Economia

Inchiesta. Frode fiscale e corrieri sfruttati: sequestrati 121 milioni ad Amazon Italia

Simone Marcer martedì 23 luglio 2024

Un algoritmo ci guida. Un algoritmo ci seppellirà. Nella consegna della merce acquistata on-line «si assiste, in particolare, alla sistematica tendenza alla spersonalizzazione del lavoro in organizzazioni divenute data-driven, che inevitabilmente conducono alla “delega all’algoritmo” dei poteri datoriali», si legge nelle premesse iniziali del decreto di sequestro preventivo d’urgenza da 121 milioni di euro emesso dalla Procura di Milano ed eseguito dalla Gdf nei confronti di Amazon Italia Transport. Indagati per frode fiscale tre responsabili della srl, tra cui il rappresentante legale Gabriele Sigismondi, oltre alla società, per la responsabilità amministrativa. Perquisizioni sono state effettuate tra Milano e Torino.
«Diventa artefice del tuo successo: se hai sempre voluto creare e dirigere un team, avvia la tua attività come fornitore di servizi di consegna Amazon», questo lo slogan del «DSP Program» (piattaforma regolata da algoritmi) di «Amazon», che incentiva a investire «una somma di denaro relativamente limitata (da 10 a 25 mila euro), per creare una società» e «iniziare l’attività di consegna da ultimo miglio», dal magazzino all’acquirente on-line. La realtà, secondo quanto contenuto nel decreto di sequestro, è che era il software- di AIT-Amazon Transport srl, a organizzare il lavoro dei singoli corrieri: l’unico imprenditore reale a parte Amazon, leggendo il provvedimento, sarebbe quindi l’algoritmo. Corrieri, formalmente dipendenti di cooperative, controllati nell’intero percorso dagli stabilimenti di stoccaggio alla consegna al cliente, in un sistema di «etrerodirezione» e «caporalato» «digitale».
«Il software gestionale elaborato dalla committente Amazon Transport S.r.l. - si legge nel provvedimento firmato dai pm Paolo Storari e Valentina Mondovì, costituisce pertanto lo strumento essenziale mediante il quale» viene organizzato «il lavoro dei singoli corrieri e, più in generale, i fattori produttivi dei fornitori, operando su ciascun dipendente un controllo diretto in ordine alla corretta esecuzione delle direttive, veicolate dallo strumento informatico, con esercizio diretto, da parte di AIT S.r.l., di poteri datoriali anche nei confronti di addetti che formalmente non sarebbero alle proprie dipendenze». Quanto «alla società fornitrice residua un potere organizzativo di mera gestione amministrativa del rapporto, consistente nell’organizzazione dei turni, nella gestione delle assenze-ferie, ovvero nel pagamento della retribuzione».
L’algoritmo «gestionale», che massimizza «la produttività», scrivono ancora i pm «consente di elaborare delle schede denominate “manifest”, che periodicamente vengono consegnate ai singoli corrieri ed in cui vengono annotati i tempi medi». Tre, quattro minuti a pacco, cinquecento minuti di tempo per l’intero giro consegne, circa 150 soste giornaliere a corriere nei luoghi di consegna e pausa pranzo di mezz’ora. Tempi di consegna che sono stati ulteriormente ridotti durante il Covid, quando non c’era nessuno in giro. Inoltre «al personale viene affidato un dispositivo con relativa app, che registra: nome, indirizzo e telefono del destinatario; tracking ID degli invii; status della consegna; numero di recapiti per ciascun piano di consegne; orario e data di consegna; log-in del personale che ha effettuato la consegna». Amazon infine può «imporre prescrizioni in merito alle specifiche delle uniformi, nonché il branding dei veicoli». Tutto ciò è elencato per sostenere che «i soggetti che prestano materialmente la propria opera non svolgono certamente un’attività economica indipendente». L’algoritmo governerebbe così i serbatoi di manodopera, strutturati attraverso una ventina di società, con un «sistema piramidale» e con «una complessa frode fiscale derivante dall’utilizzo del meccanismo illecito di fatture» false «a fronte della stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera». Ricostruendo «la filiera della manodopera... è stato rilevato che i rapporti di lavoro (con Amazon Italia) sono stati “schermati” da società filtro (“società fornitrici di primo livello”) che a loro volta si sono avvalse di cooperative», i «serbatoi di manodopera», o «società di secondo livello» che hanno «sistematicamente omesso il versamento dell’Iva, nonché degli oneri di natura previdenziale e assistenziale» per i lavoratori. I quali sono stati anche costretti a passare da una società all’altra come in una «transumanza», spiega la Procura guidata da Marcello Viola, con l’aggiunta Tiziana Siciliano. Si tratta della 21esima inchiesta milanese nella logistica, con 600 milioni di euro restituiti al Fisco da colossi come Dhl, Gls, Uber, Brt, Geodis, Esselunga, Ups, Gs, Gxo, Schenker.
Il decreto di sequestro per Amazon deve essere ancora convalidato dal gip Luca Milani. «Rispettiamo tutte le leggi e le normative vigenti in ogni paese in cui operiamo e richiediamo che le aziende che lavorano con noi facciano lo stesso - è la posizione di Amazon -. Abbiamo definito standard elevati sia per noi che per i nostri fornitori, e abbiamo un codice di condotta che i fornitori devono rispettare per poter lavorare con noi, Continueremo a collaborare prontamente con le autorità competenti nel corso dell’indagine», conclude la nota.
© r