoccupazione. "Siamo fermi dal 22 febbraio con il blocco delle gite scolastiche. Il lunedì avremmo dovuto partire con gli studenti, invece... avevamo già pagato i ticket per l'ingresso in città e questi sono soldi persi. Senza trascurare che le nostre aziende vengono pagate dopo 60 giorni dall'effettuazione del viaggio, basti pensare che dobbiamo ancora riscuotere i pochi viaggi di dicembre, gennaio e febbraio". Il grosso problema è rappresentato dal fatto che ora si entrava nel periodo "boom" delle gite scolastiche: "marzo, aprile e maggio rappresentano il 50% del nostro fatturato" esplicita Verona.
Un disastro che porta ad un futuro di incognite, quando servirà molto tempo per ricostruire i gruppi di viaggio, compresi quelli religiosi, un esempio per tutti, quelli a Lourdes. Nel frattempo molte aziende potrebbero essere sparite. L'oggi è rappresentato da società con i dipendenti in cassa integrazione o in ferie. Ma per quanto? E poi, ricorda Verona, esiste il problema degli scuolabus. Molte aziende svolgono anche questo servizio. La questione si riporrà probabilmente a settembre e sarà non da poco: con ditte scomparse come si potrà coprire il servizio? E in considerazione delle norme sugli spazi con che tipologie di bus? Nel frattempo va gestito il presente dove "cerchiamo di far capire che ci sono settori più in crisi degli altri e noi siamo tra questi. E per ora non registriamo alcun contributo statale" conclude Verona.
Non si discosta dalla fotografia Giuseppe Vinella, presidente di Anav. "È tutto completamente fermo a causa delle note limitazioni. Le scuole sono ferme, le gite azzerate. Tutto il domenicale è azzerato. Per le scuole la situazione è irrecuperabile, persa per tutto il 2020, il fatturato azzerato (gli oltre 300 milioni di cui scrivevamo sopra, ndr). E abbiamo l'incognita del perdurare delle limitazioni".
Se le imprese beneficiano della Cassa in deroga per i dipendenti, ricorda Vinella, ci sono altre questioni aperte: i costi fissi, l'ammortamento dei mezzi. Si guarda alle banche perché come si fa a pagare le rate se non c'è fatturato? E le tasse di possesso? Dipendono dalle Regioni. "Tentiamo di farci valere, speriamo in un nuovo decreto". Una speranza per rimandare il più possibile il discorso chiusura di talune aziende, "se non saranno in grado di tener fede agli impegni finanziari". Sono punti di sospensione laddove il manager riflette che "prima della libertà va tutelata la salute" ma non nascone il rischio della crisi finanziaria. Precisando "non abbiamo ricette sin che non si trova la quadra". E guarda al domani di quei viaggiatori che avranno riconquistato la libertà di salire su un bus se avranno superato un aspetto psicologico sanitario. Il problema sarà tornare a riempire l'autobus per renderlo nuovamente remunerativo. Ma come si potrà fare con norme stringenti, tipo una persona ogni 2 file di sedili che vorrebbe dire su un mezzo da 50 posti caricare non più di 20 viaggiatori. A parità di costi del mezzo, le entrate sarebbe quantomeno dimezzate. Per questo "la ripresa sarà lunga" è la conclusione di Vinella.